Avanti al centro, ma come? Frammenti di una campagna in negativo. La coincidenza dei due eventi chiave della settimana – la nascita del Nuovo centro destra guidato da Alfano e la vittoria di Renzi nelle primarie interne al Pd – rende evidenti alcuni tratti in apparenza contraddittori che meritano di essere fatti oggetto di più attenta riflessione.
Il primo elemento si riferisce al fatto che in entrambi i casi a vincere sono stati attori politici che hanno iniziato la loro carriera nelle file della vecchia Dc e che – apparentemente in linea con queste comuni origini – hanno preso le distanze dalle proposte più identitarie delle rispettive parti politiche, proponendo una ricetta moderata. A meno di un anno dalle elezioni del febbraio 2013 in cui, con un “voto amaro”, per la prima volta si era usciti dalla logica del bipolarismo, i due blocchi politici che di quel bipolarismo erano stati i protagonisti hanno dunque avviato un processo di ristrutturazione orientato dalla forza magnetica del centro. Certo è ancora presto per dire come si combineranno le nuove proposte con il ricorrente tentativo di riportare in mare aperto la Balena bianca spiaggiata dalla crisi della democrazia consociativa italiana. E non c’è bisogno di dire che le comuni radici non impediscono affatto significative differenze sul piano delle strategie politiche, oltre che dei contenuti messi al centro dell’offerta. Resta però significativa la convergente occupazione della scena politica e comunicativa realizzata da due gruppi. La prima avviatasi con la vittoria della coppia Alfano-Letta nel braccio di ferro condotto con Berlusconi per la fiducia al governo e giunta ad un primo traguardo con il consolidamento della maggioranza di larghe intese garantito dall’adesione al nuovo gruppo parlamentare dei cinque ministri eletti nelle fila del Pdl. La seconda, sostenuta dall’efficace campaigning della macchina elettorale di Matteo Renzi che – a partire dalla Leopolda – si è progressivamente affermata come vincente.
Proprio in questa convergente occupazione della scena realizzata dai due gruppi vi è tuttavia un secondo, paradossale, elemento su cui riflettere. Nonostante il profilo moderato del Nuovo centro destra e della proposta incarnata da Matteo Renzi, il contesto delle due vittorie – e lo stile comunicativo stesso degli attori politici che le hanno conquistate – risultano connotati da un’intensa controversialità cui non di rado si aggiungono accenti fortemente negativi. Così, ad esempio, all’indomani della nascita del nuovo soggetto politico, il suo leader – ospite del più tradizionale salotto della comunicazione politica italiana – stigmatizza gli ex compagni di partito usando parole destinate a trovare facile eco nelle polemiche politico-giornalistiche. «Alcuni accanto al presidente Berlusconi» – dichiara infatti Alfano a Porta a porta – hanno voluto «far nascere un partito estremista, della nostalgia, del rammarico, un partito della rabbia». Ancor più polemico è Renzi che già nel giugno 2012 aveva esplicitamente invitato i dirigenti del Pd a considerare concluso il proprio impegno (“avete fatto molto, ora anche basta…”). E che, mentre si compie lo spoglio delle schede di “prequalificazione” per le primarie, dal salotto di Che tempo che fa, prima rilancia una questione controversa come l’opportunità di indurre il ministro Cancellieri a dimettersi, ridimensionando la rilevanza della issue stabilità del governo. E poi alza i toni della polemica con D’Alema concedendosi una di quelle battute al vetriolo che garantiscono l’attenzione dell’arena mediatica (“D'Alema pensa che se vinciamo noi distruggiamo la sinistra, dimenticando che l'hanno distrutta loro la sinistra e che a noi toccherà ricostruirla.
Quelle che dovrebbero essere procedure di trasparenza – l’adozione delle primarie come metodo democratico di selezione della classe politica – o scelte a favore della moderazione – come nel caso del distacco dalla linea più estremista da cui rinasce Forza Italia – si ritrovano così accomunate da retoriche e pratiche comunicative che sostanzialmente si allineano, alimentandola, all’ormai diffusa negatività della comunicazione politica italiana. Una negatività che può certamente favorire la mobilitazione dei cittadini più interessati alla politica. Ma che rischia di allontanare ulteriormente quanti non si riconoscono nello stile muscolare del confronto politico. E che potrebbe rendere amara la vittoria, vanificandone il potenziale costruttivo.
"Questioni Primarie" è un progetto di Candidate & Leader Selection e dell'Osservatorio sulla Comunicazione Politica dell'Università di Torino, realizzato in collaborazione con rivistailmulino.it. In vista delle primarie del Pd, ogni settimana, sino all'8 dicembre, verranno ripresi contributi pubblicati nell'ambito dell'iniziativa tutti disponibili anche in pdf sul sito di Candidate & Leader Selection. Questa settimana contributi di Luciano Fasano, Franca Roncarolo, Marco Valbruzzi, Stefano Rombi, Giulia Sambri.
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