Leghisti d’Arizona. Il 23 aprile scorso, la governatrice repubblicana dell’Arizona Jan Brewer ha firmato la SB 2070, legge che trasforma in reato l’immigrazione clandestina all’interno dei confini dello Stato e assegna alla polizia nuovi poteri di controllo e repressione del fenomeno. Secondo le nuove disposizioni di legge, che entreranno in vigore il 29 luglio, tutti i migranti saranno obbligati a portare con sé i documenti che provano il loro status di residenti legali. La polizia potrà fermare i sospettati di immigrazione clandestina e i migranti senza regolare permesso di soggiorno potranno essere incriminati. Inoltre, i residenti dello Stato avranno la possibilità di citare in giudizio le autorità locali se riterranno che la nuova legge non sia applicata correttamente. Anche se la legge impedisce alla polizia di utilizzare la razza come criterio-guida per i controlli, gli oppositori sostengono che l’arbitrarietà delle norme porterà inevitabilmente a forme di racial profiling e discriminazione etnico/razziale nei confronti di immigrati e cittadini di origine ispanica. Il ministro degli Esteri messicano ha espresso inquietudine per la condizione dei suoi concittadini e per le future relazioni tra Messico e Arizona (gli immigrati provenienti dal Messico rappresentano circa il 30% di tutti i migranti negli Usa e quasi metà degli irregolari, e sono concentrati prevalentemente negli Stati di confine). Dato che circa il 70% degli ispanici presenti negli Stati Uniti è di religione cattolica, dure proteste sono giunte anche dai rappresentanti della Chiesa di Roma: il cardinale di Los Angeles, Roger M. Mahony, ha dichiarato che i nuovi poteri conferiti alla polizia ricordano il nazismo.
Obama ha definito la legge una minaccia “per le nozioni basilari di giustizia” e per “la fiducia tra la polizia e le nostre comunità, essenziale per la nostra sicurezza”; per questo ha invocato una riforma federale della legge sull’immigrazione. Numerosi governatori e parlamentari democratici, tuttavia, non intendono avventurarsi in un campo minato proprio alla vigilia delle elezioni di mid-term, anche perché, secondo un sondaggio pubblicato da Rasmussen Reports all’inizio di luglio, il 61% degli americani sarebbe favorevole all’approvazione di una legge simile a quella dell’Arizona nel proprio Stato. Dando seguito alle preoccupazioni della Casa Bianca, all’inizio di luglio il Dipartimento di Giustizia ha presentato ricorso davanti ad un tribunale federale di Phoenix contro la legge dell’Arizona, contestandone la costituzionalità e chiedendo di sospenderne l’entrata in vigore. Il Dipartimento non ha rilevato tanto la questione del racial profiling, quanto l’incompetenza statale a legiferare in materia di immigrazione. Secondo il ministro della Giustizia, Eric H. Holder Jr., “la distrazione di risorse federali dalla lotta contro gli immigrati pericolosi, come i terroristi e i soggetti con precedenti penali, avrà un impatto sulla sicurezza dell’intero paese”. Inoltre, si legge nel ricorso, la legge “causerà la detenzione e la vessazione di visitatori e immigrati autorizzati e cittadini che non possiedono o che non portano con sé i documenti richiesti dalle nuove norme”.
Le autorità dell’Arizona e i repubblicani, dal canto loro, hanno contestato “l’attacco delle autorità federali” contro i diritti dello Stato, giudizio condiviso dal 56% degli americani, secondo Rasmussen. I gruppi contrari alla riforma intanto non si perdono d’animo: hanno promosso manifestazioni di piazza, sit-in e azioni giudiziarie; la loro proposta di boicottare l’Arizona per costringerla a rivedere la legge è stata fatta propria da movimenti, sindacati, gruppi sportivi, giornali e municipalità, tra le quali Los Angeles; hanno lanciato per l’estate una campagna che ricorda quelle promosse negli anni ’60 per i diritti civili degli afro-americani. Per il 29 luglio, giorno dell’entrata in vigore della nuova legge, hanno promosso una giornata di disobbedienza civile, ricordando esplicitamente le tecniche non violente di Martin Luther King. Anche il reverendo afro-americano Al Sharpton ha annunciato l’intenzione di organizzare gruppi di “freedom walkers”, per richiamare i “freedom riders” che lottarono per l’integrazione degli autobus nel Sud. Il parlamentare statale Bill Konopnicki, un repubblicano moderato che ha votato per la nuova legge, ha affermato che l’Arizona di oggi “è destinata ad assomigliare all’Alabama degli anni ‘60”. Come in quel caso, la lotta per i diritti delle minoranze potrebbe essere lunga e faticosa.
Riproduzione riservata