Il rinnovamento tranquillo. Le ultime due settimane di ottobre hanno visto la Bulgaria impegnata nelle elezioni presidenziali e amministrative. Con il 52,5% delle preferenze si è aggiudicato la poltrona di presidente della Repubblica Rosen Plevneliev, sostenuto dal Gerb (Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria) del premier Bojko Borisov, in carica dal 2009.
Al secondo turno è approdato Ivajlo Kalfin del Bsp (Partito socialista) che ha ottenuto il 46,2%, mentre Meglena Kuneva (14%), candidata indipendente e Commissario europeo per la Tutela dei Consumatori nella prima Commissione Barroso, e Volen Siderov (Ataka) si sono fermati al primo turno. Tra gli sconfitti, Siderov, leader del partito ultranazionalista, si ferma al 3,66%, tradito probabilmente dalla volontà di appoggiare il Governo pur non entrandovi e dai tentativi di sfruttare le proteste anti-rom seguite ai fatti di Katunica del 23 settembre scorso.
Quale è il dato che emerge dalle elezioni? E chi è il nuovo presidente? Dando uno sguardo retrospettivo alla campagna elettorale si può affermare che c’è stata molta apatia nell’elettorato e poco coinvolgimento dei candidati. Dal punto di vista politico, quindi, le elezioni si sono da subito contraddistinte per la scarsa elaborazione di contenuti e organizzazione. In questa tornata elettorale, poi, si sperava, facendo coincidere le presidenziali con le amministrative, di coinvolgere una percentuale di votanti molto superiore al 50% ma poi il dato si è fermato a circa il 43% degli aventi diritto. Coloro che non si sentono rappresentati dalla politica sono soprattutto giovani, la fascia attiva della società bulgara, e coloro che vivono nelle grandi città. Ma tra questi c’è stato chi invece ha votato per Plevneliev, il meno “preparato” dei candidati dal punto di vista politico e che non ha alle spalle un retroterra da militante. Tale caratteristica, tuttavia, l’ha favorito perché la popolazione bulgara è, in queste occasioni, sempre alla ricerca di un volto nuovo, che possa segnare in qualche modo un momento di rottura, un cambiamento. Rosen Plevneliev, classe 1964, ingegnere con alle spalle un decina d’anni di carriera manageriale in Bulgaria e Germania, entra nel 2009 nel gruppo economico di Gerb e diviene ministro dello Sviluppo Regionale e dei Lavori Pubblici. Durante il biennio 2010-11 è impegnato nella costruzione di autostrade e infrastrutture, in progetti troppo a lungo derubricati. Ma chi è il vero vincitore delle elezioni? Sicuramente il centro-destra che ormai controlla i centri nevralgici del potere centrale e locale. Le amministrative, infatti, hanno dimostrato la tenuta e l’avanzamento di Gerb in molti centri e città bulgare come Plovdiv, Varna Burgas, compresa la stessa capitale Sofia. Il partito di Borisov, così, si è assicurato la gestione dei fondi per progetti di sviluppo provenienti dall’Unione europea che per la maggior parte sono amministrati a livello locale.
Il partito che sembra avere la possibilità di costituire una credibile opposizione al governo è il Partito socialista, che si è rifiutato di riconoscere il processo elettorale ed ha annunciato, attraverso le parole di Sergej Stanišev, che presenterà numerosi ricorsi. La questione della compravendita di voti e la presenza di diffuse irregolarità sono caratteristiche endemiche delle elezioni in Bulgaria. Difficile pronosticare il futuro politico della Bulgaria. Ma due nomi sembrano far intendere possibili sviluppi. Georgi Parvanov, dopo ormai due mandati (10 anni) come presidente della Repubblica, potrebbe voler rientrare nei giochi politici. Al contempo Meglena Kuneva, che al primo turno ha ottenuto un risultato soddisfacente ed è apprezzata a Bruxelles, sembra essere in grado di dar vita ad un partito moderato. In ultima analisi la Bulgaria sembra aver optato per un cambiamento leggero, un cambiamento desiderato in modo un po’ sommesso in nome di un minimo di continuità.
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