Uno strano fenomeno si sta diffondendo in Italia e in diversi Paesi europei. È la renzimania. In Italia, Matteo Renzi, che per un anno o due ha suscitato reazioni contrastate, tra l'approvazione e il rifiuto, ora provoca un entusiasmo ampiamente condiviso nel suo partito, ma anche nei media, nel mondo imprenditoriale e nella classe politica, naturalmente con l'eccezione dei berlusconiani e dei simpatizzanti della Lega Nord. La "moda Renzi" è iniziata dopo la sua vittoria alle primarie del Pd nel 2013 e – superato il disagio dovuto al modo in cui l'ex sindaco di Firenze aveva contribuito a defenestrare Enrico Letta da Palazzo Chigi – si è rafforzata dopo la sua nomina a presidente del Consiglio. Ma, soprattutto, ha trovato conferma con il successo personale raccolto alle elezioni europee: per rendersene conto basta leggere i giornali o ascoltare le conversazioni della gente.
Ho constatato di persona questa generalizzata curiosità nei suoi confronti al recente Festival dell’Economia di Trento. L'annuncio a sorpresa dell'arrivo del presidente del Consiglio ha messo in fibrillazione i presenti. Non bastava darsi da fare per ascoltarlo: bisognava vederlo, sentirlo, toccarlo. Si è così potuto misurare sul campo l'effetto del suo potere carismatico.Ma la passione per Renzi ha attraversato le Alpi. Soprattutto in Francia, è forte l’interesse per questo personaggio: i media, ma anche politici e persino comunità imprenditoriali, come il banchiere Mathieu Pigasse, lo lodano continuamente. Nel Regno Unito, il sito Policy Network moltiplica gli articoli elogiativi. Come spiegare questa vera e propria mania?
In Italia, il presidente del Consiglio incarna la speranza di un cambiamento atteso da decenni. La sua giovane età, la sua energia, il suo straordinario senso per la comunicazione, le sue innegabili capacità politiche, la sua attitudine a identificare e annunciare le riforme indispensabili pagano. C’è la sensazione che con lui l’Italia probabilmente si gioca l'ultima carta per cercare di fermare la deriva che la sta portando al declino da due decenni.
In Europa, i fattori che giocano a favore di una generalizzata accondiscendenza nei suoi confronti sono almeno due. Da un lato, la scarsa conoscenza dell’Italia fa sì che si parli di questo Paese per lo più ricorrendo a luoghi comuni. Dopo la demonizzazione di Berlusconi c'è stato un periodo a favore di Monti e ora c’è la passione per Renzi. Ogni volta senza alcuna sfumatura. Inoltre, Renzi incarna la speranza della sinistra europea di uscire dalla stasi in cui si è impantanata, soprattutto in Francia. Resta ovviamente la grande domanda. Matteo Renzi sarà all'altezza delle aspettative che ha innescato? Ha di fronte una grande sfida, un rischio di cui è consapevole. Dovrà infatti dimostrare non solo di essere un outsider e uno sfidante, ma anche un uomo di Stato. In Italia, per realizzare tutte le riforme che ha annunciato. E in Europa dal 1o luglio, quando per un semestre l’Italia presiederà l’Unione.
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