Dopo i tagli alle ferie e il tetto agli “stipendi d’oro” è arrivata, per i nostri magistrati, anche la riforma della responsabilità civile. Non ne dovrebbero essere troppo sorpresi. Il clima nel Paese non è certo di fiducia nei confronti di chi occupa ruoli pubblici. Tutt’altro: a gran voce si chiedono regole – e pene – più severe. Per tutti. Il governo Renzi l’ha colto e intende “cambiare verso” anche in questo campo. Del resto, è stato fatto notare, negli ultimi 25 anni solo in sette casi è stata accertata la responsabilità civile del magistrato: troppo pochi!
In che cosa consiste la riforma? Sostanzialmente, nel rendere più facile instaurare un procedimento – il filtro preliminare di ammissibilità viene eliminato – e più ampi i motivi sulla base dei quali condannare il magistrato. In futuro, dovremo aspettarci più denunzie e più condanne. È un bene o un male? I pareri sono divisi. La classe politica è, ovviamente, positiva: con qualche azzardo è stato detto che con la riforma la nostra giustizia sarà “meno ingiusta”. Negativi invece i magistrati. La loro associazione prevede disastri: tribunali intasati dalle denunzie e magistrati regolarmente denunciati da chi perde una causa. Soprattutto, si teme che le parti economicamente più robuste possano sfruttare le maglie più larghe della responsabilità per intimidire i magistrati con richieste di danni elevatissime.
Timori e speranze andranno valutati nei fatti: solo il tempo ci dirà chi ha ragione, ma qualche considerazione può essere fatta fin d’ora. Innanzitutto, l’azione di responsabilità resta indirizzata verso lo Stato e più precisamente verso la presidenza del Consiglio. Solo nel caso che il procedimento si concluda con una condanna, lo Stato potrà rivalersi nei confronti del magistrato, ma per una somma non superiore alla metà del suo stipendio netto: una cifra elevata, ma che non dovrebbe essere difficile poter coprire con un’assicurazione, come del resto avviene già adesso. In ogni caso la responsabilità andrà accertata da un organo giudiziario, cioè dai colleghi del magistrato oggetto di denunzia. Anche per questo c’è qualcosa che stride negli strilli della magistratura associata.
D’altra parte, la nuova responsabilità non è il toccasana per i mali della nostra giustizia. Si tratta infatti di uno strumento utile – forse – per i casi molto gravi, ma non per le piccole inadempienze che spesso guastano il rapporto fra magistrati e cittadini. Soprattutto, in quanto necessariamente focalizzato su singoli fatti, non sarà certo in grado di migliorare la prestazione complessiva dei nostri magistrati e dei nostri uffici giudiziari. Anzi, e qui forse i magistrati non hanno tutti i torti, c’è il rischio di fare un processo al processo, con un inevitabile allungamento dei tempi, già eccessivi, della nostra giustizia civile.
In realtà è probabile che, alla fine, gli effetti della riforma saranno modesti. Per migliorare il funzionamento della nostra giustizia è più importante curare meglio la professionalità – e l’etica – dei magistrati e, soprattutto, dare maggiori poteri e responsabilità ai capi degli uffici. Negli ultimi tempi qualcosa è stato fatto, ma è ancora troppo poco. È però qui che si gioca il futuro della nostra giustizia.
Riproduzione riservata