Ed ora al Mulino! È il fatto nuovo di Bologna, che non contava più una rivista notevole, dal tempo dell'«Italiano» che Longanesi vi pubblico dal ‘27 al ‘29. La scrivono studenti universitari o giovani laureati di fresco, non solo bolognesi; ha due anni di vita e una notevole diffusione. Se scorrete i nomi dei suoi redattori (Contessi, Cavazza, Degli Esposti, Giordano, Giugni, Mancini, Matteucci, Pedrazzi, Ezio Raimondi, Saccenti) non vi troverete nomi noti, escluso quello di Ezio Raimondi che ha già i galloni del «professore». Non sono letterati puri, non vogliono neppur esserlo.
Scrivono di politica, di filosofia, di storia e di scienza. Si proclamano neo-illuministi e antiumanistici. Hanno ramificazioni, chiedono di fondare gruppi in ogni parte d' Italia; e dopo aver pubblicato una ventina di numeri della loro rivista si son concessi il lusso di un congresso o congressino dei loro amici, che si è svolto il 9 e il 10 di questo mese in una gelida sala degli Stabilimenti Poligrafici di qui. Ma anche chi non ha messo piede in quella sala, per due giorni ha incontrato al caffè o al ristorante strani giovani occhialuti che tenevano insoliti discorsi. Sfiorando uno di quei gruppi colsi a volo: «Locke, Plotino... la statistica dei casi limite non è stata ancora tentata... io sono uno dei due o tre che potrebbero farla...».
Chi sono questi mugnai? La loro insofferenza non vuol confondersi con l'«angoscia» esistenziale. Diversi di idee e di provenienza (ve ne sono di cattolici e di laici) essi non si riconoscono nelle attuali strutture: in quella dei partiti, per esempio; non comunisti, respingono l' anticomunismo a buon mercato dei conservatori; rifiutano l'antitesi fra clericalismo e anticlericalismo; chiedono agli storici di non dimenticare l' apporto della sociologia, ai filosofi di non trascurare la tecnica e la scienza, ai cittadini di pensare con la loro testa e non con quella del capo-gruppo o del capo-cellula. Colpisce il loro lavorare per équipe, la moderazione del loro individualismo. Non hanno un capo, non si vede tra loro un possibile Gobetti. Formano un gruppo, e questo è il loro aspetto più interessante. Sono veramente giovani o celano qualche ruga? Espresse questo dubbio uno dei presenti meno giovani: il prof. Fiorenzo Forti; ma ad esso rispose un altro anziano ed anche uno dei giovani dicendo in sostanza: «Dopo tutto quello che è costato all'Italia il mito della forza e della gioventù state certi che giovani come li intendete voi non diventeremo mai...». E chi poteva dargli torto?
[Articolo di Eugenio Montale sul Primo convegno amici e collaboratori de «il Mulino», «Corriere della Sera», 13 gennaio 1954.]
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