Oasi o miraggio? Quando nel 2006 il governo degli Emirati Arabi Uniti e la compagnia Foster & Partners annunciarono di volere costruire, a 17 km da Abu-Dhabi, la “prima città a emissioni zero”, in molti credettero si sarebbe trattato di un vero e proprio miraggio nel deserto.
Sette anni dopo, però, questo progetto è diventato realtà e Masdar, che in arabo significa “sorgente”, é attualmente l’unico nucleo urbano al mondo a inquinamento zero e privo di rifiuti. Sulla sabbia di uno dei deserti più ricchi di petrolio della terra, è stata così fondata una città che sogna di svilupparsi implementando una politica energetica che ignora quei preziosi idrocarburi che fino ad ora sono stati la principale fonte di ricchezza nazionale. Infatti, anche se Abu Dhabi produce l’8% del greggio mondiale e la compagnia petrolifera nazionale é tra le dieci più grandi del mondo, l’emiro Mohammed Bin Zayed Al-Nayan ha deciso di investire più di 17 miliardi di euro per vedere realizzato il suo sogno ecologista.
Nessuna traccia di benzina quindi, tutto funziona grazie a energie rinnovabili, prima fra tutte quella solare. Sono i raggi del sole a essere utilizzati non solo per riscaldare l’acqua degli edifici, ma anche per raffreddarne l’interno, per illuminarli e attivare tutti quei macchinari che servono a renderli vivibili al 100%. Il petrolio non viene utilizzato neanche per alimentare i mezzi di trasporto urbani. Oltre al labirinto di stradine dove circolano piccole vetture totalmente elettriche, una flotta di automobili prive di guidatore collega una parte della città all’altra. Quando questo sistema sarà terminato circa 1500 micro-metropolitane a uso semi-individuale permetteranno di raggiungere non soltanto qualsiasi punto della città, ma anche Abu Dhabi e il suo aeroporto.
Come tutti i complessi urbani che investono nel futuro, Masdar ha la sua università, il Masdar Institute, un campus che ospita più di trecento studenti e numerosi professori internazionali attratti, tra le altre cose, dai generosissimi stipendi. Lavorando in collaborazione con il Massachusetts Institute of Tecnology (Mit) di Boston, questa università vuole diventare un’istituzione leader negli studi sull’energia rinnovabile. È anche per questo che tra i suoi studenti, tutti a livello master o dottorale, molti analizzano il fenomeno del cambiamento climatico, per capire come ridurre l’emissione di gas a effetto serra che danneggiano l’atmosfera. Tra gli allievi più giovani, anno dopo anno, cresce il numero di ricercatori e ricercatrici locali, finanziati dal governo per formare una nuova classe di esperti in questa materia. Comunque, attualmente, la maggior parte degli studenti proviene ancora dall’estero.
Sulla carta Masdar sarà una città di 6 km quadrati con 40mila abitanti. Oggi però serve un grande sforzo di fantasia per immaginarla così. A viverci sono solo gli studenti dell’università e ci vorranno anni prima che possa essere realmente popolata. Tuttavia già ora è evidente il successo commerciale che i diversi progetti nati in questa città stanno avendo nel mondo. Masdar infatti sta esportando il suo know-how nei luoghi più disparati: dalle Seychelles a Londra, dall’Afghanistan alla Mauritania passando per Spagna e Germania, ovunque è possibile trovare impianti di pannelli solari progettati nei suoi laboratori.
Oltre a voler arrivare a produrre, entro il 2020, almeno il 7% dell’energia necessaria al sostentamento di Abu Dhabi attraverso fonti rinnovabili, Masdar sta costruendo a Ovest della capitale un impianto di pannelli solari da 100 megawatt, che quando verrà completato sarà il più grande del mondo. Per incentivare la ricerca, l’emiro ha anche indetto lo Zayed Future Energy Prize, un concorso annuale nel quale vengono premiati ricercatori che sviluppano teorie innovative per la realizzazione di politiche energetiche sostenibili a livello globale.
Comunque oggi Masdar rimane un’oasi nel deserto. Serve ancora tanto lavoro per trasformarla in un vera medina araba, con tanto di souq e moschea; per adesso, camminando per l’unico nucleo già costruito, si possono soltanto notare i primi bar e supermercati. Bisognerà tuttavia aspettare almeno una ventina d’anni per capire se questo progetto è solo un bel biglietto da visita con il quale gli Emirati vogliono presentare il loro volto green al mondo intero, o al contrario è il primo seme di una politica energetica innovativa, che rispetta l’ambiente e fa il possibile per utilizzare tecnologie che lo conservino il più a lungo possibile.
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