Il Pakistan e la crisi energetica. Si fa sempre più grave la crisi energetica in Pakistan. La domanda di elettricità da parte della popolazione civile e soprattutto delle industrie, cresce in modo più che proporzionale rispetto alla capacità di distribuzione delle infrastrutture attualmente presenti nel Paese. Questo gap negativo viene valutato dagli esperti (fonte BBC) in 3,68 MW al giorno, un’enormità cui il governo pakistano ha deciso di porre rimedio. Queste almeno sono le intenzioni dichiarate nei giorni scorsi dal premier Yousuf Raza Gilani, il quale ha presentato una nuova, radicale politica del risparmio energetico che secondo le aspettative dovrebbe abbassare sin da subito il deficit, riducendo il fabbisogno di 1,5 MW al giorno. Numerose le misure restrittive preannunciate, a partire dall’estensione della durata ufficiale del weekend da 1 a 2 giorni, accorciando di conseguenza la settimana lavorativa nelle industrie ‘energivore’, principali responsabili dell’assorbimento elettrico. Particolarmente penalizzata dovrebbe essere Karachi, importante città portuale e capitale produttiva del Pakistan, dove gli approvvigionamenti saranno ridotti addirittura di 300 MW al giorno. Seguiranno poi la chiusura serale anticipata dei mercati all’aperto in tutto il Paese, il dimezzamento del consumo energetico negli uffici governativi, e la messa al bando delle insegne al neon e dei cartelli luminosi. Previste anche misure più drastiche e se vogliamo curiose o anti-popolari, come il divieto di prolungare oltre un certo orario notturno la durata delle feste private e dei matrimoni.
Quello che per ora è un disegno di legge in fase di definizione, a fine luglio sarà presentato in parlamento nella sua forma definitiva, inclusa una pipeline per l’incremento della produttività energetica nazionale, che dovrebbe coinvolgere società para-statali e 13 gruppi privati. Al momento della presentazione della sua nuova strategia, Gilani non ha deluso le aspettative, toccando come prevedibile il tasto del nucleare civile, considerato dal governo una soluzione fondamentale alla crisi energetica, che suona tuttavia come una replica alla politica della rivale India, lanciata come non mai nello stesso settore. “Stiamo prendendo questa decisione nell’interesse della nazione” ha commentato il primo ministro pakistano, il cui governo si trova sempre più di frequente a dover arginare proteste popolari e rivolte, originate dal malcontento dovuto ai blackout che ogni giorno lasciano al buio intere città. Oltre all’opzione del nucleare civile, per il Pakistan acquista ulteriore rilevanza il mega-progetto dell’IPI (Iran Pakistan India), il gasdotto da 22 miliardi di metri cubi annui che dovrebbe trasportare il gas iraniano da Asolouyeh (Iran) a New Delhi, passando per i territori pakistani del Baluchistan e del Sindh. Spazio anche per le fonti rinnovabili, almeno a parole, in particolare eolico, fotovoltaico e biomasse, settori cui Islamabad ha voluto destinare un apposito ufficio collegato al Ministero delle acque e dell’energia, che saranno implementati in collaborazione con Cina e Turchia.
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