Come accade sempre dopo ogni tornata elettorale, anche dopo il voto del 4 marzo ci troviamo a interrogarci su quali siano i motivi e le cause che hanno spinto ad aderire a una determinata proposta politica. Col rischio di stupirci di fronte ai risultati o di accampare giustificazioni sulla nostra incapacità di comprendere il mutamento.

Meno intensa è l’attività di analisi preliminare, per cercare di capire le tensioni e gli orientamenti che accompagnano la popolazione. E che, nell’atto del voto o del non voto, condensano i vissuti, le condizioni di vita e di lavoro (o la sua assenza), le frustrazioni.

Il voto è il risultato di un processo che ha origini più profonde, maturate nel tempo. Qui vorremmo offrire alcune istantanee delle trame che costituiscono l’ordito degli orientamenti della popolazione, preliminari ai comportamenti elettorali, da cui prendono le mosse. Una sorta di itinerario nel senso civico degli italiani, svolto attraverso un percorso di ricerca pluriennale e realizzato con un metodo di rilevazione multidimensionale e peculiare: l’indagine LaST (Laboratorio sulla Società e il Territorio).

L’esito complessivo vede gli italiani possedere una molteplicità di caratteri, cangianti come le figure create dalle tessere di un caleidoscopio. Nel complesso prevalgono i colori più scuri, ma non mancano le tinte accese. Soprattutto manca un’identità complessiva cui riferirsi. Un’identità paradossale: in grado di far risaltare le specificità e le diversità che compongono l’Italia, all’interno però di una progettualità comune. Che renda il «particolare» il pezzo di un progetto «universale», per essere finalmente orgogliosi di essere italiani.

Se dovessimo provare a definire gli italiani in modo univoco, non ci riusciremmo: poeti, artisti, eroi, santi, navigatori, ma anche gente dallo scarso senso civico, familisti, evasori, portati al far da sé e così via. Una miscellanea di caratteri, ora positivi ora negativi. Al di là delle valutazioni che si possono dare, l’aspetto di rilievo è legato alla creazione di un immaginario collettivo in cui potersi riconoscere e identificare. Costruire la rappresentazione di una collettività assume oggi più che mai un aspetto qualificante.

 

[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 1/18, pp. 116-124, è acquistabile qui]