Elezioni europee: Bulgaria. Un paese alla vigilia del cambiamento? Il 10 giugno la Commissione elettorale centrale ha divulgato i risultati definitivi delle elezioni europee in Bulgaria.
Con il 24,4% dei suffragi espressi si afferma come primo partito il partito conservatore Gerb (Cittadini per uno sviluppo europeo della Bulgaria) del sindaco di Sofia, Bojko Borisov. Sul secondo gradino del podio, con il 18,5%, sale la Coalizione per la Bulgaria – che raggruppa il Partito socialista (Bsp) e altre forze di sinistra – capeggiata dal Primo ministro Sergej Stanišev. Il partito della minoranza turca Dps (Movimento per i diritti e la libertà) si piazza al terzo posto con il 14,14%, seguito da Ataka, il partito nazionalista di estrema destra, che ottiene l’11,96% delle preferenze. Avranno diritto di sedersi nell’Europarlamento anche il partito dell’ex primo ministro, Simeon Sakskoburgotski, l’Ndsv (Movimento nazionale Simeon II), che ha ottenuto il 7,96%, e la Coalizione Blu, che raggruppa forze di destra tra cui il Dsb dell’ex primo ministro Ivan Kostov, e l'Unione delle forze democratiche, Sds, con il 7,95%. Lider (partito degli imprenditori) e Ordine, Legge e Giustizia (Rzs) rispettivamente con il 5.70% e 4.67% delle preferenze non ottengono seggi. In base alla ripartizione percentuale, i nuovi europarlamentari bulgari sono così suddivisi: 5 per il Gerb, 4 per la Coalizione per la Bulgaria, 3 per il partito delle minoranza turca, 2 per il Ndsv e 1 per la Coalizione Blu.
L’esito elettorale bulgaro rispecchia il trend verificatosi in quasi tutti i paesi dell’Ue: bassa affluenza alle urne (38,9%) e avanzata dei partiti di destra e di estrema destra. Contemporaneamente il voto si pone in linea di continuità anche con le precedenti elezioni, svoltesi il 20 maggio 2007, ad appena cinque mesi dall’ingresso di Sofia nell’Ue. Anche in quell’occasione a farla da padrone era stato il partito conservatore Gerb (21,7%), seguito dal Partito socialista (21,4%), dal Dps (20,3%) e da Ataka (14,2%). La differenza tra il voto del giugno 2009 e quello di due anni fa, sta esclusivamente nella conquista di quasi tre punti percentuali del Gerb (dal 21,7% al 24,4%), nel ridimensionamento complementare dei socialisti (dal 21,4% al 18,5%), nella flessione del partito turco e nella crisi, ormai irreversibile, della Sds, il partito di destra che aveva governato il paese negli anni immediatamente successivi alla caduta del regime comunista. Un altro dato da considerare è la migrazione di diversi esponenti politici da un partito all’altro, di cui sono stati vittima il Dps e, soprattutto, la Sds: l’esempio più eclatante è quello di Emil Stojanov (fratello di Petăr Stojanov, ex leader del Sds e ex presidente) che sarà eletto tra le fila del Gerb.
La formazione conservatrice del sindaco Borisov, che è il vero vincitore di queste elezioni, è un soggetto politico privo di rappresentanza nel parlamento bulgaro. Il buon risultato ottenuto il 7 giugno pone il Gerb nella posizione di grande favorito in vista delle elezioni politiche che si terranno il 5 luglio prossimo, e che potrebbero, secondo alcune previsioni, determinare la fine della colazione di governo composta attualmente da socialisti, esponenti della minoranza turca e membri del partito di Simeone. Tuttavia al momento non è possibile dire con chi Borisov intenderà stringere alleanze in vista del voto di luglio: rimane chiaro, però, che il sindaco di Sofia dovrà necessariamente cercare alleanze tra le formazioni di centro-destra, avendo egli stesso dichiarato che non saranno possibili compromessi con i socialisti. Dati i presupposti, forse si potrà assistere a qualcosa di simile a ciò che era già successo nel 2001, quando le elezioni politiche furono vinte con grande slancio da Simeone, che prometteva un innalzamento del tenore di vita dei bulgari in appena 800 giorni. Si potrebbe registrare, quindi, un “effetto Borisov”: anche questi basa la propria campagna elettorale su temi populisti come la lotta senza quartiere alla corruzione (in margine al voto europeo si devono, appunto, registrare arresti per compravendita di voti), uno dei mali più grossi della società bulgara. E la Bulgaria, alle prese con un’emergenza energetica seguita al braccio di ferro tra Russia e Ucraina, colpita dalla crisi economica, e afflitta da una criminalità organizzata particolarmente aggressiva, probabilmente ha già scelto.
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