La povertà energetica è un tema sempre più presente nell’agenda politica europea. Ma se in Paesi come il Regno Unito il concetto di fuel poverty è di dominio comune ormai da anni, in Italia ha acquisito una rilevanza solo in tempi recenti, perlopiù sulla spinta di iniziative comunitarie. Benché misure di contrasto al fenomeno siano in vigore da ormai un decennio, una definizione ufficiale e omogenea sull’intero territorio nazionale è stata adottata solo nel 2017 con la pubblicazione della Strategia energetica nazionale. Il documento definisce la povertà energetica come «difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, ovvero alternativamente, in un’accezione di vulnerabilità energetica, quando l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a un “valore normale”». Questa definizione ha il pregio di essere sufficientemente generica da includere un’ampia varietà di casi. Riferendosi ai servizi energetici – invece che alle tecnologie utilizzate per fornire tali servizi – ci si concentra infatti sulla domanda energetica individuale e, distinguendo tra indigenza e vulnerabilità, si prende in considerazione non solo il problema dell’accesso materiale all’energia, ma anche i casi in cui gli individui, pur disponendo delle tecnologie necessarie, abbiano difficoltà a garantirsi un servizio adeguato.
Nel trattare il tema della povertà energetica occorre dunque tenere conto della complessità della questione: affrontare una situazione di disagio di questo tipo significa, più in generale, affrontare l’assenza di sufficienti opzioni di scelta nell’accesso a quei servizi energetici necessari al benessere e allo sviluppo personale. Oltre alla definizione, scegliere l’indicatore più appropriato si rivela spesso un compito arduo poiché la povertà energetica è un fenomeno intrinsecamente multiforme, che varia significativamente nel tempo e nello spazio ed è soggetto a differenze culturali e aspettative sociali. Tali caratteristiche – oltre alle tradizionali limitazioni di sovranità delle istituzioni europee nel campo delle politiche sociali – hanno fatto sì che, ad oggi, non esista ancora una definizione armonizzata di povertà energetica a livello comunitario. Pertanto, a seconda degli studi che si considerano, il numero di famiglie europee in condizione di povertà energetica va da 50 a oltre 120 milioni.
[L'articolo completo pubblicato sul "Mulino" n. 5/19, pp. 747-754, è acquistabile qui]
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