Questo articolo fa parte dello speciale Le librerie indipendenti in Italia
Chi non ha memoria non ha futuro. E le librerie pure a questo servono: preservare i pensieri e gli sguardi, testimoniare le azioni compiute e quelle omesse, offrire alla comunità la conoscenza del proprio passato. I libri sono (anche) strumenti per interpretare e valutare ciò che è stato, in funzione di un avvenire che si può rendere migliore se si è in grado di rileggere correttamente il passato, per non incorrere di nuovo nei medesimi errori.
È dunque rilevante – e insieme inquietante – osservare come a Ferrara, attualmente, al di fuori dei circuiti di archiviazione bibliotecaria, non ci siano più librerie storiche. I luoghi di vendita sono, oggi, cloni delle catene nazionali: meno di una decina i principali, i cui marchi sono quelli noti: Feltrinelli (attiva in città dal 1994) e Libraccio Ibs (dal 1998) son quelle di più lungo corso, affiancate dal punto vendita della catena Paoline e dalle due del circuito degli ipermercati Coop, poi il negozio che fa capo all'editore Giunti e, più di recente, anche Ubik, a cui si aggiungono alcune cartolibrerie che hanno vendita promiscua di vari articoli, fra i quali libri, e qualche piccola realtà specializzata nella rivendita dell'usato o in prodotti di nicchia, settoriali, rivolti per esempio a professionisti o bambini.
Intendiamoci: il personale addetto, nella maggioranza dei casi, ha passione, si documenta e lavora con entusiasmo. Ma resta il fatto che il sedimento e la stratificazione del sapere sconta un vulnus, causato dall'interruzione di un percorso di lettura del tessuto civico e di testimonianza del viver comune. I vecchi librai, quelli che per decenni hanno coltivato la loro passione e l'han fatto non solo in funzione commerciale, ma anche con l’orgoglio d'essere custodi dei saperi, delle storie e delle tradizioni locali, son merce rara. Anno dopo anno molti han chiuso i battenti senza lasciare dirette eredità, creando così una cesura col passato. È una perdita grave, come un’amputazione dal corpo vivo della città, che rischia perciò di ritrovarsi immemore, sommersa nelle nebbie padane che tanto hanno caratterizzato l'immagine di Ferrara, sospesa in una bolla metafisica, magistralmente rappresentata da artisti, pittori e scrittori che ne hanno tratteggiato il carattere.
I vecchi librai, quelli che per decenni hanno coltivato la loro passione e l'han fatto non solo in funzione commerciale, ma anche con l’orgoglio d'essere custodi dei saperi, delle storie e delle tradizioni locali, son merce rara
Il vulnus delle librerie storiche, che affondano le radici nei decenni passati, nulla toglie però alla vivacità, all'impegno e alla cura di coloro che con intelligenza operano all'interno del moderno circuito degli attuali punti vendita: consapevoli dell'anomalia, cercano lodevolmente di ovviare al problema.
Francesca Rosestolato, responsabile del Libraccio – catena che vanta una sessantina di librerie sparse sul territorio nazionale – ne è testimonianza: "Siamo attivi in città da 24 anni, non abbastanza per poterci considerare libreria 'storica' ma sufficienti per poter dire di conoscere a fondo la città e i suoi caratteri. Libraccio ha un approccio elastico e consente alle proprie filiali di caratterizzarsi con scelte aderenti ai bisogni che i lettori manifestano: c'è chi privilegia la proposta di pezzi unici o di prime edizioni, chi predilige lo scolastico... Noi cerchiamo di fare sintesi, tenendo conto dei bisogni e delle sensibilità manifestate dai clienti. Il nostro è un pubblico eterogeneo che spazia fra il vecchietto che ha tempo e voglia di leggere e gli universitari che cercano i libri di testo e magari anche volumi di approfondimento per soddisfare i personali interessi. Proponiamo, quindi, il nuovo ma anche l'usato e abbiamo cura dello scolastico. Insomma, cerchiamo di andare incontro a bisogni, desideri e disponibilità economiche che, chiaramente, non sono le stesse per tutti. I libri di richiamo ovviamente ci sono, ma poi offriamo pure vecchie edizioni, a volte anche molto rare e fra queste persino 'prime edizioni', vere e proprie chicche, insomma... Così si è fidelizzato un pubblico che ci segue anche da fuori città, che ci cerca e ci chiede se abbiamo o se possiamo reperire cose specifiche secondo i loro personali interessi...".
"Tanti, poi – continua Francesca Rosestolato –, ci propongono i loro libri che noi valutiamo e normalmente acquistiamo. Il nostro sistema di lavoro prevede anche il ritiro a domicilio: i clienti ci chiamano e noi provvediamo a recuperare testi che al proprietario non interessano più, ma che possono essere di interesse per altri. Talvolta ci imbattiamo in pezzi rari, persino in edizioni quasi introvabili. Ed è un modo anche questo per fare non solo attività commerciale ma anche recupero di un patrimonio che affonda le radici nella storia condivisa e che rischia diversamente di andar disperso... Credo quindi di poter dire che la nostra sia anche un'operazione culturale ed ecologica. Si preservano le testimonianze del passato e si contribuisce a contenere la dispersione. Libri che magari finirebbero al macero vengono recuperati e resi disponibili per chi in essi ravvisa un interesse o una curiosità. E in questo modo si riducono pure gli sprechi per le eventuali ristampe: meno inchiostro e meno carta sprecata per un mercato più sostenibile”.
E i giovani – domandiamo – che rapporto hanno con i libri? "La cosa per me più sorprendente – prosegue Francesca – è il loro interesse per graphic novel e Manga! Questa è l'unica vera grande novità degli ultimi anni. Parliamo di un pubblico molto giovane che si approccia ai libri seguendo percorsi per noi poco battuti. Speriamo sia solo un primo passo per passare poi a letture più solide. Tuttavia, anche in questo settore ci sono autori interessanti, come Zerocalcare ad esempio".
La stagione del Covid come ha inciso nelle abitudini? "Una cosa sorprendente è stato notare come nel pieno della pandemia tanti si siano avvicinati o riavvicinati alla lettura, grazie anche al fatto che il ministro (ferrarese) Franceschini ha equiparato i libri ai beni essenziali, intesi come "cibo per la mente", dandoci così l'opportunità di restare aperti anche nei periodi di lockdown. I disagi ci sono stati, ma contenuti da questa particolare e benefica condizione". E, nell'accezione dei libri intesi come nutrimento intellettuale, Francesca segnala "autori come Alessandro Barbero e il compianto Piero Angela, in qualità di 'maestri della divulgazione', capaci di calamitare l'interesse di un pubblico molto trasversale e alimentare il loro fabbisogno di conoscenza". E, fra gli autori italiani, riserva una menzione particolare per Maurizio De Giovanni, per il quale ammette una personale predilezione e che "a mio parere ha un meritato successo, al punto che i suoi lettori prenotano l'acquisto in anticipo, quando si è nell'imminenza dell'uscita di un nuovo romanzo".
Una cosa sorprendente è stato notare come nel pieno della pandemia tanti si siano avvicinati o riavvicinati alla lettura, grazie anche al fatto che il ministro (ferrarese) Franceschini ha equiparato i libri ai beni essenziali
"Quel che invece ho scoperto di recente e con sorpresa – aggiunge – è che i ragazzi, a differenza degli adulti, ignorano i canali tradizionali e si informano prevalentemente su TikTok". Cambiano le abitudini, dunque, e anche le fonti di riferimento, ma resta ferma un'eterna calamita: quella del risparmio. "Il nostro vasto settore a metà prezzo ha pure un suo ampio pubblico di affezionati, che spesso entra in libreria e va direttamente agli espositori del primo piano per scoprire cosa c'è in offerta. E lo stesso si può dire per i settori riservati ad autori e vicende locali: tanto la narrativa quanto la saggistica sono assai frequentati e anche in questo caso molti titoli sono a metà prezzo. E pure i settori dei libri in lingua originale – in particolare i gialli – riscuotono un vivo interesse e lo amplieremo con classici e saggi, tanto più che siamo nell'epicentro della zona universitaria e questo certamente giova".
Il ricco mosaico non può, infine, prescindere dal denso calendario degli incontri con gli autori: fra i più recenti Paolo Berizzi, Elly Schlein, Benedetta Craveri, Gianrico Carofiglio... "E vorrei aggiungere pure la significativa collaborazione con Arcigay e, fra i momenti più belli per la libreria, non posso non citare il Festival di Internazionale, che riserva sempre un bagno di folla e ci mette a contatto con un pubblico che condivide la nostra stessa sensibilità".
Ma non è solo Libraccio ad aver caratterizzato la propria filosofia di vendita e insieme di recupero. Il Sognalibro di via Saraceno, per esempio, da oltre vent'anni si propone come "ideale prolungamento della biblioteca di casa, un giardino di libri, dove ogni titolo, posto sugli scaffali senza etichette, è stato scelto con la stessa cura che si riserva alle piante rare". Così si esprime la titolare, Serenella Crivellari, nella pagina Facebook che fa da vetrina online a un mondo di letture ed esperienze che si vogliono, però, condividere nella concretezza dei rapporti tangibili, fatti di parole e sguardi reali. “Scelgo io! – spiega – Non mi affido ai rappresentanti. E seleziono con molta cura ciò che amo. Sono rimasta fra le poche librerie indipendenti, a proporre testi inusuali, di rara disponibilità. I clienti se ne accorgono e apprezzano il progetto". Ecco, il segreto del Sognalibro sta nell'aver fatto del proprio piccolo mondo di carta un luogo di confronto e di scambio di esperienze.
Poco distante, nel filone del libro usato, si inserisce la proposta di Ecce libro. "Narrativa e letteratura locale sono i filoni più richiesti, ma anche la saggistica gode di un buon pubblico", spiega il titolare Federico Gazzi che, dal 2016, asseconda la propria passione per la lettura con l'apertura di questo suo punto vendita. I volumi sono circa un migliaio, i più richiesti "spaziano fra letteratura e narrativa locale, con Bassani in prima fila, stante la prevalenza di clienti non ferraresi curiosi di storie e vicende locali".
A consuntivo, Fausto Natali, responsabile delle attività culturali della biblioteca Ariostea, osserva come "vari siano gli elementi da considerare per descrivere lo stato delle librerie ferraresi: l'età media dei lettori sempre più alta, al pari – peraltro – di molte realtà nazionali, e le nuove tecnologie che stanno sovvertendo le abitudini di lettura. In Italia sei cittadini su dieci non leggono neppure un libro all’anno e il 10% delle famiglie non ne possiede nemmeno uno! Preoccupa inoltre l’età media avanzata dei cosiddetti 'lettori forti' (quelli che leggono almeno un libro al mese). Si può facilmente intuire, dunque, come i librai, quantomeno quelli indipendenti, rappresentino una categoria di eroi in via di estinzione, che sarebbe giusto sostenere. Credo anche che le tradizionali librerie, così come le biblioteche pubbliche, debbano estendere la propria vocazione di promozione del libro e della lettura, rendendosi stabilmente luoghi di incontro, confronto e dialogo. Penso, dunque, a "piazze del sapere" al servizio di una comunità alla ricerca di punti di riferimento per la propria crescita culturale e civile".
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