Prima ancora che il blocco delle attività economiche dovuto alla diffusione a livello mondiale del Covid-19 determinasse una recrudescenza della povertà anche nelle aree del Paese in passato meno colpite dal fenomeno, in Italia si era verificato un importante elemento di novità. Secondo le stime comunicate di recente dall’Istat, infatti, nel 2019 l’incidenza di povertà assoluta registra un calo, con 148 mila famiglie in meno rispetto al 2018. Si riduce anche il numero degli individui in povertà (-447 mila).

Il dato complessivo va letto tuttavia nella sua articolazione interna con aree del Paese, come il Nord Est, dove il numero di famiglie in povertà assoluta è in aumento (+34 mila) e altre dove si registrano riduzioni di entità variabile: Nord Ovest (-25 mila), Centro (-42 mila), Sud (-56 mila) e Isole (-60 mila). Benché nel Mezzogiorno, e particolarmente nelle aree metropolitane, si sia registrata un’attenuazione, la povertà assoluta rimane elevata: il numero delle famiglie in tale condizione è infatti pari a 706 mila e quello di persone povere pari a 2.071.000, rispettivamente il 42% e il 45% sul totale nazionale (con un'incidenza dunque largamente superiore a quella demografica). Anche in termini di diffusione la povertà assoluta nel Mezzogiorno (8,6%) resta alta, con una distanza di circa 3 punti percentuali dal Nord (5,8%) e di 4 punti dal Centro (4,5%) (tab. 1).

Tab. 1. Incidenza di povertà assoluta familiare per ripartizione geografica. Anni 2018-2019 (valori %)

 

2018

2019

Differenza %

Variazione %

Nord 

5,8

5,8

+ 0.0

+ 0,0

Centro

5,3

4,5

- 0.8

- 15,1

Mezzogiorno

10,0

8,6

- 1.4

- 14

Italia

7,0

6,4

- 0.6

- 8,6

[Fonte: Istat, 2020]

 

In ogni caso ci troviamo indubbiamente di fronte a un elemento di novità che emerge ancora più chiaramente se ci collochiamo in una prospettiva di lungo periodo, come fa la tabella 2. Notiamo infatti che l'incidenza della povertà assoluta nel periodo 2008-2019 è raddoppiata al Nord e aumentata di circa 2 punti al Centro, mentre al Sud l’incremento è stato più contenuto in ragione anche dei valori di partenza più alti.

 

Tab. 2. Incidenza di povertà assoluta familiare per ripartizione geografica. Anni 2008-2019 (valori %)

 

2008

2019

Differenza %

Variazione %

Nord

2,9

5,8

2,9

+ 100

Centro

2,7

4,5

1,8

+ 66,6

Mezzogiorno

6,2

8,6

2,4

+ 38,7

Italia

4,0

6,4

2,4

+ 60,0

[Fonte: Istat, Anni vari]

 

L’aumento della povertà assoluta in aree del Paese dove la sua incidenza è stata tradizionalmente contenuta è dovuta in parte al peggioramento della condizione economica delle famiglie di persone straniere e regolarmente residenti nel nostro Paese, concentrate soprattutto nel Centro Nord (83%), che hanno incontrato maggiori difficoltà di reinserimento nel mercato del lavoro dopo la crisi, possono contare meno su aiuti familiari e hanno avuto accesso solo in minima parte al Reddito di cittadinanza per la penalizzazione dovuta a criteri stringenti di residenza. Andando infatti ad analizzare la condizione degli stranieri residenti in Italia, è possibile osservare come questa componente sia particolarmente colpita: sul totale delle famiglie residenti in Italia in povertà assoluta, circa una su tre è una famiglia con stranieri, sebbene questa tipologia familiare rappresenti l’8,9% sul totale delle famiglie residenti. Tra le famiglie che comprendono stranieri, l’incidenza della povertà assoluta è del 22,0% se vi è almeno uno straniero in famiglia e del 24,4% se tutti i componenti sono stranieri a fronte del 4,9% delle famiglie di soli italiani. Ne consegue che qualsiasi intervento di contrasto alla povertà che escluda o penalizzi questa significativa componente della povertà italiana sia da forme di sostegno al reddito sia dall’accesso a servizi essenziali, come le mense e il trasporto scolastico, mancherebbe del tutto il suo obiettivo. Va tra l’altro osservato che anche la condizione di povertà delle famiglie di stranieri risente della dimensione territoriale. Nel solo Mezzogiorno la stessa incidenza sale al 36,8% per le famiglie con stranieri dove sono presenti minori, contro il 10,6% delle famiglie di soli italiani sempre con minori.

Un altro elemento di rilievo relativo all’ultimo biennio che induce a una certa prudenza nel manifestare ottimismo rispetto al calo della povertà assoluta è l’aumento della sua intensità, indicatore che, come si ricorderà, misura “quanto poveri sono i poveri”, ossia di quanto in percentuale la spesa media delle famiglie definite povere risulta al di sotto della soglia di povertà. Nei suoi Rapporti periodici l’Istat avverte che da un anno all’altro le variazioni non possono sempre dirsi significative. Tuttavia, vale la pena osservare come abbia avuto luogo un aumento dell'intensità della povertà pressoché generalizzato a tutte le circoscrizioni italiane anche se, ad eccezione del Nord Ovest (+1,5), non risulta particolarmente accentuato nelle altre aree (Nord Est e Sud +0,8, mentre le altre circoscrizioni presentano valori inferiori).

La riduzione della povertà assoluta andrà sicuramente approfondita nelle sue cause e nella sua portata, tenendo conto anche della eccezionalità degli eventi degli ultimi mesi che potrebbero portare a una nuova inversione del trend. Si è visto inoltre come essa va di pari passo con il consolidamento di uno zoccolo duro della povertà costituito da persone che soffrono soprattutto di una carenza di reddito, con una componente di tutto rilievo rappresentata da famiglie di working poor, da famiglie immigrate, giovani coppie (categorie che molto spesso tendono a sovrapporsi) e dai loro bambini. Il fatto che tale zoccolo duro non sia più solo confinato alle aree meridionali, “epicentro” della povertà, ne fa ancora di più una “questione sociale” nazionale.