La Gazpolitik di Bruxelles. Insieme all’Azerbaijan, la Georgia si trova al centro degli interessi europei nel Caucaso. Il territorio georgiano è infatti attraversato da una fitta rete di gasdotti e oleodotti provenienti dal Mar Caspio, (ad esempio il noto Baku-Tbilisi–Ceyhan, quest’ultimo un porto turco che testimonia l’importanza strategica di Ankara per la rete di gasdotti destinati a rifornire l’Europa) e perciò si rivela essenziale come territorio di transito per la sicurezza e la diversificazione energetica europea. Attraverso la Georgia dovrebbe passare in futuro anche il gas del gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum, destinato al gasdotto “Nabucco” allo scopo di garantire la sicurezza energetica europea con il gas proveniente dal Turkmenistan, ma che elude il territorio russo, provocando la forte contrarietà di Mosca. Il condizionale è d’obbligo a causa della dipendenza energetica di stati come Italia, Francia e Germania dalle forniture russe e delle irrisolte tensioni dovute alla presenza delle due enclavi di Ossezia del Sud e Abkhazia. Ciò rappresenta un evidente danno per Tbilisi perché la presenza di due enclavi in territorio georgiano, seppure generalmente non riconosciute dall’insieme della comunità internazionale, (tranne da Russia, Nicaragua, Venezuela e Nauru) le impedisce l’adesione alla NATO, poiché l’organizzazione militare non può accettare stati che abbiano al loro interno un contenzioso territoriale irrisolto.
Questa situazione di stallo apre evidentemente importanti spazi di manovra ad altre organizzazioni internazionali, a partire dall’Ue che – a riprova della sua ferma volontà di proseguire nel committment di integrare il paese caucasico – ha schierato in Georgia, a partire dal settembre del 2008, una missione di monitoraggio internazionale (Eumm) nell’ambito della Politica comune di Sicurezza e Difesa (Csdp) con l’obiettivo di far rispettare gli accordi firmati tra i belligeranti della guerra russo-georgiana dell’agosto 2008. Oltre a questo, l’Ue ha messo in atto, a partire dal 2009, alcune misure tecniche di cooperazione con la Georgia, insieme ad altri paesi della regione, nel quadro del programma denominato Eastern Partnership che – con un budget di 120 milioni di euro nel triennio 2007-2010 – ha lo scopo di promuovere la democrazia, il rispetto della legge e dei diritti umani, ma anche dell’economia di mercato nel quadro delle regole comunitarie. Queste ultime si stanno rivelando decisive nell’ottica di favorire la graduale integrazione di Tbilisi in Europa, assicurando l’adeguamento della legislazione georgiana all’acquis communautaire, anche se l’Ue è assolutamente consapevole che l’esito di questo processo dipenderà, in ultima analisi, dall’accordo politico che le autorità di Bruxelles riusciranno a negoziare con la Russia a proposito dello status giuridico delle sunnominate enclavi e del futuro assetto geopolitico della regione in generale. A questo proposito è quindi necessario che i Ventisette membri dell’Ue riescano a individuare una posizione politica condivisa nei confronti della Federazione russa poiché la questione delle relazioni regionali georgiano-russe si inserisce giocoforza nel complesso del più ampio quadro delle relazioni euro-russe.
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