Le elezioni del 12 giugno a Padova hanno avuto un verdetto molto chiaro: è stato riconfermato al primo turno il sindaco uscente di centrosinistra, Sergio Giordani, con la percentuale più elevata mai conseguita da un candidato sindaco: il 58,4%. Il suo principale avversario, Francesco Peghin, di centrodestra, si ferma al 33,5% (27.405 voti).
Il risultato è segnato da un’affluenza contenuta (50,2%), decisamente più bassa rispetto al turno precedente (nel 2017 aveva votato il 60,8%). L’astensione ha colpito soprattutto l’area del centrodestra. Infatti, Giordani ha raggiunto nel 2022 quasi lo stesso numero di voti ottenuti cinque anni fa, al secondo turno (sono 47.779 i voti espressi per Giordani nel 2022, erano 47.888 nel 2017 al ballottaggio, quando Giordani si è affermato quale sindaco per la prima volta, con il 51,8% dei consensi), segno di una certa stabilità complessiva dell’area di centrosinistra, nonostante le differenze riscontrate nell’offerta politica delle ultime tornate. Infatti, nel 2017 Giordani al primo turno aveva ottenuto 28.593 voti (pari al 29,2%) e notevole era stato l’exploit di un secondo candidato sempre ricollegabile all’area di centrosinistra, Arturo Lorenzoni, ingegnere e docente dell’Università di Padova, che, sostenuto da Coalizione Civica e dalla Lista Lorenzoni Sindaco, otteneva 22.357 voti (22,84%) e, dopo l’apparentamento per il vittorioso ballottaggio, diventava vicesindaco della prima giunta Giordani.
Questa coabitazione al vertice dell’amministrazione cittadina ha avuto una durata limitata: in vista delle elezioni regionali del 20 settembre 2020, Lorenzoni ha lasciato il suo ruolo in giunta e ha accettato la candidatura del centrosinistra nella sfida proibitiva a Luca Zaia. Pertanto, dall’autunno del 2020 Lorenzoni è consigliere di minoranza nel Consiglio regionale del Veneto e, nonostante Coalizione Civica abbia sostenuto la riconferma di Giordani, ha espresso un diverso parere – a favore di una nuova candidata sindaca – che però non ha riscontrato un impatto significativo fra gli elettori.
Fra le nove liste a sostegno del sindaco riconfermato primeggia il Partito democratico che con il 21,7% (pari a 16.818 voti) figura quale primo partito in città. Segue la lista Giordani Sindaco con il 17,28% (13.413 voti) e Coalizione Civica con il 5,9% (4.621 voti) quale terza forza della coalizione. Quarta lista risulta Padova Insieme con il 3,6% (2.780 voti). Nessuna altra lista raggiunge il 3%. Il Movimento Cinque Stelle, sostenitore della riconferma di Giordani e parte del “campo largo” ideato dal Pd, si attesta all’1,30% (1.006 voti). Rispetto al 2017, risaltano la crescita del Partito democratico e della lista Giordani Sindaco, che ottennero, cinque anni fa, rispettivamente il 13,5% (12.028 voti) e il 9,3 (8.318). Parimenti, si ridimensiona il consenso a Coalizione Civica, capace di raggiungere, nel primo turno del 2017, l’11,5% con 10.212 voti (e sono da considerare, al contempo, i voti ottenuti dalla Lista Lorenzoni Sindaco, 9.329, per un 10,5% complessivo).
Se nell’area di centrosinistra si può riscontrare un “effetto alone” collegato alla figura del sindaco, lo stesso non si può dire per il centrodestra. In quest’area, nel 2017 era risultata nettamente prima la Lista Bitonci Sindaco, che, con il 24,1% (21.500 voti), figurava quale la più votata dell’intera città. Seguivano poi la Lega Nord con il 6,6% (5.919 voti), Forza Italia con il 3,9% (3.490 voti) e Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale con il 2,1 (1.888 voti). Invece, in questa ultima tornata elettorale, fra le sette liste a sostegno della candidatura di Peghin, quella più votata risulta Fratelli d’Italia con l’8,2% (6.420 voti), seguita dalla lista Francesco Peghin Sindaco con il 7,8% (6.065 voti), dalla Lega Salvini con il 7,3% (5.704 voti), Coraggio Italia con il 4,4% (3.392 voti) e Forza Italia-Unione di Centro con il 3,2% (2.486 voti).
Del sindaco riconfermato le cronache locali enfatizzano il pragmatismo, l’affabilità, la capacità di creare connessioni fra le diverse componenti di una città articolata come Padova
Del sindaco riconfermato le cronache locali enfatizzano il pragmatismo, l’affabilità, la capacità di creare connessioni fra le diverse componenti di una città articolata e differenziata qual è Padova. Giordani ha potuto avvalersi del consenso sedimentato mediante l’azione di governo della sua sindacatura e corroborato dal suo operato durante i mesi drammatici della pandemia da Covid19. La sua campagna elettorale ha puntato molto sulla continuità istituzionale: stavolta, Giordani non si è presentato solo come un imprenditore “prestato alla politica”, l’ex presidente del Padova Calcio (anche se i colori della squadra erano costantemente richiamati nella sua comunicazione), ma ha puntato sulla continuità amministrativa, per poter proseguire il processo di innovazione e sviluppo iniziato dalla sua giunta. Anche gli slogan scelti erano orientati in questa direzione: “Il sindaco dei padovani”, “Insieme siamo Padova”. Il suo principale antagonista ha dovuto soprattutto differenziarsi dalla figura del sindaco in carica. Lo ha fatto nel modo di presentarsi: nelle foto dei manifesti, Peghin si è presentato “sportivo”, indossando un comune maglioncino nero al posto del completo in giacca e cravatta di Giordani e attraverso uno slogan che sottolineava la necessità di un cambiamento: “Serve adesso”.
I temi sui quali i due principali sfidanti si sono più differenziati riguardano questioni di “lungo termine” della politica padovana: la viabilità e la sicurezza. Il sindaco in carica ha annunciato la progettazione di due nuove linee del tram, mezzo rispetto al quale il centrodestra padovano mostra una spiccata contrarietà, mentre Peghin (e i leader nazionali di centrodestra in appoggio allo sfidante padovano) hanno rilanciato i temi della sicurezza, giudicando Padova troppo poco tutelata di fronte alle azioni della criminalità e dello spaccio.
I temi sui quali i due principali sfidanti si sono più differenziati riguardano questioni di “lungo termine” della politica padovana: la viabilità e la sicurezza
Nelle prime dichiarazioni dopo la riconferma, il sindaco si è soffermato soprattutto in merito agli investimenti relativi al Pnrr, rilanciando l’impegno della giunta in tre ambiti principali: le nuove linee del tram (per le quali sono assegnati 335 milioni di euro), il sostegno alla Regione Veneto per il nuovo polo ospedaliero di San Lazzaro e la rigenerazione urbana del popoloso quartiere dell’Arcella.
Le congratulazioni delle associazioni di categoria si sono accompagnate all’invito a proseguire l’impegno in tema di viabilità e infrastrutture, al fine di potenziare ulteriormente la capacità connettiva della città. Un segnale dell’importanza data dai principali portatori di interesse a questo indirizzo politico può essere intravisto, d’altra parte, anche dal successo personale ottenuto dal vicesindaco uscente Andrea Micalizzi (Pd, con delega ai lavori pubblici, infrastrutture, edilizia comunale e arredo urbano) che ha ottenuto il più alto numero di preferenze, pari a 2.778, dedicando particolare attenzione alla rigenerazione urbana e curando soprattutto la relazione tra la città e la sua università, presente a Padova da 800 anni.
Proprio il potenziamento della configurazione di Padova come città universitaria può costituire oggi una delle maggiori sfide per il futuro: parliamo di una città che ha visto negli ultimi anni un calo demografico di oltre il 4% (208.881 abitanti a ottobre 2021) e un invecchiamento della popolazione residente, ma al tempo stesso anche un aumento della popolazione studentesca (63.000 studenti iscritti nel 2020), con 24.184 pendolari giornalieri che potenzialmente raggiungono quotidianamente il comune di Padova e si muovono al suo interno, e almeno 23.388 studenti potenzialmente fuori sede che cercano alloggio a Padova, con un consistente aumento di studenti internazionali (9,7% del totale). Si tratta di una popolazione presente giornalmente in città, che utilizza i servizi urbani e che, con il suo indotto, segna profondamente l’economia urbana, ma che, in quanto non residente, non può votare per eleggere il sindaco e l’amministrazione comunale. È una popolazione, quella universitaria, che costituisce una preziosa risorsa per la città che, però, concluso il percorso formativo, raramente la città riesce a trattenere, se non in piccola parte.
In questa prospettiva emerge, da un lato, l’urgenza di dotarsi di una visione strategica per lo sviluppo della città universitaria, istituendo una cabina di regia congiunta (urban center) che sia in grado di mettere in atto politiche adeguate di sviluppo della rete di servizi, a cominciare dall’housing e dai trasporti, riconoscendo lo status di studente universitario anche per i non residenti nel comune di Padova e, dall’altro, la necessità di considerare città universitaria non solo il comune di Padova, ma anche l’area della cintura urbana che costituisce la città universitaria metropolitana, con la presenza giornaliera di consistenti flussi pendolari che danno forma a una “grande Padova”.
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