Non si fermano le proteste e gli scontri a Baltimora. Centinaia di persone continuano a scendere in strada per chiedere giustizia per Freddy Gray, il 25enne afro-americano morto dopo una settimana di agonia in seguito alle ferite riportate durante l'arresto. La ricostruzione dei fatti è tuttora poco chiara, ma sembra che Gray (che era in possesso di un piccolo coltello) abbia iniziato a correre dopo aver visto alcuni poliziotti e che sia stato raggiunto dagli agenti. Un video mostra poi il giovane ammanettato e agonizzante, incapace di muovere gli arti inferiori, che viene trascinato su una camionetta tra le urla di panico e rabbia dei passanti. Gray è deceduto lo scorso 19 aprile in seguito ad alcune lesioni spinali che, secondo i medici, sono paragonabili ai traumi riportati dalle persone in seguito a gravi incidenti stradali. Il capo della polizia di Baltimora ha riconosciuto le responsabilità di sei agenti coinvolti nell’arresto esclusivamente per non aver prestato soccorso immediato al giovane e ha deciso di sospenderli (ma di garantire loro lo stipendio).
La morte di Gray continua a tenere accesi i riflettori sull’eccessivo uso della forza da parte degli agenti di polizia nei confronti degli afro-americani. Solo un paio di settimane prima, infatti, l’uccisione di un 50enne nero freddato con 8 colpi alla schiena da un agente mentre, disarmato, cercava di fuggire a un controllo, aveva sconvolto il paese. É un fenomeno, quello dell'eccessivo uso della forza da parte delle forze dell’ordine, largamente diffuso negli Stati Uniti, ma che solo dopo l'uccisione del diciottenne Michael Brown nel 2014 ha iniziato ad attirare l'attenzione dell’opinione pubblica. Un fenomeno che ha radici profonde nell’assioma razzista che lega l'appartenenza razziale a particolari tendenze criminali e che da decenni costituisce uno dei nodi centrali e più inascoltati delle proteste delle comunità afro-americane. Un problema che causa la morte di un afro-americano ogni 28 ore e che oggi viene alla luce soprattutto grazie ai numerosi video registrati dai cellulari.
La necessità di una riforma dei metodi impiegati dalla polizia nei pattugliamenti e, più in generale, del sistema di giustizia penale, é condivisa anche da molti politici progressisti e liberal statunitensi e da diversi organi d’informazione mainstream. Solo qualche giorno fa, per esempio, il “New York Times” ha pubblicato un interessante studio che evidenzia come 1,5 milioni di maschi afro-americani siano “spariti” dalla vita sociale (1 su 6 nella fascia compresa tra i 24 e i 54 anni di età). Dove sono? In carcere, vittime della quarantennale guerra alle droghe che ha colpito le comunità di colore, oppure morti, per morte violenta o per malattie che hanno maggiore incidenza sui maschi neri. Un’assenza che ha ripercussioni dirette e durature sulle comunità afro-americane, con giovani che crescono in famiglie senza padri e in condizioni economiche precarie. Una questione, dunque, direttamente legata alla criminalizzazione dei maschi neri che l’amministrazione Obama non è stata in grado di risolvere. Nonostante l’ex procuratore generale afro-americano Eric Holder abbia, infatti, più volte affermato che un sistema di giustizia penale che tiene in carcere 2,2 milioni di persone e che colpisce in maniera sproporzionata le minoranze sia insostenibile, sotto la sua guida, il Dipartimento di Giustizia ha fatto ben poco per affrontare efficacemente il problema. Le linee guida proposte da Holder, chiamate “Smart on crime”, hanno ottenuto scarsi risultati, come pochi effetti sembrano aver avuto le approssimative risposte del presidente Obama alle richieste del movimento “Black Lives Matter” lo scorso dicembre. Chi ripone le speranze nella neo-direttrice del Dipartimento Loretta Lynch, prima donna afro-americana a ricoprire l'incarico, potrebbe rimanere deluso. La Lynch ha, infatti, posizioni più conservatrici del suo predecessore, in particolare su tematiche come quelle dell'utilizzo della pena capitale, che considera una “pena efficace”, e sulla sua questione della legalizzazione della marijuana, alla quale si oppone. La depenalizzazione dei reati legati alle droghe leggere, incoraggiata negli ultimi anni dall'ex procuratore Holder, costituisce proprio uno dei punti sui quali gli attivisti fanno più pressione per contenere il fenomeno dell’incarcerazione di massa delle minoranze.
Con l'inizio della corsa alla Casa Bianca sembra però che i democratici - e ancor meno i repubblicani - non siano intenzionati ad accogliere le istanze di un movimento che gode del sostegno di una fetta importante dell’opinione pubblica. Un tema, quello del rapporto tra le comunità nere e la polizia, del quale, però, i democratici dovranno necessariamente tener conto se vorranno continuare a catalizzare il voto degli afro-americani e delle minoranze nelle presidenziali del 2016.
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