In questi mesi la popolarità del governo Conte II è stata elevata, superiore alle intenzioni di voto ai partiti della sua maggioranza almeno secondo alcune stime. La tendenza potrebbe mutare a breve e ci sono già alcuni segnali. Ma rimane l’interrogativo sulle ragioni della popolarità del governo giallorosso durante i mesi più bui dell’emergenza.
Una risposta frequente si basa sull’osservazione che l’aumento della popolarità del governo in Italia e in altri Paesi sia associata al lockdown. Non è una risposta sufficiente. Occorre capire meglio se gli elettori hanno mostrato un alto gradimento per il governo perché ne valutano positivamente le prestazioni (come capita in un normale ciclo di popolarità) oppure se esprimono un alto gradimento che prescinde dalle decisioni prese. Uno studio comparato mostra che il secondo scenario è forse stato quello più probabile. Secondo De Vries e altri il lockdown attuato dal governo italiano il 9 marzo ha segnalato a francesi, tedeschi, polacchi e spagnoli che la crisi era molto grave. Ed è questo segnale che ha fatto salire immediatamente sia l’interesse per il Covid-19, come evidenzia il numero di ricerche su Google Trend, sia il gradimento dei partiti al governo. L’aumento di popolarità è dunque avvenuto prima che gli elettori potessero farsi un’idea precisa dell’efficacia dell’azione dei loro governi.
L’andamento delle ricerche attraverso Google Trend sul tema Coronavirus in Italia ha avuto una dinamica simile, solo anticipata di qualche settimana. L’interesse per il tema era già elevato in febbraio. I provvedimenti di chiusura hanno segnalato che la crisi era grave, come mostra la figura, con due picchi corrispondenti alla chiusura di Codogno e poi dell’intero Paese. Secondo i dati Swg la fiducia nel presidente Conte è salita parallelamente tra la fine di gennaio e il 2 marzo di quattro punti percentuali e al 9 marzo è ulteriormente salita di altri tre punti. Successivamente dal 9 al 23 marzo, a lockdown iniziato, ma con l’informazione concentrata su quanto accadeva in Lombardia e in altre regioni e su vari ritardi (tamponi, mascherine ecc), la fiducia è ulteriormente salita di altri 10 punti.
Non conosco dati che possano confermarlo, ma credo che la popolarità dei governi regionali nei primi giorni dell’epidemia abbia avuto la stessa dinamica. Di certo, secondo i dati dell’indagine SpsTrend, ai quali questa nota ha attinto, nelle due settimane dal 6 al 19 aprile la popolarità media dei presidenti regionali era pari a 0,63 su una scala da 0 a 1. Un livello non molto diverso dal gradimento del governo Conte II nello stesso periodo. Ovviamente il livello variava da regione a regione. Non era mai sotto la sufficienza almeno per le regioni con un numero adeguato di intervistati. Un fenomeno inusuale, ma anche congruente con l’idea che la minaccia del Covid-19 abbia prodotto un’ondata quasi immediata di sostegno alle autorità di governo che sembra non dipendere dalla valutazione delle sue prestazioni.
Se è così, la reazione dell’opinione pubblica durante l’emergenza è stata simile all’aumento della popolarità del Presidente americano nei rallies round the flag durante crisi internazionali analizzati da John Mueller nel 1970. Simile, ma non identica. Nelle crisi internazionali, dove l’uso della forza è possibile, ciò che scatta è l’identificazione con un Presidente che è anche Commander in Chief della Nazione. Nella crisi da Covid quali sono state le determinanti di un’ondata di popolarità verso ogni autorità di governo?
Penso che siano stati decisivi due fattori: il contesto politico e alcuni aspetti di una più generale domanda di sicurezza.
Se guardiamo al contesto politico, il dato di fondo è che i partiti non si sono divisi sul lockdown. L’opposizione ha contestato in alcuni momenti con durezza la competenza del governo e ha protestato sui Dpcm. Forse anche perché alle divisioni tra partiti si sono aggiunte le divisioni tra centro e periferia trasversali alle forze politiche, l’opinione pubblica non mi pare si sia polarizzata sulle misure del governo in sé, diversamente da quello che è accaduto negli Stati Uniti. Questo ha fatto da scudo alla popolarità del governo Conte II, consentendo al secondo fattore di esercitare la sua influenza.
L’indagine SpsTrend offre l’opportunità di valutare gli effetti sulla popolarità del governo Conte II di vari aspetti della domanda di sicurezza. Anzitutto un aspetto derivante dalla percezione di vivere in una zona dove il rischio di essere infettati è minore che nel resto del Paese, altri motivati dal peggioramento della propria condizione economica dagli inizi dell’epidemia o dalla paura che in futuro andrà peggio. Infine un aspetto della domanda di sicurezza che si esprime nell’adesione rigorosa alle norme di comportamento prescritte dal governo e un altro che si manifesta nella disponibilità a rinunciare a libertà personali importanti.
La seconda figura mostra gli effetti marginali dei vari aspetti dell’insicurezza in due periodi diversi (agli inizi di aprile e nella seconda metà di maggio). Vengono riportati inoltre gli effetti di due orientamenti ideologici (centrosinistra e centrodestra) rispetto a quelli derivanti dal collocarsi al centro, mentre gli effetti delle altre variabili di controllo (il genere, l’età il livello di istruzione e macro-area di residenza) non vengono mostrati.
Come ci si poteva attendere, collocarsi a centro-sinistra fa crescere l’approvazione, mentre stare sul versante opposto la deprime. Più interessanti sono gli effetti delle altre variabili. La percezione di vivere in una zona ad alto rischio di contagio non è associata alla popolarità del governo in entrambi i periodi. La popolarità è invece associata chiaramente alla insicurezza economica, nel senso che più si valuta peggiorata la propria situazione economica dagli inizi dell’epidemia o si teme per quella futura meno si approva il governo indifferentemente dall’orientamento ideologico.
Il grado in cui ci si è attenuti a cinque norme di comportamento nella settimana precedente è poco associato alla popolarità del governo che quelle norme ha emesso. Se si interpreta l’adesione come espressione comportamentale del consenso alle norme di distanziamento decise dal governo, allora la popolarità di questo dipende poco dalle prestazioni in questo campo. L’indice che sintetizza le risposte a tre domande che chiedono quanto l’intervistato sia disposto a rinunciare alla libertà di muoversi, di incontrare chi vuole e alla propria privacy per sconfiggere il Corona virus appare fortemente associato alla popolarità del governo. Si noti che nel secondo periodo gli effetti sono nettamente aumentati, nonostante il livello medio di disponibilità ad accettare limitazioni alle proprie libertà nella popolazione in generale nello stesso periodo sia diminuito rispetto al primo periodo di un punto (in una scala da 0 a 10).
Il gradimento del governo in questi mesi è dunque stato sottoposto a due spinte contrapposte. Da una parte l’insicurezza economica ne ha minato sin dall’inizio il gradimento e ha continuato a farlo con maggiore forza nell’ultimo periodo. Dall’altra il gradimento si è mantenuto elevato grazie alla disponibilità di molti a rinunciare alle proprie libertà personali per contrastare il contagio. Un atteggiamento che continua ad avere buoni effetti data l’evoluzione positiva del contagio prodotta dalle stesse misure di distanziamento prese dal governo a cui i cittadini hanno obbedito, senza per altro che l’obbedienza alimenti poi la popolarità del governo. In sostanza, se consideriamo l’insicurezza economica siamo in presenza di un normale ciclo di popolarità, e il futuro al riguardo è decisamente grigio. Se guardiamo a quella che porta a rinunciare a libertà fondamentali siamo in uno scenario analogo a quello che si verifica nelle crisi internazionali. In quel contesto però ci si stringe attorno alla bandiera per patriottismo. Nel nostro contesto ci si rifugia sotto l’ombrello di chi è titolato a comandare per effetto di una pronta disponibilità a cedere sulle proprie libertà.
Non c’è dubbio che tale disponibilità possa nascere da considerazioni razionali durante una pandemia e sia anche una risorsa utile per contrastarne la diffusione. Ma non è un atteggiamento innocente. Infatti, sebbene trasversale all’ideologia, oltre che all’età e all’istruzione, è associato all’opinione che in epoca di Coronavirus la democrazia non sia in grado di risolvere i problemi e alla convinzione che gli interessi degli individui devono cedere sempre il passo agli interessi della collettività.
Insomma il Covid-19 ci ha fatto vedere che esistono momenti — spero brevi — nei quali la disponibilità latente di molti ad obbedire prima di ricevere un ordine e prima ancora che se ne possa valutare la sua efficacia o liceità diventa una risorsa politicamente utile. Hobbes non sarebbe stupito.
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