1. Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad alcune proposte di revisione dei trattati, con ipotesi di correzione che sono venute anche dalla Francia di Macron. Questi diversi progetti, per ora appena abbozzati, potranno trovare ascolto e concretizzarsi, almeno in parte?
L’Europa si trova in una situazione assai complicata, ancora più del solito. Innanzitutto a causa di Brexit, una novità assoluta che, tra l’altro, ha sorprendentemente permesso di dimostrare la capacità dei diversi Paesi membri dell’Unione europea di tenere una posizione comune. Un elemento molto importante, questo. A un certo punto, infatti, si
sarebbe potuto credere che sarebbero prevalsi gli elementi di divisione all’interno degli Stati dell’Unione; viceversa, almeno per il momento, così non è stato.
Questa situazione ha consentito al presidente Macron di emergere, dopo essere stato eletto per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica con un programma europeista ben definito. Le sue proposte per l’Europa sono passate attraverso due discorsi importantissimi dal suo punto di vista, quello di Atene e quello della Sorbona, nei quali ha evocato «una sovranità europea».
Lì ha delineato un primo tentativo di rilanciare l’integrazione europea, riallacciandosi alle posizioni espresse da Pier Carlo Padoan, secondo il quale vanno perseguiti un’integrazione più forte a livello europeo, forse un budget comune, un ministro europeo per coordinare le politiche economiche, un Parlamento della zona euro. Oltre alla proposta, legata al tipo di campagna elettorale condotta per le presidenziali, di avere una convenzione democratica all’interno dei diversi Paesi europei, a partire da maggio 2018.
Non è ancora chiaro come questo progetto sarà organizzato ed è difficile dire se potrà avere successo. Da una parte ci sono diverse cose su piattaforme online con alcuni tentativi di organizzare queste convenzioni in diversi Paesi dell’Unione per cercare di fare crescere le proposte nate dal basso. Più in generale, le proposte di Macron non sono condivise da tutti i membri dell’Unione, anzi.
Quindi sì, qualcosa si sta muovendo. Ed è significativo che molti stimoli vengano proprio dalla Francia, che di solito non ha una posizione chiara. Subito dopo la sua elezione, in Italia c’è stato un momento di grande entusiasmo per Macron.
[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 1/18, pp. 160-164, è acquistabile qui]
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