«Dobbiamo anche riconoscere che alcuni cristiani impegnati e dediti alla preghiera, con il pretesto del realismo e della pragmaticità, spesso si fanno beffe delle preoccupazioni per l'ambiente» (Laudato Si', § 217).
La visita recente di papa Francesco è stata un grande successo a giudicare dal benvenuto tributatogli dai tanti americani che l’hanno accolto e dalla risonanza che ha avuto sulla stampa. Se la sua visita avrà altri effetti a lungo termine è un questione differente. Su alcune questioni il papa non si è pronunciato o ne ha fatto riferimento indirettamente. Ma sia durante il suo viaggio che nella sua recente “enciclica”, il suo punto di vista sulla questione ambientale è a dir poco cristallino.
È possibile che le parole di papa Francesco abbiano un impatto sulle idee degli americani quando si parla di ambiente, del ruolo dell'uomo nella natura, e nello specifico del cambiamento climatico?
Secondo un sondaggio del Pew Research, il 68% degli americani adulti, un quinto dei quali si professa cattolico, dice di credere nel fatto che «la Terra si stia riscaldando», e quest'opinione è due volte più diffusa fra i democratici, rispetto ai repubblicani. Il 64% dei democratici pensa che sia l'attività umana a causare il riscaldamento globale e che questo sia un problema molto serio, e questa conclusione viene condivisa da circa un 20% dei repubblicani.
Ci si può chiedere se le opinioni degli americani verranno influenzate dalle parole del pontefice. Ma, quando sono ormai trent'anni che si è consapevoli del problema, è più importante chiedersi: queste parole avranno un impatto sui comportamenti?
C'è una cospicua letteratura che indaga la possibilità che opinioni molto radicate cambino grazie a nuove informazioni. Informazioni importanti per modificare i comportamenti sono quelle che riguardano la natura del messaggio, la maniera in cui esso viene comunicato, chi è a farlo, e il fatto che il messaggio indichi che tipi di cambiamenti sono possibili.
Assumendo tutto questo, la lunga lettera del papa dovrebbe avere impatti diversi, a seconda del tipo di pubblico e di quali parti vengano lette, o di quali informazioni arrivino – in bollettini ecclesiastici, tramite colleghi, amici, leader politici.
Alcuni liquideranno il messaggio del papa per via del suo estremismo: infatti, quest'opera lunga molte pagine è, almeno in parte, un documento molto radicale. Vi compare una sintesi di ciò che molti attivisti della comunità ambientalista dicono da anni. Alcune parti di questo messaggio non sono state ben accolte da molti americani, compresi i cattolici.
Il papa ha preso spunto dalle analisi più drastiche della natura delle sfide ambientali e del ruolo che in esse hanno le aziende, i governi e i singoli. Fra le affermazioni notevoli:
Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti […] deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. [Si fa riferimento al petrolio, ma anche al gas]. […] La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l'unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri (§§ 165, 20).
Il mondo dell'economia viene chiamato in causa in paragrafi come quelli in cui emerge la preoccupazione profonda del papa riguardo alle «proposte di internazionalizzazione dell'Amazzonia, che servono solo agli interessi economici delle multinazionali» (§ 38).
L'uomo e la donna del mondo postmoderno corrono il rischio permanente di diventare profondamente individualisti, e molti problemi sociali attuali sono da porre in relazione con la ricerca egoistica della soddisfazione immediata. Per questo è arrivata l'ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti. […] Abbiamo bisogno di cambiare il modello di sviluppo globale. La protezione ambientale non può essere assicurata solo sulla base del calcolo finanziario dei costi e benefici. L'ambiente è uno di quei beni che i meccanismi di mercato non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente (§§ 162, 193-4, 190).
Ci sono stati uno sfruttamento e una distruzione implacabili dell'ambiente causati da una ricerca senza scrupoli dei profitti, da una fede eccessiva nella tecnologia e da una miopia politica. La discussione sulla tecnologia è molto estesa e il papa ne sottolinea gli effetti negativi.
Opinioni del genere non riflettono il modo di pensare degli americani moderni in termini di progresso, delle maniere più sagge per ottenere un ambiente pulito e della compatibilità fra consumismo e conservazione del pianeta.
Ma la lettera auspica anche un dialogo e non afferma che le risposte debbano provenire solo dalla Chiesa e dalla religione. Da questo punto di vista, in quanto invito al dialogo, all'amore e all'azione collettiva, questo messaggio può essere per gli americani – conservatori compresi – meno irritante di quanto possa sembrare.
E un messaggio procedurale fondamentale dell'“enciclica” potrebbe venire accettato dalla maggior parte degli americani: se «i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali» (§ 179).
Nè il papa si abbandona all'idea che tutto sia perduto e tutto vada male, un tono caratteristico della comunicazione che spesso ha effetti controproducenti (“tanto non possiamo fare nulla comunque, quindi facciamo come se niente fosse, e tutto come prima”). Il papa descrive la sua “enciclica” come una «prolungata riflessione, gioiosa e drammatica insieme. [...] Eppure, non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all'estremo, possono anche superarsi» (§ 246, 205). E riconosce che «in alcuni Paesi ci sono stati progressi che cominciano ad essere significativi», con riferimento alla minore richiesta di energia per la produzione e il trasporto, alla pulizia dei fiumi, all'abbellimento dei paesaggi, al miglioramento dei trasporti pubblici (si vedano §§ 26, 58).
Sui non credenti o non cattolici, l'influenza può derivare da quanto questo papa è amato. Per questo tipo di pubblico, l'attenzione considerevole che Laudato Si' ha per la dottrina cattolica ha probabilmente una valenza molto limitata. Fra le fonti citate dal papa predominano quelle derivanti dalla tradizione della Chiesa: lettere apostoliche, altre encicliche, dichiarazioni provenienti da conferenze episcopali, il catechismo. E in parte il messaggio di quest'“enciclica” è identico a quello che faceva parte della mia educazione profondamente e rigorosamente cattolica negli anni Sessanta, basata sul catechismo e con molti riferimenti a un Dio onnipotente, che è «Padre […] fonte ultima di tutto, […] Figlio […] per mezzo del quale tutto è stato creato […] quando prese forma nel seno di Maria, […] Spirito, vincolo infinito d'amore» (§ 238). Ci sono riferimenti al fatto che sia fuorviante concentrarsi sul controllo demografico (§ 50). E «non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell'aborto» (§ 120).
Dopo decenni di insegnamento e scrittura sui problemi ambientali mondiali, sull'educazione ambientale, il diritto dell'ambiente e il cambiamento climatico, la mia esperienza è questa: perché l'informazione abbia un qualche effetto sul comportamento, è necessario che le persone percepiscano il legame tra disastri e problemi ambientali e che siano in grado di individuare qualcosa da fare per frenare il cambiamento in corso. Il papa ha reso un po' più credibile l'ipotesi del disastro ambientale e ha spiegato come i nostri comportamenti possano fare la differenza – e l'ha fatto in una maniera amabile, quasi tenera.
Per quanto riguarda la comunicazione di quel che si può fare, è notevole il livello di dettaglio del suo discorso. Egli fa suo un messaggio implicito nel diritto ambientale moderno («Le leggi possono essere redatte in forma corretta, ma spesso rimangono come lettera morta», § 142), e offre idee che possono spingere all'azione (con dettagli che sorprende trovare in un messaggio di natura religiosa): gli individui fanno la differenza grazie a comportamenti come «evitare l'uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili ...» (§ 211). Bisogna valutare gli impatti ambientali e gli studi di impatto «non dovrebbero essere successivi all'elaborazione di un progetto produttivo o di qualsiasi politica, piano o programma» (§ 183). Si deve riconoscere il principio di precauzione.
Gli opinion leaders (e quelli che vorrebbero essere tali) hanno già espresso la loro opinione sugli effetti dell'“enciclica”. Si tratta di opinioni la cui divergenza è prevedibile: “Non prendo suggerimenti sulla politica economica dal mio vescovo, cardinale o dal papa” (Rick Santorum, candidato alla presidenza degli Stati Uniti). “Penso che l'“enciclica” avrà grande influenza. Essa esprime l'imperativo di fare qualcosa contro il cambiamento climatico tempestivamente, per proteggere i più vulnerabili” (Christiana Figueres, segretario esecutivo della Convenzione Quadro Onu sul Cambiamento climatico).
Penso che l'effetto su coloro le cui opinioni questi opinion leaders e il papa vogliono mutare sarà modesto e positivo, per quanto non valutabile con precisione, e si estenderà tanto agli atteggiamenti quanto al comportamento. Il papa scrive che «basta un uomo buono perché ci sia speranza!» (§ 71). Mi sembra un pensiero meraviglioso, e se è vero il papa è uno di questi uomini.
[Traduzione dall’inglese di Gianfranco Pellegrino]
Riproduzione riservata