L’estrema disuguaglianza che caratterizza oggi gli Stati Uniti e il mondo nel suo insieme è esposta a serie obiezioni di tipo morale. Il problema è che non è chiaro perché sia così – quali siano di preciso le ragioni morali per opporsi alla disuguaglianza, ridurla o, allorquando sia possibile, eliminarla.
Una delle ragioni che spingerebbero a redistribuire risorse dai ricchi ai poveri è che è un modo per migliorare le condizioni di questi ultimi a un costo per i primi, in termini di benessere, relativamente contenuto. È una ragione a sostegno delle politiche redistributive che può essere forte, ma che in realtà non costituisce un’obiezione alla disuguaglianza, ossia alla differenza tra il benessere di alcuni e quello di altri. Semplicemente si tratta di una ragione, forse molto forte, per migliorare le condizioni di vita dei poveri. Il fatto che alcuni siano assai più ricchi dei poveri è rilevante in questo argomento solo per la redistribuzione, nel senso che – come pare abbia detto l’americano Willie Sutton per spiegare perché rapinasse banche – «è lì che si trovano i soldi».
Le ragioni ugualitarie sono, al contrario, ragioni per opporsi alla differenza tra ciò che hanno alcuni e ciò che hanno altri e per ridurre questa differenza. Proverò ad occuparmi in particolare di queste, non perché siano più importanti di quelle per aumentare il poco posseduto da chi sta peggio – spesso anzi non lo sono affatto –, ma perché sono più complesse e difficili da definire.
[L'articolo completo pubblicato sul "Mulino" n. 5/19, pp. 701-715, è acquistabile qui]
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