Elezioni europee: Portogallo. Le elezioni europee, che in Portogallo si sono tenute nella sola giornata di domenica 7 giugno, hanno rappresentato la prova generale delle politiche che si terranno a settembre e decideranno le sorti del capo del governo,
José Socrates, una sorta di Blair lusitano, il quale, anche alla luce dei risultati, appare in seria difficoltà. La partecipazione elettorale, normalmente relativamente bassa anche alle politiche, in un paese segnato da disincanto post rivoluzionario, una sorta di “ontologica” diffidenza per i partiti e scarsa partecipazione alla vita politica attiva, è stata inferiore di oltre un punto (37,3%), rispetto al dato già non molto elevato del 2004 (38,6%). L’astensione del 2009 è la seconda (dopo quella del 1994) più elevata tra le tornate elettorali per il parlamento europeo, posto che la massima partecipazione si ebbe alle prime consultazioni del 1987 (74,5%), comunque come sempre sotto la media registrata tra i paesi dell’Unione europea.
Il Partito socialista (Ps) – al governo con la maggioranza assoluta – aveva nel 2004 il 44,5% dei voti e 12 seggi. Ha perso 5 seggi e quasi 18 punti percentuali (26,6%), con una diminuzione in valori assoluti superiore al mezzo milione (569.714). Una delle possibili spiegazioni del voto rimanda alle scorse elezioni europee che si tennero pochi mesi prima delle politiche, e sancirono la prova generale, il prologo della débâcle dei socialdemocratici e della avanzata socialista (il Ps ottenne la maggioranza assoluta dei seggi). Viceversa, le elezioni di domenica scorsa sono giunte a pochi mesi dal voto per il rinnovo del governo e gli elettori hanno potuto ragionevolmente esprimere un voto retrospettivo benché non focalizzato solo sull’operato del governo. In un paese già in difficoltà, lo scarso appeal delle elezioni europee, la crisi economica, e la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il primo ministro, hanno fatto il resto.
Il Partito socialdemocratico (Psd) – che nonostante il nome è un partito di centro destra – ha riscosso un buon successo elettorale aumentando plausibilmente la propria performance, anche se per effettuare una comparazione fondata è necessario fare riferimento alla struttura dell’offerta elettorale della precedente consultazione. Nel 2004 i due partiti (frères ennemis) del centrodestra (Psd-Cds/Pp) parteciparono alle elezioni nella coalizione, o meglio cartello elettorale, “Força Portugal”, in un tentativo forse inconscio di emulare fortune politiche italiche. Nel 2009, la somma di Psd e popolari conferisce alle forze conservatrici il 40,1% dei consensi, pari a 5 punti percentuali e ad un seggio in più (10) rispetto a cinque anni fa. E ad una crescita in voti assoluti vicina alle 300.000 unità. In particolare, il risultato del Pp, che ottiene 2 seggi ed un lusinghiero 8,4%, gli consente di porsi in una condizione di potenziale e solido (benché non indispensabile) alleato per una futuribile coalizione di governo.
La sinistra estrema complessivamente ottiene il 21,4% dei consensi, con una crescita di 5 punti percentuali (pari ad un incremento di oltre 200.000 unità) e due seggi in più. In dettaglio, l’avanzata significativa è del Bloco de Esquerda (Be) – un partito libertario e anticapitalista (nato appena dieci anni fa) insediato soprattutto nella grandi aree urbane di Lisbona e Porto – che sarà rappresentato a Strasburgo da tre eletti. Il Partito comunista portoghese, viceversa, raccoglie la percentuale ottenuta in precedenza, 70.000 voti in più e conquista 2 seggi, ma conferma la sua incapacità/non volontà di rinnovarsi ed aprirsi alle sfide post ideologiche del XXI secolo. Preferisce ergersi a (ultimo) paladino continentale della dottrina marxista, fedele alfiere dell’ortodossia della Terza Internazionale, relegata però tra la Spagna e l’oceano Atlantico.
Le urne consegnano, e confermano, un sistema politico fortemente bipolare con un sistema partitico a meccanica bipartitica, poiché il Ps e Psd (e solo loro) si contendono la guida del governo nazionale, con possibili, ma estemporanee alleanze del Cds-Pp con il Psd, allorché questo non raggiunga la maggioranza assoluta dei seggi e/o non intenda costituire un governo di minoranza.
Il risultato segnala in maniera incontestabile un arretramento dei socialisti, sfidati a destra (o meglio al centro) dal Psd e a sinistra dall’avanzata del Be, nonché afflitti dall’astensione di parte dell’elettorato deluso rispetto alle grandi aspettative nutrite nei confronti del governo insediato nel 2005. Pertanto, più dei recenti sondaggi che indicano il Ps in affanno, il dato del 7 giugno segnala come probabile la sconfitta dei socialisti allorché non riuscissero a contenere le defezioni e a non convincere della bontà del proprio operato la maggioranza (relativa) degli elettori. I quali, puntando fortemente su un voto retrospettivo, decidono da venti anni, pur in presenza di un sistema elettorale proporzionale e liste bloccate (corte) la regolare alternanza a São Bento (sede del Parlamento).
Del vento di destra che ha spirato sul continente europeo anche durante le recenti elezioni per il rinnovo della rappresentanza sovranazionale, è giunto in Portogallo solo un timido soffio. Per ragioni “storiche”, legate alla scarsa forza dei partiti di estrema destra e, soprattutto, per la tenuta del sistema bipartitico cui è connesso un grande livello (tra i maggiori in Europa) di elettori volatili. Gli elettori (pochi) che si sono recati alle urne hanno sanzionato l’incumbent, il governo in carica, conferendo maggiore fiducia all’opposizione socialdemocratica. In realtà, come spesso accade nelle elezioni di secondo livello hanno avuto migliori performance i partiti di opposizione specialmente quelli minori. In particolare la sinistra “estrema” post-materialista e i comunisti del Pcp alleati con i Verdi, tra le cui fila emergeva, in posizione assolutamente senza chances di elezione, ma qualificante, la figura autorevole dello scrittore José Saramago.
Dunque, le elezioni europee del 2009, benché di “secondo ordine”, in Portogallo offrono un risultato di primaria importanza. L’ampiezza della sconfitta del Ps, le difficoltà di Socrates e l’avanzata del Psd le hanno rese una sorta di primo turno delle imminenti elezioni per il rinnovo del parlamento monocamerale nazionale.
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