La prima volta della regina. Anche se il colore dei suoi tailleur e dei suoi cappellini è mirabilmente avulso dal contesto in cui li indossa, stavolta sembra che abbia considerato bene la tonalità da indossare: un bel verde trifoglio, simbolo dell’Irlanda. Inossidabile nonostante gli 85 anni appena compiuti, ma soprattutto nonostante i ben 59 anni di regno, la regina è, secondo molti, la donna più ricca del mondo e, senza dubbio, anche la più potente. Capo di Stato di 16 Paesi, sovrana su 125 milioni di teste, nel suo lungo regno ha fatto in tempo a vedere 12 primi ministri giurarle fedeltà. Protagonista perfino di una divertente novella di Alan Bennett, “La sovrana lettrice”, dove nel ruolo di se stessa si diverte a sfidare la sua ampia famiglia a elencare tutte le prerogative del sovrano, che ovviamente conosce soltanto lei, e dove sembra imminente quell’abdicazione che però non arriva mai. Talmente conosciuta da essere chiamata solo con il titolo: la Regina.
Ha posato piede sul suolo irlandese dopo ben 100 anni di assenza di visite regali nella veste che in fondo porta meglio, quella diplomatica e di rappresentante degli interessi nazionali nel Paese che è il primo importatore di prodotti britannici. Molti commentatori però hanno notato un’importante novità: la Regina in questa visita ha osato mosse che in passato il protocollo le avrebbe sconsigliato e a tratti è sembrata quasi sopraffatta dai sentimenti. Si è commossa di fronte ai memoriali delle guerre e ha detto che “bisogna inchinarsi al passato, ma non rimanervi attaccati”, prendendo la scena tutta per sé e facendo passare quasi sotto silenzio il fatto che con lei ci fossero anche il premier Cameron e il ministro degli Esteri Hague, in missione per trattare ben più prosaiche questioni di salvataggio economico. Non tanto il fatto che siano passati proprio 100 anni, ma che in questo secolo sia successo di tutto tra questi due Stati, ha reso la visita di quattro giorni un evento storico. L’Irlanda, un tempo il “giardino di casa”, si è resa indipendente nel 1922 dopo una guerra sanguinosa e una fase diplomatica contorta che ha lasciato l’Ulster separato dal Sud, alimentando faziosità e conflitti vivi ancora oggi, sia nell’Eire sia nel Nord leale alla monarchia. Più di qualcuno ha approfittato dell’occasione per far notare come gli inglesi si ostinino a non dare informazioni sulle disastrose bombe del 1975 a Dublino e a Monaghan, vicino al confine con l’Ulster, organizzate in parte da agenti inglesi.
Ma la visita della Regina ha lasciato un segno complessivamente positivo, è stata accolta ovunque benissimo e lei stessa ha più di una volta ripetuto di avere passato dei giorni splendidi tra l’arrivo a Dublino e la partenza da Cork. Molti giornali hanno sottolineato le “prime” di questa visita: Michael Browne, sindaco del partito Sinn Féin di Cashel, si è recato alla famosa Rocca anche se costretto in carrozzella per stringere la mano a colei che per il suo partito rappresenta l’occupante delle sei contee del Nord. È la prima volta che un rappresentante del partito di Gerry Adams compie un gesto del genere. E lo stesso Adams, dalle pagine dell’Irish Times concorda con quanto detto dal presidente della Repubblica, Mary McAleese, alla Regina, secondo la quale, pur senza dimenticare la strada da fare verso la pacificazione, “il tempo e la buona volontà, i punti di vista e le interpretazioni si ammorbidiscono e si crea lo spazio per nuovi accordi”.
Ed è la prima volta di un regnante inglese che riconosce i meriti degli irlandesi che hanno combattuto “for the King and the Country” a Gallipoli e sulla Somme, nel 1915-1916, rendendo poi onore al Giardino della Rimembranza ai caduti per la libertà nella guerra d’indipendenza. Non ha scomposto nessuno neanche il fatto che mettesse piede nel Sancta Sanctorum del Croke Park, lo stadio nazionale irlandese, in cui i soldati inglesi il 21 novembre 1920 spararono sulla folla accorsa per una partita di calcio gaelico, anche se una straripante presenza di agenti della polizia irlandese, come ha mostrato la televisione di stato RTE', ha aiutato molto a mantenere l’ordine.
La sovrana, che con la sua visita suscita lettere di sincera ammirazione su giornali nazionali come l’"Irish Examiner" e l’"Irish Independent", da parte di compassati professori universitari come di discendenti di combattenti, sembra essersi ripresa almeno un pezzo dei cuori irlandesi e della loro lealtà alle banche britanniche.
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