Non ci può essere democrazia senza proprietà e mercato. Proprietà e mercato vogliono dire capitalismo. Ma il capitalismo contrasta con la democrazia. Come la mettiamo?
La complessa relazione che il capitalismo intrattiene con la democrazia si caratterizza come legame necessario o come contrasto irriducibile? E se sono veri sia il legame che il contrasto, qual è la via d'uscita? Salvati sviluppa le sue argomentazioni confrontandosi con le tesi di altri studiosi contemporanei: K. Phillips e R. Reich sulle caratteristiche del capitalismo americano; A. Glyn su keynesismo e neoliberismo, i due principali regimi di politica economica del dopoguerra; R. Dahrendorf sulla difficile "quadratura del cerchio" tra libertà, crescita economica e coesione sociale; J. Attali sulle possibili misure di politica economica e sociale condivisibili da destra e sinistra; M. Castells su media e democrazia; J. Dunn sul conflitto tra democrazia come ideale politico e democrazia come forma di governo. Fiducioso, nonostante tutto, che la conciliazione fra capitalismo e democrazia sia possibile, anche se difficile, Salvati privilegia un atteggiamento riformistico, concreto e insieme riflessivo, lontano dal modo ideologico, gridato e approssimativo con cui temi di questa importanza sono affrontati nel dibattito politico e nella stampa quotidiana.

Michele Salvati insegna Economia nell'Università degli Studi di Milano. E' stato parlamentare nel gruppo Ds-Ulivo ed è editorialista del "Corriere della Sera". Tra i volumi pubblicati con il Mulino: "Sinistra o cara" (1995), "La sinistra, il governo, l'Europa" (1997) e "Il Partito democratico. Alle origini di un'idea politica" (2003).

Collana "Forum", Bologna, Il Mulino, pp. 168, euro 14.