La giornata di mobilitazione del 13 febbraio rappresenta un momento assai significativo. Le grandi manifestazioni che si sono svolte ieri non hanno equivalenti altrove, se si fa eccezione per l'Ucraina, dove, da qualche tempo, si assiste a una singolare protesta-provocazione contro il sessismo del presidente Victor Ianoukovitch, il machismo montante, il turismo sessuale e l'allargamento del fenomeno della prostituzione. Protesta attuata da un movimento di donne che si spogliano in pubblico.
Perché questa particolarità italiana? In primo luogo a causa del presidente del Consiglio. Le rivelazioni dei media e le inchieste giudiziarie in corso hanno svelato gli altarini della sua vita privata, inclusa la sua frequentazione quasi ossessiva di fanciulle e di escort per feste a forte connotazione sessuale. Le sue opinioni del genere femminile, con particolare riguardo per l’aspetto fisico, e l’utilizzo in politica delle “veline” hanno scosso profondamente l’opinione pubblica. Ridotte a semplici oggetti sessuali, le donne si sentono avvilite, sbeffeggiate nella loro stessa dignità.
Questo affronto è sentito come particolarmente forte in Italia, dove la condizione femminile è caratterizzata da ineguaglianze e discriminazioni più marcate che in altri Paesi di analogo livello economico e culturale. Il tasso di occupazione femminile è il più basso in Europa (46,4 % nel 2010). In seguito alla nascita del loro primo figlio le donne hanno le maggiori difficoltà a restare nel mercato del lavoro. Nel 2008, uno studio dell'Osservatorio sull'imprenditoria femminile di Unioncamere-InfoCamere ha mostrato che soltanto il 26,6% delle donne ricopre ruoli di responsabilità nelle imprese; mentre, per quanto riguarda la politica, appartiene al genere femminile il 21% degli eletti nel 2008, a fronte di una media europea del 26%.
Inoltre, prende piede la sensazione di un vero e proprio mutamento antropologico che porta molte donne a ricorrere in modo sistematico alla chirurgia estetica per rimodellare il proprio corpo allo scopo di ridurre gli inestetismi e i segni dell’età, e a vestire in modo necessariamente provocante. Il documentario di Lorella Zanardo, Il corpo delle donne, ha indicato le responsabilità della televisione. Ma la tv è la sola colpevole? Ci siamo forse dimenticati, ad esempio, di quando negli anni Ottanta, “L'Espresso” e “Panorama” facevano a gara nel proporre sulle loro copertine immagini in cui il corpo femminile veniva largamente usato come richiamo sessuale? Come spiegare l’ampiezza del fenomeno? È forse la prova definitiva dell’alienazione della donna e del dominio maschile in una società machista? O bisogna invece riconoscere in questo fenomeno la volontà di levare la cappa di piombo instaurata dalla Chiesa cattolica, dalla Dc e da quel monumento di pudicizia che fu il Pci? O è semplicemente un modo per ritagliarsi un posto in una società sclerotizzata, grazie al proprio fisico e alla propria immagine? Possiamo individuare un indice supplementare del trionfo della società dell’apparenza, del narcisismo, del consumo e dell’edonismo?
Il successo della mobilitazione di ieri ci invita a riflettere a fondo su questi temi.
Riproduzione riservata