Un passo indietro per la democrazia. Dopo l'assassinio del giurista di origini francesi Gilles Cistac, lo scorso marzo, un altro caso investe un accademico dell'Università Eduardo Mondlane di Maputo, Mozambico: lunedì prossimo, 31 agosto, è previsto l'inizio del processo penale a carico del noto economista Carlos Nuno Castel-Branco per attentato alla sicurezza di Stato; l'accusa è di aver diffamato l'allora presidente mozambicano Armando Guebuza in una “lettera aperta” apparsa sulla sua pagina personale Facebook e poi ampiamente circolata sul web e nei media. Con lui a processo anche Fernando Mbanze, direttore del periodico "MediaFax", che ha pubblicato il post di Castel-Branco, per abuso della libertà di stampa. Entrambi rischiano la carcerazione.
A sostegno dei due imputati si sono schierati colleghi, privati cittadini e organizzazioni della società civile locale e internazionale. Amnesty International ha lanciato una campagna internazionale per far pressione sulle istituzioni politiche e giudiziarie mozambicane, e sono in molti ad associarsi alle parole stesse di Castel-Branco e interpretare il processo come un atto intimidatorio contro la libertà di espressione nel Paese, nel contesto di una fase politica sicuramente molto delicata. Continua infatti lo stallo nel confronto anche armato tra il governo del Frelimo (guidato dal neo presidente Nyusi, con Guebuza che rimane al vertice del partito) e l'opposizione della Renamo del vecchio leader Dhlakama, mentre cresce il disagio sociale che si manifesta in vari luoghi del Paese e negli episodi di violenza nella capitale.
Il caso può essere visto alla luce di una serie di eventi che hanno messo in crisi il sistema politico mozambicano, il suo percorso democratico e il rapporto tra parte della comunità internazionale e un governo che negli ultimi vent’anni si era guadagnato invece una posizione di primo piano tra i Paesi in via di sviluppo “fedeli” alle prescrizioni delle principali istituzioni finanziarie e politiche internazionali. Dopo la guerra interna terminata con gli accordi di pace di Roma del 1992, diverse decine di vittime si sono registrate nel 1999 durante la repressione delle proteste organizzate dalla Renamo contro i presunti brogli elettorali del Frelimo. Nel 2000 a Maputo è stato assassinato Carlos Cardoso, uno dei più noti giornalisti indipendenti del Paese, che stava svolgendo indagini su uno scandalo bancario, e nel 2001 stessa sorte ha incontrato il capo-supervisore della banca centrale Antonio "Siba-Siba" Macuacua. I processi hanno poi visto il coinvolgimento del figlio dell'allora presidente della Repubblica Chissano.
Da questo inizio di millennio molto critico per lo storico partito di governo del Mozambico, però, l'opposizione della Renamo non ha saputo trarre alcun vantaggio concreto. Anzi, si è progressivamente indebolita per la propria intrinseca fragilità politica, per la pretestuosità delle sue mire e per la morsa che il Frelimo ha saputo organizzare. Nel 2013 quindi Dhlakama ha scelto di abbandonare la capitale, arroccarsi in una vecchia base rurale della Renamo, rialzare il livello dello scontro con il governo con una serie di attacchi armati e avanzare nuove richieste per il rientro pacifico del partito nella normale vita istituzionale del Paese. Tra le più recenti richieste ne è emersa una che minaccerebbe di sfondare come un ariete uno dei pilastri politici e ideologici del potere del Frelimo e dunque del sistema politico mozambicano stesso: l'unità dello Stato e della nazione. La Renamo infatti ha chiesto una qualche forma di autonomia provinciale che le permetterebbe di governare nelle regioni in cui storicamente raccoglie i maggiori consensi elettorali.
Gilles Cistac si era espresso con posizioni scomode per il governo proprio su quest'ultima questione prima di essere ucciso mentre si accingeva a recarsi al Tribunale amministrativo nella sua figura di consulente. Castel-Branco invece nel suo post su Facebook aveva attaccato con parole molto forti il presidente Guebuza per l'azione del suo governo in rapporto a tutta la problematica situazione politica e sociale che stava vivendo il Paese, chiedendone le dimissioni. I più critici ritengono che il Frelimo stia confermando la sua natura autoritaria. Molti altri invece guardano con allarme quella che sembra una svolta negativa rispetto a pratiche seppur verticistiche ma sostanzialmente più inclusive del passato, e si sottolineano anche gli espedienti di una storica opposizione che non sembra poter andar oltre le minacce del ritorno alla guerra per poter guadagnarsi un po' di dividendi dei grandi capitali che circolano nel Paese.
Il Mozambico vive dunque una congiuntura molto particolare, tra tensioni politiche che ne mettono in pericolo il percorso democratico e le opportunità di sviluppo date dal suo crescente ruolo sulla scena del mercato mondiale. Le recenti scoperte di giacimenti di gas nel Nord e l'apparente ampia disponibilità di terre per coltivazioni commerciali per il mercato internazionale continuano ad attirare gli interessi di investitori dal Nord e Sud del mondo, comprese aziende e agenzie della cooperazione italiane. Al contempo, i partner internazionali del Mozambico non possono ignorare il consolidarsi dell'instabilità nel Paese e i crescenti segnali di crisi politica e involuzione democratica.
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