In questi giorni è stata presentata in Parlamento una proposta di legge “bipartisan” sottoscritta da 218 parlamentari volta a legalizzare la cannabis. Di droga il Parlamento italiano si è occupato spesso, ma questa è la prima volta che lo dovrà fare non per decidere di modificare le sanzioni della legge sulla droga, ma per espungere o meno una data sostanza dalla tabella delle droghe illecite. E dovrà farlo discutendo in ogni suo punto un testo articolato. Trovo ingiustificate le proibizioni che gravano sugli stupefacenti. Sono moralmente ingiustificate perché paternalistiche, cioè vietano condotte che sono nocive solo per le persone che le tengono (il regime di proibizione prevalentemente indiretta in vigore in Italia, infatti, colpisce il traffico allo scopo di colpire il consumo). Sono ingiustificate dal punto di vista pratico, perché non incidono quasi per niente sulla domanda e sul consumo di droga, ma hanno l’effetto di aumentare la criminalità e l’insicurezza sociale consegnando milioni di consumatori (che non hanno nessuna intenzione di smettere) al mercato nero gestito da organizzazioni criminali potenti e sanguinarie, con ricadute pesanti sulla sicurezza di tutti. Sono ingiustificate dal punto di vista della tutela della salute del consumatore: le droghe sul mercato nero sono molto diverse da quelle farmacologiche e spesso risultano molto più nocive; perciò, proibire sulla base della motivazione che “drogarsi fa male” – visto che la proibizione non è mai riuscita a incidere sul consumo – produce l’effetto paradossale di rendere il consumo molto più nocivo di quanto non lo sarebbe in un mercato legale. Dal punto di vista dell’economia del sistema giudiziario e carcerario: le pene previste per la violazione delle leggi sulla droga sono spesso draconiane, e hanno prodotto ovunque l’effetto di aumentare a dismisura la popolazione carceraria (in Italia, la maggioranza relativa dei detenuti è costituita da persone che hanno violato la legislazione sugli stupefacenti).
Detto questo, l’opinione sulla proposta di legge non può essere altrettanto lineare. Dal punto di vista sostanziale, ritengo che sia molto discutibile. In primo luogo, non ha senso legalizzare una sola sostanza perché, se trovate convincenti le considerazioni che ho appena fatto, le droghe dovrebbero essere legalizzate tutte. In secondo luogo, perché la legalizzazione di una droga considerata “poco nociva” e il mantenimento della proibizione sulle altre confermerebbe pur sempre una legislazione paternalistica: ti permetto di usare cannabis perché ti fa poco male, ma non ti permetto di usare eroina perché ti fa più male. In terzo luogo, perché è una proposta sbagliata anche dal punto di vista di chi pensa che la legge possa essere in qualche misura paternalistica, dal momento che sottopone il commercio della cannabis a condizioni molto più rigide di quelle previste dalla legislazione sul commercio di droghe legali incomparabilmente più nocive, come le sigarette e i superalcolici. Tuttavia, dal punto di vista politico, ritengo che sia una proposta alla quale guardare con favore, perché in questo momento storico è assai difficile immaginare che si possa fare di più.
Siamo tutti nati con la proibizione, e più di un secolo di propaganda antidroga impostata sul piano della “guerra totale” ha prodotto l’effetto di avvelenare il dibattito sugli stupefacenti e sul loro regime giuridico. Le cosiddette “droghe pesanti” vengono presentate come il male assoluto e come veleni mortali, mentre le “droghe leggere” come qualcosa che, inevitabilmente, condurrà in breve tempo il consumatore a quelle pesanti (l’“effetto gateway”). Nessun tossicologo sottoscriverebbe queste affermazioni e centinaia di studi pubblicati dalle più autorevoli riviste scientifiche ne hanno dimostrato l’infondatezza. Eppure, non si registra un caso nel quale le evidenze scientifiche siano entrate nel dibattito sugli stupefacenti, e la stessa informazione sulle droghe che arriva al grande pubblico è assai lacunosa, quasi sempre approssimativa e spesso radicalmente sbagliata.
In genere, siamo tutti convinti che le proibizioni, specialmente se accompagnate da sanzioni pesanti, debbano essere sostenute da buone ragioni e che queste ragioni debbano essere spiegate da chi sostiene la necessità o l’opportunità di proibire un dato comportamento. Non è così con la legislazione proibizionistica sugli stupefacenti, che viene considerata accettabile fino a prova contraria. Le prove contrarie, tuttavia, esistono e sono ben solide. Si pensi a uno degli argomenti più diffusi contro la legalizzazione delle “droghe leggere”. La già citata tesi del proibizionista secondo la quale la totalità dei consumatori di “droghe pesanti” ha cominciato consumando “droghe leggere”; può apparire convincente ma è sbagliata. Si tratta di una nota fallacia del ragionamento che consiste nel travisare un rapporto di corrispondenza univoca (“tutti i genovesi sono liguri…”) in un rapporto di corrispondenza biunivoca (“…dunque tutti i liguri sono genovesi”). Come se ciò non bastasse, l’”ipotesi gateway” è stata verificata sperimentalmente e le conclusioni sono state sempre le stesse: non è vera. In un famoso studio durato alcuni anni e condotto in parallelo ad Amsterdam e a New York, il fantomatico “passaggio all’eroina” da parte di consumatori abituali della sola cannabis si è registrato in una percentuale inferiore all’1%.
Questa proposta di legge non avrà un iter facile. L’esperienza degli altri Stati che hanno scelto la strada della legalizzazione potrà certo fornire argomenti per ribattere alle opposizioni più catastrofistiche. A chi dirà che legalizzare la cannabis trasformerà l’Italia in una nazione di drogati (ammesso che la proibizione abbia mai tenuto qualcuno lontano dalla droga) si potrà facilmente obiettare che da nessuna parte è successo così, e che non si capisce per quale motivo dovrebbe invece succedere da noi. A chi dirà che ciò comporterà un aumento del crimine si potrà rispondere mostrando le evidenze contrarie, portando gli esempi del calo della criminalità comune registrato dove la cannabis è stata legalizzata. Tutto ciò non potrà che produrre effetti positivi sulla qualità del dibattito perché mostrerà che la gran parte degli argomenti dei proibizionisti sono privi di fondamento.
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