L’Osservatorio scienza tecnologia e società di Observa Science in Society analizza da oltre vent’anni il rapporto degli italiani con la scienza e la tecnologia, in generale e in relazione a temi salienti nel dibattito pubblico. Si tratta di un’indagine unica in Italia e di una delle serie di dati più longeva e continua a livello internazionale. Ogni anno l’Osservatorio prende in esame un campione di 1.000 casi, proporzionale e rappresentativo per genere, classe d’età, titolo di studio e provincia di residenza della popolazione italiana con età maggiore o uguale ai 15 anni. Poiché molte domande vengono ripetute nel tempo, l’analisi delle serie storiche costituisce uno strumento prezioso per cogliere l’andamento generale, le variazioni e l’emergenza di nuovi modi di vivere la scienza.

Come è cambiata l’esposizione alla scienza e alla tecnologia degli italiani dal 2007 al 2023? Dalla lettura di articoli che parlano di scienza sui giornali quotidiani all’ascolto di programmi radiofonici, dal seguire programmi televisivi alla consultazione di siti web e blog, l’esposizione a contenuti tecnico-scientifici contribuisce ad aumentare il livello di conoscenze degli individui. I dati raccolti permettono una prima constatazione: nel corso degli anni, l’esposizione è cresciuta su tutti e cinque i canali di informazione considerati (Fig. 1). Nell’ultimo anno di rilevazione, è il 45% a dichiarare di leggere almeno una volta alla settimana gli articoli scientifici pubblicati dai quotidiani, e superiore al 50% è la quota di chi afferma di assistere con frequenza a programmi televisivi di informazione scientifica. L’aumento del consumo di contenuti tecnico-scientifici attraverso i media ha coinvolto anche un medium come la radio (2007=4%; 2023=24,5%), ma è soprattutto il web ad aver fatto registrare gli incrementi maggiori. Nel 2007 la percentuale di esposizione frequente alla scienza nella Rete era di poco superiore al 10%, mentre al termine del periodo considerato vi è stato un aumento che ha portato sostanzialmente ad allinearne i valori con quelli della televisione, che resta però ancora la prima fonte.

Considerando tutti i canali insieme, un modello di regressione permette di evidenziare che il livello di esposizione complessivo varia in modo positivo con il passare degli anni dell’indagine e il livello di istruzione degli intervistati, e in modo negativo con l’aumentare dell’età.

Gli anni Duemila sono stati portatori di una rivoluzione all’interno dell’ecosistema dei media; nel 2004 uno studente dell’Università di Harvard e alcuni colleghi misero a punto il social network Facebook. Dal 2015 l’Osservatorio scienza tecnologia e società registra tre componenti associate all’uso dei social network: leggere o vedere informazioni scientifico-tecnologiche; condividere informazioni scientifico-tecnologiche; seguire uno/a scienziato/a o un istituto di ricerca.

Per quel che riguarda la lettura o la visione di informazioni a contenuto scientifico-tecnologico (Fig. 2), vi è stato un aumento netto nel corso degli anni per tutti i social network, con l’eccezione di Twitter (X), che permane comunque stabile, seppure su livelli inferiori alle altre piattaforme. Facebook e YouTube procedono invece quasi parallelamente in una tendenza in costante crescita. Nel 2015 erano una fonte informativa sulla scienza e la tecnologia per circa il 40% degli italiani e nel 2023 superano entrambe abbondantemente il 60%. Impressiona tuttavia l’ascesa di Instagram, che ha costantemente aumentato la sua popolarità passando da meno del 10% nel 2015 a quasi il 50% nel 2023.

Considerando la condivisione di informazioni scientifico-tecnologiche, per tutte le piattaforme vi è stato un incremento deciso in concomitanza del 2020

Considerando la condivisione di informazioni scientifico-tecnologiche, per tutte le piattaforme vi è stato un incremento deciso in concomitanza del 2020. Negli anni il network preferito è stato sempre Facebook, con percentuali che nelle ultime indagini si mantengono stabilmente vicine al 45%. Anche Instagram e YouTube sono popolari, come si può evincere dal fatto che circa un italiano su quattro ha condiviso con una certa frequenza – almeno una volta al mese – un post a carattere scientifico su queste piattaforme (Fig. 3).

Negli anni monitorati (2015-2023), dunque, la lettura, la visione e pure la condivisione di informazioni scientifiche sui social è aumentata. Le tecnologie digitali hanno operato una profonda trasformazione nelle pratiche giornalistiche e hanno offerto nuove opportunità. Per quanto riguarda la comunicazione della scienza, da un modello mediato da figure come i giornalisti scientifici e i comunicatori, si è progressivamente andato a configurare un nuovo pattern che ha rimodulato la relazione tra esperti, enti di ricerca e pubblici, promuovendo un processo di disintermediazione. La disintermediazione operata da Internet, infatti, ha favorito l’attenzione e la curiosità del pubblico nei confronti dei ricercatori e la richiesta di conoscere le attività e i prodotti della ricerca dalla viva voce degli scienziati e degli istituti di ricerca.

Nel periodo rilevato, i followers degli scienziati sono quasi triplicati, passando dall’11% del 2015 a poco meno del 30% nel 2023. Inoltre, il valore più elevato è stato raggiunto nel 2020, ossia in concomitanza della crisi pandemica. Interessante è poi notare che i giovani, che seguono direttamente uno/a scienziato/a o un’istituzione di ricerca sui social, nel 2023 sono pari al 53,5%: una percentuale quasi doppia rispetto a quella degli adulti e ben cinque volte superiore a quella degli anziani.

L’esposizione alla scienza e alla tecnologia però non si esaurisce con la fruizione di informazioni attraverso i media. Sempre più frequentemente ci si espone a contenuti scientifici anche in contesti diversi e informali. Il rapporto con la scienza e la tecnologia si può esprimere pure attraverso la partecipazione a incontri, eventi, festival o a manifestazioni di protesta.

Nel 2022 sono i cittadini tra i 15 e i 29 anni i più assidui frequentatori di musei o mostre scientifiche (56,5%) e di festival della scienza (43%), ma anche quelli che più degli altri partecipano a manifestazioni di protesta o mobilitazioni su questioni di scienza e tecnologia (40%)

Dopo un periodo iniziale in cui il coinvolgimento in tutte le forme di partecipazione è diminuito, dal 2013 è iniziato un periodo di crescita. In particolare, la visita a musei della scienza o mostre scientifiche, che coinvolgeva soltanto 1 italiano su 4 nel 2007, nel 2022 ha visto aumentare tale quota a quasi 4 su 10. Inoltre, sebbene tutte le altre modalità di partecipazione registrino un seguito abbastanza limitato, vi è stata comunque una crescita nel 2022 rispetto alle prime rilevazioni. Ad esempio, quanti avevano preso parte a un incontro o a un dibattito pubblico erano poco più di 1 italiano su 10 nel 2007 e nel 2022 sono raddoppiati fino a superare 2 su 10. Anche la partecipazione a festival della scienza, che nel 2007 riguardava soltanto 5 italiani su 100, nel 2022 ha visto elevare tale quota oltre i 15 punti percentuali. Infine, pure le proteste su questioni scientifiche e tecnologiche sono aumentate: coinvolgevano meno del 5% degli italiani nel 2007, ma nel 2022 la partecipazione ha raggiunto quasi il 20%.

Anche in questo caso è interessante notare soprattutto le differenze per età e il comportamento dei più giovani; nel 2022 sono proprio i cittadini tra i 15 e i 29 anni i più assidui frequentatori di musei o mostre scientifiche (56,5%) e di festival della scienza (43%), ma anche quelli che più degli altri partecipano a manifestazioni di protesta o mobilitazioni su questioni di scienza e tecnologia (40%). Dal 2007 i 15-29enni hanno sempre rappresentato la parte maggioritaria tra coloro che partecipano a simili iniziative, evidenziando una crescente volontà di partecipazione; ma dal 2019 si osserva un incremento dei giovani che prendono parte soprattutto a dibattiti e manifestazioni su scienza e tecnologia.

Le mobilitazioni promosse dalla giovane studentessa svedese Greta Thunberg che – a partire dal 2018 – ha avviato una sorta di “sciopero scolastico per il clima” sembrano aver risvegliato una rinnovata volontà di impegno pubblico giovanile che ha dato origine a numerosi movimenti per la tutela dell’ambiente (Fridays for Future, per esempio). Spesso accusati di immobilismo e disinteresse verso l’impegno sociale e civile, i giovani italiani paiono essersi scossi e ricompattati soprattutto attorno alla tutela dell’ambiente. Il tema ambientale è entrato prepotentemente tra i valori dei giovani, ponendo reali e concrete sfide alle democrazie occidentali.