Il Parlamento è centrale nella Repubblica italiana. Infatti, entrambe le Camere si trovano collocate al centro della città di Roma. Qualcuno è addirittura arrivato a sostenere che la vera centralità del Parlamento consiste nella sua collocazione fra gli elettori che votano i parlamentari e i parlamentari che danno la fiducia al governo e, qualche volta, gliela tolgono. Da qualche tempo, però, i soliti autorevoli giuristi e i loro politici di riferimento si sono avventurati sulla strada del neo-parlamentarismo razionalizzato. Dicono che, ad esempio, proprio nella patria del parlamentarismo, ovvero il Regno, un tempo, Unito, oggi alquanto “devoluto”, ci sarebbe l’elezione quasi diretta del governo oppure, comunque, una sua legittimazione quasi diretta. Non ho capito come si faccia votare in maniera “quasi” diretta, ma so che se un governo venisse eletto direttamente, mi correggo, quasi direttamente, dagli elettori, non potrebbe che essere quasi sostituito dagli stessi elettori. Invece, nel Regno Unito, i governi nascono in Parlamento, dove si contano i seggi vinti da ciascun partito nei 651 collegi uninominali, nei quali, ovviamente, l’elettore vota non il governo, ma i singoli parlamentari. Colà, i governi diventati imbarazzanti (Thatcher e  Blair docent) vengono sostituiti in Parlamento. Non esiste neanche un caso di democrazia parlamentare nella quale i governi vengano scelti/votati dagli elettori. Esistono addirittura casi nei quali, come in Svezia e Norvegia, i governi non hanno neppure bisogno di un esplicito voto di fiducia dal loro Parlamento. E' sufficiente che si stabilisca un rapporto di fiducia: il governo non eccede, il Parlamento non lo sfiducia. In Germania e in Spagna, le rispettive Camere basse votano a maggioranza assoluta la fiducia al capo del governo, rispettivamente Cancelliere e Presidente del governo, e a maggioranza assoluta possono sconfiggerlo purché siano in grado di sostituirlo con un’altra personalità. A meno che si sostenga che il Parlamento italiano è soltanto “quasi” centrale, vale per lui (e per la Costituzione) la regola che in Parlamento si fanno, si disfano, si sostituiscono i governi: “il governo deve avere la fiducia delle due Camere” (art. 94). Insomma, non sono sufficienti né i sondaggi né i pareri di alcuni quasi giuristi per tenere in piedi un governo senza fiducia parlamentare e neppure per imporre lo scioglimento anticipato di un Parlamento che sappia dare la fiducia a un nuovo governo capace di operare e funzionare. Come sanno e come fanno, senza se, senza ma e senza quasi, persino gli inglesi.   

 

Salvare la Costituzione italiana, anche dagli azzeccagarbugli di ogni colore e provenienza. Riformandola. Lo spazio è ampio. Bisognerebbe innazitutto conoscere la nostra Costituzione, quindi le Costituzioni di qualche altro sistema politico democratico e la logica dei rapporti fra istituzioni e politica. Poi sarebbe possibile riformare in maniera decente e democraticamente fruttuosa.

Quattro interventi di Gianfranco Pasquino (autore del volume Le parole della politica, recentemente pubblicato dal Mulino).