Un occhio a Roma e uno a Berlino. Se la campagna elettorale italiana era stata seguita in Spagna con curiosità e con un certo divertimento, all’indomani della pubblicazione dei risultati le reazioni sono diverse: sorpresa e apprensione.

Ma andiamo con ordine. Le elezioni italiane, dopo quindici mesi di governo tecnico, sono state percepite da subito come un appuntamento cruciale. Alcune delle principali testate spagnole vi hanno dedicato articoli e approfondimenti già a partire dalla candidatura di Berlusconi e dall’impegno politico di Monti, per finire con i comizi di Grillo. Gli aspetti di volta in volta rilevati sono stati, soprattutto, quelli più bizzarri, in una campagna caratterizzata da un elevato grado di personalizzazione e spettacolarizzazione. Per esempio, per limitarsi alla scorsa settimana, mentre il quotidiano conservatore "El Mundo" rifletteva sul paradosso tra i comportamenti poco rispettosi delle donne attribuiti a Berlusconi e il suo zoccolo duro elettorale costituito da "casalinghe attempate", "La Vanguardia" dedicava un lungo articolo al dilemma della fungibilità delle prestazioni del Milan e del suo gioiello Balotelli in voti per il Pdl, proponendo anche una comparazione con casi del recente passato calcistico-elettorale. Quello che veniva considerato l’ultimo colpo di coda di Berlusconi, dunque, suscitava grande interesse – e un certo piacere per gli irriducibili cronisti del progressista "El País", che hanno riservato al Cavaliere epiteti tutt’altro che teneri.

Ci si concentrava anche sull’innovativa scelta del M5S di selezionare i candidati attraverso video caricati su YouTube, o di attraversare l’Italia in camper in uno "tsunami tour", e sulla comparazione con il movimento degli indignados spagnoli. Infine, alla vigilia del voto, i giornalisti spagnoli consideravano che, data la delicata situazione economica, l’arretratezza della pubblica amministrazione e della giustizia, il divario tra Nord e Sud, le difficoltà dei giovani, le pressioni dei mercati e di Bruxelles, queste elezioni sarebbero state fatidiche e che il nuovo governo – probabilmente di centrosinistra, con un possibile appoggio montiano – si sarebbe buttato immediatamente sulle riforme.

A bocce (quasi) ferme, però, il quadro non appare così semplice, e una parola ricorre nei commenti della prensa: ingovernabilità. La situazione è molto complicata – "infernale", per dirla con Pablo Ordaz ("El País")–, difficile da spiegare ai cittadini spagnoli: in primo luogo la legge elettorale, poi il bicameralismo perfetto, infine l’eterogeneità dei partiti all’interno e tra le coalizioni rendono quanto mai arduo formulare pronostici sugli scenari futuri. "El Mundo" si sofferma sull’analisi delle ripercussioni dei risultati elettorali sulle borse e sulla divergenza tra Commissione e Parlamento dell’Ue, tra la necessità che l’Italia vada avanti con il rigore e le riforme necessarie per scongiurare una nuova crisi del debito e l’opportunità di allentare temporaneamente la pressione su un Paese che è evidentemente in affanno. Così anche "La Vanguardia", testata di centro, riflette sulla difficoltà di portare avanti riforme economiche "vitali" nello scenario attuale, ma allo stesso tempo si concentra sul fenomeno dei grillini, una «terza via, movimento non apolitico ma "anti-politico", nel senso che propone un messaggio che lo pone al margine, contro e davanti a quella che si potrebbe chiamare "vecchia politica", tutto ciò condito con dosi abbondanti di populismo, un certo euroscetticismo, e un fiero disprezzo verso l’euro». E se martedì ai redattori di Público.es sembrava vicina la definizione di un "patto surrealista" tra Pd e Pdl, il giorno dopo le dichiarazioni di Bersani e Grillo venivano lette come il preludio di nuove e imprevedibili complicazioni. Infine, è interessante notare come dopo il voto le reazioni tedesche siano state oggetto di particolare attenzione, non solo per la presenza di Napolitano in Germania, ma anche perché la Spagna, rispetto all’Ue del rigore fiscale, si trova in una situazione tutt’altro che ideale.

E mentre la stampa segue le vicende italiane da vicino, le istituzioni ufficiali dello Stato – governo e monarchia – non commentano i risultati elettorali, restando probabilmente in attesa del ritorno di Napolitano a Roma. Commentano, invece, con un risultato involontariamente comico, i principali partiti spagnoli: il Psoe, dal suo sito ufficiale, si complimenta per la vittoria di Bersani, "chiaro segnale" della volontà degli italiani di avere un "governo democratico e progressista", mentre il PP "confida nella volontà politica dei governanti italiani" – non meglio specificati – e nella loro responsabilità e lungimiranza – o chiaroveggenza?