Dire “votare con l’uninominale” è un po’ come dire “giocare con una palla”. Ci sono tante leggi elettorali che contemplano l’esistenza di collegi uninominali quanti sono i giochi con la palla (tennis, calcio, basket, volley, pallanuoto e altri). Un conto sono i sistemi maggioritari come quello di tipo inglese, non maggioritario “secco”, ma semplice: vince chi ottiene la maggioranza, anche soltanto relativa, dei voti, e come quello francese, a doppio turno. In Francia, al primo turno vince il candidato che ottiene la maggioranza assoluta, al secondo possono passare tutti i candidati che abbiano ottenuta una determinata percentuale di voti: chi ottiene più voti, non necessariamente la maggioranza assoluta, vince il seggio. Totalmente diversa è la logica del ballottaggio, poiché se al secondo turno passano soltanto due candidati, le alleanze - ovvero, talvolta, le ammucchiate - si debbono fare già prima del primo turno. Metà uninominale è anche il sistema elettorale tedesco nel quale, però, i rischi di perdere in quei collegi sono resi nulli dalla possibilità di essere presenti anche sulla parte proporzionale della scheda elettorale. Allo stesso modo, come avevano capito benissimo coloro che scrissero il Mattarellum e che cercano adesso di resuscitarlo, il recupero proporzionale su scheda separata, previsto per la Camera dei deputati, avrebbe salvato il seggio di tutti coloro che non si erano già ficcati nei collegi sicuri. Sarà certamente stato frutto del caso, ma i dirigenti di partito erano tutti candidati alla Camera e nessuno al Senato, per quanto il recupero dei migliori perdenti funzionasse anche per i candidati senatori. Quello che è sicuro è che la maggior parte dei collegi uninominali rendono rischiosissima l’assegnazione preventiva dei seggi ai fedelissimi, come è, invece, possibile fare con l’attuale proporzionale. Potere di cui, infatti, Berlusconi non si vuole privare. Altrimenti, non potrebbe generosamente promettere, a coloro che lasceranno Fini per tornare nel Popolo della Libertà, o che accorreranno da altri lidi, che darà loro un bel seggio parlamentare. La mancata riforma non turba più di tanto gli oligarchi del Partito Democratico e neppure il monarca dell’Italia dei Valori. Forse, però, non sarebbero pochi gli elettori che gradirebbero almeno che i candidati non venissero paracadutati. Un decente requisito di residenza nella circoscrizione in cui si viene candidati e la candidatura in una sola circoscrizione sembrano il minimo che si possa chiedere.
Salvare la Costituzione italiana, anche dagli azzeccagarbugli di ogni colore e provenienza. Riformandola. Lo spazio è ampio. Bisognerebbe innazitutto conoscere la nostra Costituzione, quindi le Costituzioni di qualche altro sistema politico democratico e la logica dei rapporti fra istituzioni e politica. Poi sarebbe possibile riformare in maniera decente e democraticamente fruttuosa.
Quattro interventi di Gianfranco Pasquino (autore del volume Le parole della politica, recentemente pubblicato dal Mulino).
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