Sul tema della politica ambientale dell’Unione europea ha recentemente scritto su questa rivista Giuliano Amato, giudice della Corte Costituzionale e già vicepresidente della Convenzione sull’avvenire dell'Europa, che ha elaborato il primo Trattato costituzionale della Ue. Non occorre aggiungere molto a ciò che ha sottolineato il grande costituzionalista.
Certo è che la politica ambientale comunitaria rappresenta uno degli esempi più importanti del valore aggiunto che un’azione comune – legislativa e non – intrapresa dalle istituzioni europee può apportare ai cittadini. Questa politica di indubbio successo è la punta di un iceberg di un processo politico che vede protagonista l'Unione. L'attività delle istituzioni comunitarie ha infatti prodotto altre politiche e strumenti a beneficio degli europei: basti considerare che l'80 % circa delle legislazioni nazionali oggi in vigore trae origine dall'Europa. Il dato è straordinario, tanto quanto l’ignoranza che lo accompagna. Pochi, infatti, lo conoscono e pochissimi ne enfatizzano i vantaggi. Si tratta di leggi che creano opportunità e benefici ai cittadini, e non vincoli come molti (troppi) si ostinano ad affermare e farci credere. Tra i benefici più evidenti vi è quello di colmare vuoti normativi degli Stati membri in settori di diretto interesse per i cittadini.
Tra le iniziative dell'Unione europea che hanno colmato l'assenza legislativa di molti Paesi membri, tra cui anche il nostro, vi è quella riguardante la politica di protezione dei consumatori. L'azione comunitaria in questo campo è stata avviata a metà degli anni Ottanta, nel momento in cui la dimensione europea dei mercati ha conosciuto una forte accelerazione grazie alle proposte della Commissione europea contenute nel Libro bianco sul completamento del mercato interno. Il primo riferimento esplicito ai consumatori compare nell'Atto unico europeo del 1986, nel quadro delle misure di ravvicinamento normativo per costruire il mercato interno. Puntuale è il riferimento alla necessità di conseguire un elevato grado di protezione a vantaggio dei consumatori.
Un riferimento esplicito che ha messo fine a un rapporto antitetico tra protezione e integrazione dei mercati. In passato, molte barriere all'intercambio di beni e servizi all'interno dell'Europa erano motivate da standard tecnici, diretti a proteggere la salute dei cittadini e l'ambiente. L'ampliamento della concorrenza basato sulla migliore qualità dei beni offerti ai consumatori è una delle conseguenze dell'azione positiva dell'Unione. Un atto legislativo simbolo di questo rapporto di complementarietà è la direttiva sulla sicurezza dei giocattoli, che ha messo fine ai tanti, talvolta mortali, incidenti domestici a danno dei bambini. A questa normativa ne vanno aggiunte molte altre che disciplinano la commercializzazione di prodotti sensibili, come ad esempio i medicinali e i cosmetici.
Il Trattato di Maastricht, noto ai più per aver avviato la creazione dell'Unione economica e monetaria e l'introduzione dell'euro, ha previsto una base giuridica per l'azione comunitaria nell'ambito dei consumatori. Dal 1993 è riconosciuta la competenza dell'Unione europea a sostenere e integrare le politiche nazionali con l'obiettivo di tutelare la salute e la sicurezza e gli interessi economici dei consumatori e garantire loro una corretta informazione. Principali strumenti di azione sono il ravvicinamento delle legislazioni nazionali e le misure di sostegno che avvengono nel quadro di programmi pluriennali.
I risultati raggiunti in questi anni sono importanti, ma sconosciuti alla maggior parte dell’opinione pubblica. Grazie all'azione dell'Unione europea, vicende come la "mucca pazza" o il "pollo alla diossina" sono oggi un lontano ricordo. I sistemi di controllo introdotti da Bruxelles hanno di fatto azzerato i rischi che questi fenomeni possano ripetersi in futuro. Sempre nel settore alimentare, due direttive obbligano i produttori a fornire corrette informazioni ai consumatori. L'etichettatura e la pubblicità dei prodotti alimentari sono infatti frutto dell'intervento legislativo dell'Europa, così come la normativa sulle diffamazioni nutrizionali. Più in generale, in materia di commercio, non solo in ambito alimentare, l'Unione europea ha promosso una serie di norme sulla pubblicità ingannevole e su quella comparativa. Ancora, trae origine dall'Unione la normativa che completa i regimi nazionali di responsabilità contrattuale ed extracontrattuale per il risarcimento dei prodotti difettosi.
La legislazione europea difende inoltre gli interessi economici dei cittadini. Assicura in particolare una protezione contro le pratiche illegali e vieta le clausole abusive dei contratti. Questa protezione si estende inoltre ai contratti a distanza e a quelli di credito al consumo. Recenti atti normativi derivanti dall'azione europea estendono la protezione al commercio elettronico, pratica che ha conosciuto una forte accelerazione in anni recenti.
Ma vorrei concludere questa succinta disamina citando altri due strumenti legislativi che tutelano i cittadini europei nella loro mobilità. Il primo riguarda i viaggi e le vacanze "tutto compreso", mentre il secondo, più noto al pubblico, le indennità e l'assistenza prevista ai passeggeri in caso di ritardo e annullamento dei trasporti aerei.
L'insieme delle norme che abbiamo descritto sinteticamente fa parte della quotidianità degli europei, senza strombazzamenti o attitudini enfatiche da parte delle istituzioni che ne hanno facilitato l'adozione. Sono norme tuttavia che dimostrano come l'Unione europea non sia un'entità inutile o addirittura controproducente, come spesso si vuole dimostrare.
C'è da chiedersi, come ha fatto Giuliano Amato, se questa quotidianità è oggi nella pancia di coloro che si sentono vicini all'antieuropeismo dei sovranisti. E se coloro che vogliono contrastare questo scivolamento sovranista abbiano fiducia in quella che Amato definisce "la forza razionale della verità".
Tutti coloro che hanno a cuore il progetto europeo dovrebbero ritrovare questa fiducia ed essere attori di un nuovo proselitismo europeo. Viene in mente l'analisi svolta da Antonio Armellini e Gerardo Mombelli nel loro interessante Né Centauro né Chimera (Marsilio, 2017), dove sottolineano che l'Europa soffre di una particolare forma di embarras de richesses. Due, se non tre, generazioni di suoi cittadini – essi sostengono – sono state abituate a pensare che le conquiste del progetto europeo siano un dato immanente delle nostre società e dunque non attaccabile da crisi, per quanto profonde, dell'impianto comunitario. Una paradossale fine della storia – mettono in luce i due autori – rischia di far dimenticare queste conquiste ("l'Europa come luogo di ineguagliabile civiltà"). Tutt'altro che irreversibili, queste conquiste sono invece esposte ai sentimenti di paura della globalizzazione e alle pulsioni dei movimenti sovranisti e populisti.
Il compito storico di chi vuol bene all'Europa è quello di contrastare tutto questo. Mettere in luce le conquiste fatte fino ad ora, e sollecitare riforme in grado di garantire un'Europa "di qualità" per i propri cittadini. Scommettendo sulla seconda delle tre fasce generazionali di cui parla Giuliano Amato che hanno attraversato la storia europea dal Secondo dopoguerra. La fascia dei più giovani che, pur non avendo le motivazioni (semplifico) del Manifesto di Ventotene, ha avuto in un modo o nell'altro una formazione europea. Coloro, come il giovane Antonio Megalizzi, che possono e amano viaggiare in altri Paesi europei, studiarci o lavorarci. Sono quegli stessi giovani inglesi, vittime del citato embarras de richesses, che non sono andati a votare al referendum sulla Brexit e che adesso rimpiangono di non averlo fatto, comprendendone sulla propria pelle le conseguenze negative.
Il cambio generazionale è dunque fondamentale per costruire un nuovo europeismo e contrastare sintomi ed effetti dell'influenza anti-europea. Non è un caso che i giovani siano al centro della campagna di comunicazione (#stavoltavoto) del Parlamento europeo per invitare i cittadini europei al voto nella primavera del 2019.
L'ondata di emozione che ha accompagnato la tragica morte di Antonio Megalizzi nell'attentato di Strasburgo è un ulteriore elemento che ci spinge a riflettere e a impegnarci per un'Europa di qualità. Il suo entusiasmo, la sua voglia di Europa, la sua passione politica per il progetto europeo ci incitano, senza falsa retorica, ad amare e a difendere una storica conquista di civiltà.
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