Nuovi alleati, in vista dell'Europa. I carri armati di Putin, in Ucraina, ricordano le invasioni sovietiche. Si contano già 6.000 morti e 14.000 feriti. Ma la nuova Europa ha cambiato le regole del gioco della politica anche nell’Est, dopo secoli di despotismo. Per la prima volta, un’Europa unita, fondata sul diritto, appoggiata dagli Stati Uniti, ha costituito un nuovo ordine interstatale, superando le divisioni e formando un centro che attrae le nazioni ancora sottoposte a regimi tirannici o semi-costituzionali. La nuova configurazione degli Stati in Europa traccia uno scenario del tutto nuovo nell’Est. Per secoli, la Germania e l’Impero russo sono stati nemici, impegnati nella lotta per la sopraffazione: la campagna di Russia, lanciata da Hitler, ne è solo l’ultimo esempio. Stretta tra la Germania imperiale e la Russia, l’Ucraina era soffocata e inerme. Non aveva le forze per ribellarsi; non poteva pensare a un futuro di libertà. Né la Germania né la Russia l’avrebbero mai consentito. Non a caso, dopo il crollo dello zarismo, la pace di Brest-Litwosk, il 3 marzo 1918, i tedeschi si mossero per annettere le pianure dell’Ucraina e Kiev come Stato servile. Oggi la Germania appoggia la libertà dell’Ucraina.
Gli Stati Uniti e il suo segretario di Stato, John Kerry, sono in prima linea nel chiedere il riconoscimento e la tutela del diritto, il disarmo dei corpi franchi, il ritiro dalle vie, dagli edifici e dai quartieri occupati, la fine delle violazioni delle libertà religiose, il ripudio dell’antisemitismo. L’Ucraina ha la possibilità di aderire alla nuova Europa e chiedere protezione in nome del diritto, dell’indipendenza, della libertà e della dignità umana. Resta però il Polizeistaat di Putin. Sa quale minaccia la nuova Europa ponga al suo regime personale. La forza centripeta che attira verso Bruxelles e Washington, l’impulso ideale alla libertà sono vivi anche nel cuore della Russia e potrebbero, nel tempo, rovesciare il regime, aprire la strada alla democrazia, consentire il passaggio dallo Stato patrimoniale alla giurisdizione, mai attuato fino ad oggi. Nonostante i sondaggi, spesso manipolati, per presentare un capo plebiscitario, il regime di Putin è instabile. La sua politica è destinata allo scacco.
L’Ucraina ha la possibilità di aderire alla nuova Europa e chiedere protezione in nome del diritto, dell’indipendenza, della libertà e della dignità umana
Ne è prova il recente assassinio di Nemtsov, uno dei massimi esponenti dell’opposizione in grado di competere con Putin. La presentazione degli oppositori come «traditori della patria» e poi il ricorso al sangue, come si faceva nella Russia zarista e comunista, svela, in un Paese già diviso, la natura violenta del regime di Putin. Nemtsov aveva contestato apertamente le politiche adottate in Ucraina e aveva condotto un'indagine sulla mafia degli appalti per le Olimpiadi del 2014, un progetto particolarmente caro a Putin. Già Timchenko, ex proprietario del Gimvor Group, uomo di Putin, cercò di impedire che Nemtsov uscisse dalla Russia e intrattenesse contatti con l’autorità giudiziaria americana, seguendo le piste del denaro e i legami di Putin. Secondo Bedkowsky, Putin controllerebbe il 70% del Gimvor Group, possedendo il 37% della Surgutneftgaz e il 4,5% di Gazprom.
Come i funerali di Dostoevskij, nel silenzio assoluto, seguiti da migliaia di persone in fila perfettamente ordinata, quelli di Nemtsov, e la cerimonia nel Centro Sacharov, che Putin ha dato ordine di chiudere, esprimono una nuova Russia, nonostante l’oppressione poliziesca.
Occorre far capire che Bruxelles e Washington sono disposte al dialogo, che si ispira al modello del regime dei diritti. È una politica molto più importante delle sanzioni, necessarie per indicare che i diritti si difendono con fermezza e, con essi, valori e principi. La politica dei diritti è decisiva, soprattutto per l’opposizione interna in Russia, già perseguitata senza tregua. A Putin non resta che la vecchia carta del nazionalismo pan-russo. Un ritorno al passato. Anche l’Ucraina deve prepararsi all’Europa, accettare apertamente una compagine costituzionale che protegga le minoranze e ponga le condizioni per l’adesione all’Europa unita, rimandando, eventualmente, l’adesione alla Nato che tanto spaventa Putin. Una politica di rivincita contro i russi locali sarebbe inaccettabile e violerebbe gli «standards of human law» ai quali aderiamo e che l’Ucraina, per prima, deve riconoscere nel suo ordinamento. Il primo passo potrebbe essere l’adesione chiara alla Convenzione dei diritti umani, fondamento dell’Unione europea.
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