La maggior parte delle comunicazioni quotidiane avviene su Internet, una rete mondiale di computer interconnessi. È il mezzo di comunicazione di massa più efficace che sia mai stato realizzato: ha sostituito le tradizionali lettere e telefonate con posta elettronica, programmi di messaggistica istantanea e sistemi VoIP; ha cambiato il mondo dell’informazione, marcando il passaggio da giornali e Tv a portali, blog, microblog e social media; e anche molte delle attività tradizionali – come fare la spesa o acquistare un libro – hanno subito mutamenti sostanziali. Oggi, grazie al cosiddetto «Internet delle cose», la Rete rende intelligenti gli oggetti che ci circondano: possiamo così dialogare con gli elettrodomestici, lasciare che l’auto ci porti al lavoro trovando parcheggio da sola ed effettuare un’operazione chirurgica a chilometri di distanza. Lo sviluppo tecnologico e la rete Internet ci consentono di fare cose, quindi, che sino a pochi anni fa solo la fantasia di qualche regista hollywoodiano poteva immaginare anni fa.

Tuttavia, non è ancora del tutto chiaro se il bilancio tra costi e benefici sia positivo. Da una parte la vita si semplifica; dall’altra siamo costretti a rinunciare giorno dopo giorno a un po’ della nostra privacy personale – la condizione in cui ci troviamo quando non siamo osservati o controllati da altre persone. Navigare su Internet, infatti, significa condividere (più o meno inconsapevolmente) dati – «azioni o segni che richiedono un lavoro di interpretazione prima di acquisire un qualsiasi significato» – che qualcuno raccoglie ed elabora per ottenere informazioni – cioè dati che vengono «comunicati, ricevuti e compresi» (R. Wacks, Personal Information: Privacy and the Law, Clarendon Press, 1989, p. 25). Tra tutti i dati e le informazioni che condividiamo, alcuni hanno carattere tecnico, come l’indirizzo Ip (Internet protocol), cioè stringhe di informazioni che consentono a due computer di mettersi in comunicazione e identificarsi reciprocamente. Ma utilizzando Internet ci potrebbe venir richiesto di condividere informazioni personali, come la data di nascita, l’indirizzo di residenza, il numero di telefono e l’indirizzo e-mail, il lavoro che svolgiamo, i gusti e le preferenze circa le attività ricreative, le opinioni politiche e gli orientamenti sessuali, fino alla nostra posizione geografica tramite i sistemi Gps di cui sono dotati quasi tutti i telefoni cellulari.

 

[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 2/17, pp. 235-242, è acquistabile qui]