Vorrei proporre un’ipotesi interpretativa del voto nel Mezzogiorno dello scorso 4 marzo. Inizierò con alcuni fatti: quel che è avvenuto nelle urne; alcuni fondamentali elementi di trasformazione della demografia, della società e dell’economia del Sud dall’inizio del secolo; alcuni indirizzi della politica economica, in particolare nell’ultima legislatura. Mi avventurerò successivamente in considerazioni sui possibili motivi del voto, a partire da quei fatti. Giungerò così all’ipotesi che l’esito elettorale al Sud sia, almeno in parte, assimilabile al comportamento già registrato in altre aree regionali in Europa e in Nord America e definito da Andrés Rodriguez-Pose della London School of Economics come «la vendetta delle regioni che non contano».
Inizio riepilogando un primo insieme di fatti sul 4 marzo. I meridionali sono andati a votare, e questa è la prima considerazione importante, smentendo nettamente le previsioni di un aumento dell’astensionismo. Vi è stata una migliore tenuta della partecipazione: a fronte di un calo del 2,3% a livello nazionale sulle politiche del 2013, in Basilicata, Calabria e Campania i votanti sono invece aumentati; delle otto regioni del Sud, solo in Molise e Sardegna sono diminuiti più della media nazionale. In secondo luogo, vi è stato un fortissimo aumento di consensi per il Movimento 5 Stelle, che ha mantenuto le sue posizioni al Nord (dal 23,6% al 23,5%), le ha lievemente incrementate nelle regioni del Centro (dal 25,7% al 27,7%), mentre al Sud è passato dal 27,3% al 43,4% (elaborazioni Cise-Luiss), conquistando oltre due milioni di voti in più rispetto al 2013 (da quasi 4 a quasi 6). Questo risultato ha riguardato tanto le città quanto i territori non urbani; a differenza del successo leghista al Nord, inversamente correlato alle dimensioni delle aree urbane. Come suggerito dalle analisi di YouTrend, ha riguardato allo stesso tempo giovani e anziani, ed elettori in condizioni professionali assai diverse. Alla Camera il M5S ha conquistato tutti i collegi uninominali del Mezzogiorno tranne tre, e risultati assai simili ha ottenuto al Senato.
[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 3/18, pp. 451-458, è acquistabile qui]
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