Questo articolo fa parte dello speciale Le librerie indipendenti in Italia
Quando arrivi davanti alla vetrina della libreria Oasi del piccolo lettore («la libreria per bambini più a Ovest di Milano») non ti aspetteresti di trovare così tanto in così poco spazio. Si tratta di un luogo che accoglie «piccoli» lettori, nato per offrire cultura, libri e occasioni di socializzazione in un’area priva di librerie o di offerte culturali, almeno prima dell’avvento del progetto di Mare culturale urbano (https://maremilano.org/).
L’unico riferimento noto – pensando ai libri – è la biblioteca di condominio di via Rembrandt 12 (limitrofa e di grande passaggio), la prima nel suo genere a Milano: un'esperienza molto significativa che, nel 2013, ha trasformato la portineria in disuso del condominio in uno spazio bibliotecario con 6.000 volumi e occasioni di incontro aperte alla cittadinanza. Ce lo racconta Patrizia Nappi, libraia dell’Oasi del piccolo lettore, che descrive subito il forte rapporto con il quartiere che l’ha vista arrivare qualche anno fa: «negli anni il quartiere è sempre stato una parte importante dell’utenza, ultimamente si è rafforzata. È una relazione che è cambiata nel tempo, insieme al rafforzamento del senso della lettura: due anni fa una famiglia veniva mediamente per svolgere l’attività del weekend, adesso viene perché è stata educata alla lettura, cioè si è affezionata ai libri e certamente non solo per merito nostro».
In linea generale, pensando alla città di Milano, sono numerose le iniziative a supporto della lettura che in questi anni sono state offerte alle famiglie e alle scuole. Quella che era un’utenza per così dire «finalizzata», negli anni si è trasformata in un'utenza affezionata che conosce il tipo di proposta (con libri ad alta leggibilità e senza stereotipi di genere o relativi alla provenienza di ciascuno).
Per capire il significato della presenza fisica e culturale dell’Oasi è bene contestualizzare meglio il quartiere e la sua geografia. Via Gabetti ha acquisito un nuovo volto estetico e sociale all’interno di un quartiere periferico di Milano. Si tratta, infatti, di un’area che ha subito un’importante trasformazione grazie al progetto di housing sociale citato in apertura (http://www.cennidicambiamento.it/) tra via Cenni, appunto, e via Gabetti, a ridosso di via Novara (importante arteria che collega la periferia e il confine più prossimo). Cenni di Cambiamento è un progetto di comunità solidale per valorizzare la periferia, con spazi comuni e servizi aperti a chi non abita in Cenni (si veda, sul tema dell’housing, La casa per tutti. Modelli di gestione innovativa e sostenibile per l’adequate housing, a cura di Iaione, Bernardi e De Nictolis). Non è secondario il collegamento con Mare culturale urbano, che ha dato una nuova spinta positiva al quartiere: un centro di produzione culturale con una programmazione molto varia e attenta, curata da Ludwig, officina di linguaggi contemporanei, diventando per alcuni periodi dell’anno una residenza artistica per giovani attori e registi, ma soprattutto connettore sociale come leva di sviluppo e trasformazione attraverso servizi per la cittadinanza e uno spazio di ricezione ben curato.
Oasi respira l’aria di una zona popolare abitata da molte famiglie, certamente non degradata ma con alcune criticità tipiche dei grandi tessuti urbani
Oasi respira l’aria di una zona popolare abitata da molte famiglie, certamente non degradata ma con alcune criticità tipiche dei grandi tessuti urbani (un campo occupato abusivamente prima della riqualificazione, una cascina abbandonata prima del nuovo assetto) e che vede la presenza di diverse scuole del primo ciclo con le quali sono state attivate molte collaborazioni significative, per donare libri e creare connessioni con i bisogni degli alunni più fragili.
La libreria, come spazio fisico, offre un corner per la prima infanzia, un angolo dedicato ai giochi da cortile e ai giochi da viaggio, corsi per i bambini, gruppi di lettura, proposte gratuite nei fine settimana (attività che hanno consentito alla libreria di farsi conoscere oltre il tessuto di quartiere) e incontri con illustratori e autori. Elementi tipici di una libreria indipendente, che promuove cultura e che integra la presenza fisica con estensioni digitali di stampo social (Facebook, il sito/blog e Instagram), creando uno scenario in cui ogni tassello prova a raccontare la lettura come momento inclusivo. La libreria, come spazio fisico, offre un corner per la prima infanzia, dedicato a giochi da cortile e a giochi da viaggio, corsi per i bambini, gruppi di lettura, proposte gratuite nei fine settimana
Il senso dell’Oasi, alla luce della sua collocazione geografica, è chiaro nelle parole di Patrizia, quando sintetizza due aspetti centrali del profilo identitario della libreria: «La prima impronta è nel lavoro con le scuole, per l’educazione alla lettura e per il contrasto alla povertà educativa». Quando la libreria crea un legame con le istituzioni della zona, entra a far parte della rete virtuosa già attivata. «La seconda impronta sta nella possibilità di vivere il quartiere senza spostarsi: nella zona c’è poco per i bambini, esserci aumenta la possibilità di vivere il territorio senza spostarsi e questo arricchisce il territorio dal punto di vista dell’economia locale (la gelaterie, il bar adiacente alla libreria), ma anche delle relazioni».
Si tratta di un binomio chiave – quello della rete e della prossimità – che non è contraddittorio, sempre nelle parole della libraia: «Non basta solo la prossimità, serve un pubblico più ampio. Da questo punto di vista la nostra libreria soffre la mancanza del pubblico di passaggio, ecco perché abbiamo promosso fin da subito molte attività e laboratori. Questo ci è servito per animare il quartiere, ma anche per fare arrivare le persone in una libreria isolata che è collocata all’interno di uno spazio urbano chiuso, in un cortile, e non gode del passaggio naturale dei passanti, come accadrebbe in una strada più trafficata o aperta». Già, la dimensione fisica incide profondamente nel raggio di azione, pensiamo anche alla gestione degli spostamenti in questo periodo pandemico, all’importanza di avere un presidio culturale disponibile capace di «alimentare l’economia di quartiere, che è più sostenibile per molti versi (ecologico, sociale, etico)», come riportato nell’intervista che si chiude con una riflessione: «quello che manca, e che ci serve, è uno spazio più grande».
Leggere un libro ha bisogno di un «modo», di un’atmosfera che va costruita, ma anche di uno «spazio» per accogliere tutti. L’Oasi del piccolo lettore si muove in questa direzione, garantendo un respiro culturale tra nuove catene di foodstore, negozi di quartiere che ancora sopravvivono e il lancio del modello urbano della «città dei 15 minuti» (cfr. Carlo Moreno, Droit de cité: De la «ville-monde» à la «ville du quart d’heure»), modello che la pandemia ha riconsiderato come sistema possibile per una nuova prossimità sostenibile. Una comunità ibrida, dunque, dove i bambini hanno diritto di abitare insieme ai libri.
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