Dal 24 febbraio, dal giorno in cui la Russia di Putin ha invaso l’Ucraina, le lancette della storia europea sono improvvisamente tornate indietro. La parola guerra è riapparsa su tutti i media europei con toni e immagini oramai inusuali per il nostro continente. Non è la prima volta, è vero. Negli anni Novanta, dopo la disgregazione della Jugoslavia, l’Europa comunitaria ha visto consumarsi nei vicini Balcani conflitti nazionali ed etnici cruenti. Tuttavia, le emozioni che questa guerra suscita nell'opinione pubblica europea sono incomparabilmente maggiori. La guerra in Ucraina, per la minaccia sistemica che essa rappresenta, alimenta paure molto più grandi, anche per l’intensità degli effetti economici.
La risposta dell’Unione europea è stata dura e immediata. I governi degli Stati membri hanno scelto da subito di sostenere l’Ucraina con aiuti umanitari ed economici, e anche con la fornitura di armi per sostenere il governo di Kiev nella difesa dei propri confini. Allo stesso tempo, l’Unione europea ha fatto pressioni sulla Russia affinché mettesse fine all’invasione con l’adozione di sei ondate di sanzioni, progressivamente più dure.
Non è stato un processo scontato, anzi, al momento delle decisioni vi sono stati momenti di grande incertezza per gli effetti politici ed economici delle stesse. L’ombra di Orban ha rischiato di paralizzare le decisioni, aggiungendosi ai timori che hanno attraversato tutti i governi per le reazioni russe alle sanzioni. I media europei hanno registrato giornalmente gli umori dei dirigenti politici e in generale della comunità politica degli Stati membri. Naturalmente anche in Italia, dove la guerra in Ucraina ha fatto da collante all’azione di governo nascondendo le fragilità che ne hanno accompagnato la sua conclusione.
Poco si sa, per contro, degli umori dell’opinione pubblica europea. Due recenti sondaggi dell’Eurobarometro, per conto del Parlamento europeo e della Commissione europea, realizzati tre mesi dopo l’invasione russa, ci aiutano a saperne di più.
Entrambi i sondaggi segnalano che la grande maggioranza degli europei approva l’azione intrapresa dall’Unione. Quasi il 60% si dichiara, infatti, soddisfatto della risposta europea. Una grande maggioranza (l’80%) ritiene che le istituzioni di Bruxelles, con questa azione, stiano difendendo i valori europei.
Il 93% degli europei è favorevole agli interventi umanitari e all’accoglienza degli ucraini in fuga. Un sostegno meno pronunciato, ma comunque significativo, il 70%, si manifesta nei confronti della decisione dell’Ue di finanziare la fornitura di armamenti all’Ucraina
I sondaggi rilevano che non vi è alcuna esitazione nell’approvare gli interventi umanitari e l’accoglienza agli ucraini in fuga: ben il 93% degli europei è favorevole. La medesima percentuale approva un’azione comune per contrastare la crisi dei rifugiati in Europa. Un sostegno meno pronunciato, ma comunque significativo, il 70%, si manifesta nei confronti della decisione dell’Unione europea di finanziare la fornitura di armamenti necessari all’Ucraina per difendersi dall’aggressione russa.
La solidarietà europea decresce se si affronta il tema dell’adesione dell’Ucraina e di altri Paesi vicini ai confini dell’Unione. Solo il 58% degli europei è a favore: certo una posizione maggioritaria, ma meno pronunciata rispetto alle altre questioni. E, aggiungiamo, superiore alle tendenze consolidate, visto che le nuove adesioni non sono nel cuore degli europei.
Le percentuali salgono nuovamente quando si parla della posizione dell’Europa nei confronti della Federazione russa. Le sanzioni economiche decise dal Consiglio europeo per fare pressione su Putin e la Russia affinché mettano fine alla guerra sono largamente maggioritarie. L’80% degli europei le approva. Per limitare le conseguenze della guerra, l’87% degli europei approva l’impegno dell’Unione europea a ridurre la sua dipendenza dalle fonti energetiche russe.
Come conseguenza della guerra in Ucraina, una netta maggioranza di europei ritiene che gli Stati membri dovrebbero agire insieme per rendere sicuro tutto il territorio dell’Unione europea. L’85% degli europei si esprime in favore di un rafforzamento dell’azione europea in materia di difesa. In particolare, l’81% è d’accordo su una politica comune di difesa e sicurezza. In linea con questi risultati estremamente chiari, gli europei sollecitano un rafforzamento della politica estera comune. Il 75%, infatti, si dichiara favorevole a questa prospettiva
Che cosa ci dicono questi dati? Essi mostrano con chiarezza che i cittadini europei sono pienamente coscienti della minaccia che incombe su di loro e sull’Europa da parte della Federazione russa. E che, di fronte a questa minaccia, i cantieri aperti per rafforzare la politica estera comune e per giungere a una difesa comune debbono essere portati a termine rapidamente. Ancora, ridurre la dipendenza energetica dalla Russia significa accelerare di fatto la transizione verde e sostenibile e spingere con decisione verso un’autentica politica comune dell’energia.
Ridurre la dipendenza energetica dalla Russia significa accelerare di fatto la transizione verde e sostenibile e spingere con decisione verso un’autentica politica comune dell’energia
Che l’opinione pubblica europea abbia voglia di contare di più lo confermano i risultati della Conferenza sul futuro dell’Europa, un esercizio di democrazia partecipativa che si è svolto nel disinteresse dei media. Ritardata a causa dell’emergenza pandemica, l’attività di questo organismo ad hoc è avvenuta facendo fulcro su una piattaforma interattiva, multilingue e interistituzionale che ha consentito a tutti i cittadini e le organizzazioni della società civile di promuovere eventi, elaborare idee e proposte e inserire contenuti (nella propria lingua madre) su dieci temi prioritari (democrazia europea, rule of law e valori europei, economia e occupazione, transizione verde e digitale, migrazione, relazioni esterne, salute, istruzione e cultura). In totale, sono stati organizzati 6.661 eventi con la partecipazione di 721.500 cittadini. Sono state presentate 18.850 idee che hanno raccolto 22.300 commenti. Le approvazioni complessive alle idee sono state 72.900. Infine, sulla piattaforma hanno interagito in totale 53.500 cittadini.
L’esperienza di democrazia partecipativa a livello europeo continuerà molto probabilmente in futuro: il tempo del consenso implicito sembra essere definitivamente tramontato
Le idee, le riflessioni e le proposte elaborate dal basso sono state discusse da quattro “panel di cittadini” composti ciascuno da 200 cittadini europei scelti per sorteggio e provenienti dai 27 Stati membri. Ciascun panel ha adottato delle raccomandazioni rivolte alle Sessioni plenarie della Conferenza, composta in modo tale da garantire un’ampia rappresentanza della società istituzionale e civile europea. A conclusione dei suoi lavori, la Conferenza sul futuro dell’Europa ha consegnato a Consiglio europeo, Parlamento europeo e Commissione europea 49 proposte, articolate in 360 misure, per il rafforzamento dell’Unione europea e delle sue politiche. Molte delle proposte presentate vanno nella direzione di rafforzare il sistema istituzionale dell’Unione europea e accrescere la sua legittimità democratica.
L’esperienza di democrazia partecipativa a livello europeo continuerà molto probabilmente in futuro. Nel frattempo, le istituzioni europee riflettono sull’opportunità di avviare un nuovo ciclo di riforme istituzionali. Le prospettive sono incerte, quel che è certo è che il tempo del consenso implicito è definitivamente tramontato. Oggi l’opinione pubblica europea non vuole essere ignorata.
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