Le richieste di autonomia differenziata delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna potrebbero presto approdare in Consiglio dei ministri e, successivamente, in Parlamento.

Si tratta di iniziative di grande importanza: per l’ampiezza e il merito delle materie coinvolte, a cominciare da sanità e istruzione; per i principi e i conseguenti meccanismi di finanziamento che essi potrebbero introdurre; per le caratteristiche del processo decisionale e il ruolo assai marginale del Parlamento. Non si tratta di piccole questioni tecniche, che interessano solo i cittadini e le amministrazioni delle regioni coinvolte: si tratta, piuttosto, di grandi questioni politiche, che toccano da vicino tutti gli italiani. Questioni centrali che influenzano il futuro dei grandi servizi pubblici nazionali e le modalità di governo del nostro Paese (su questi aspetti rinvio a un piccolo recente volume, scaricabile gratuitamente dal sito dell’editore).

La discussione pubblica rimane assai modesta, svogliata, distratta, sommaria. Il tema è stato a lungo ignorato dai grandi mezzi di comunicazione di massa

Ma all’importanza dei temi – e qui mi preme sottolinearlo con chiarezza – non corrisponde un adeguato confronto di idee e valutazioni. La discussione pubblica rimane assai modesta, svogliata, distratta, sommaria. Il tema è stato a lungo ignorato dai grandi mezzi di comunicazione di massa. Negli ultimi giorni sono apparsi alcuni interventi sulla stampa, ma il cosiddetto “regionalismo differenziato” resta oggi totalmente ignorato dall’informazione televisiva, ancora così importante per la gran parte dei cittadini. Si è registrata qualche presa di posizione un po’ sopra le righe, come quella del presidente della regione Lombardia, che ha definito “cialtroni” gli oppositori alle richieste dell’Amministrazione da lui guidata; così come alcuni interventi molto (troppo) generali sui temi dell’autonomia, della responsabilità, dei divari di sviluppo. È riapparso più volte il famoso “costo della siringa” (per la verità senza riferimenti a dati che lo mostrino), simbolo dell’inettitudine delle regioni del Sud: anche se non c’entra nulla con i temi in discussione ed è comunque del tutto irrilevante per l’allocazione del Fondo sanitario nazionale. Ma discussioni di merito se ne sono viste e lette assai poche.

Ciò accade probabilmente anche perché il tema imbarazza, e molto, tutte le rappresentanze politiche. La stessa Lega, certamente compatta nell’obiettivo da raggiungere (“i soldi del Nord”), si interroga sui possibili effetti controproducenti sul piano elettorale di ogni scelta su questi temi: il rinvio della decisione potrebbe mettere a rischio il sostegno del Nord Est, la sua accelerazione i potenziali voti al Sud. I 5 Stelle sono un’incognita, ma al loro interno appaiono prese di posizione molto diverse, anche per la folta rappresentanza meridionale che appare in subbuglio. Forza Italia e il Partito democratico sono silenti e appaiono paralizzati e imbarazzati, come se non avessero nulla da dire: perché anche al loro interno convivono idee diametralmente opposte. Al silenzio della politica fa quindi riscontro una crescente contrapposizione che tende ad assumere una esclusiva chiave territoriale, fra Nord e Sud.

Forza Italia e il Partito democratico sono silenti e appaiono paralizzati e imbarazzati, come se non avessero nulla da dire

Non è una situazione che fa bene al Paese. È assolutamente indispensabile una grande, alta e approfondita discussione di merito, che coinvolga esperti, intellettuali, rappresentanti politici, centri e associazioni di elaborazione culturale di tutta Italia, anche e soprattutto delle tre regioni più forti, dove le richieste sono nate. Ripartendo ad esempio sul piano dell’analisi scientifica dalle preoccupate e profonde considerazioni su “risultati incerti e rischi sicuri dell’autonomia regionale” espresse dal presidente dell’Associazione “il Mulino” Marco Cammelli; o, sul piano più politico generale dai forti dubbi sollevati dall’ex presidente della regione Emilia-Romagna Vasco Errani sulle pagine napoletane di “Repubblica” del 21 gennaio.

Non sono anni facili e felici per il nostro Paese. Ma una ripresa complessiva può venire solo da un rafforzamento della discussione pubblica: da un confronto aperto e serio  sull’interesse nazionale, i diritti di cittadinanza, l’efficienza e l’efficacia dell’azione pubblica. Le proposte di regionalismo differenziato sono un tema, a riguardo, ineludibile.