Se c'è una cosa che mette tristezza è trovare, a poco prezzo, su bancarelle improvvisate libri un tempo irraggiungibili per un giovane lettore in erba. A fronte di consumi di ogni tipo, facilmente soddisfabili, il mercato dei libri usati alla portata del lettore medio ci ha abituato negli ultimi anni a prezzi così bassi da risultare sconfortanti. Non indaghiamo qui le ragioni del fenomeno, dovuto forse alle leggi di un mercato che nei decenni è stato inondato di nuovi titoli ma senza che a questo si accompagnassero significativi mutamenti nelle scelte degli acquirenti. Lettori forti, lettori disattenti, lettori debolissimi e - tanti - non lettori. Non che il mercato del libro usato stia scomparendo: dipende dalla fascia di libri e di interesse; e certo senza considerare qui il libro d'antiquariato che è, evidentemente, tutt'altra questione.
Quella dei libri sui libri è una nicchia di tutto rispetto, che trova non pochi estimatori: lettori, presumibilmente forti, a volte un po' maniacali. Fieri delle loro manie, peraltro. "Mangialibri" (per richiamare il titolo di un volumetto di un po' di anni fa, opera di un teologo bavarese, Klass Huizing, tradotto da Neri Pozza) che non sanno resistere alla tentazione dell'acquisto, spesso tra i remainders, e che, mi verrebbe da dire seppure senza alcun riscontro, non amano gli store online e preferiscono le librerie indipendenti, come quelle che piano piano proprio sul Mulino stiamo presentando a chi già non le frequenta abitualmente.
Alla libreria di Giovanni Spadaccini, autore del recente Compro libri, anche in grandi quantità. Taccuino di un libraio d'occasione (Utet, 2021) mi figuro si rivolga proprio questa tipologia di cliente. Come gli scaffali della libreria di volumi usati si sia mano a mano riempita i racconti di Spadaccini ce lo mostrano bene, capitolo dopo capitolo.
Compro libri è, lo dico subito, un libro triste. Triste ancora più che malinconico. Ed è merito dell'autore non celare le ragioni di questa tristezza ma lasciarle lì al loro posto, così evidenti. Sarà perché i viaggi, spesso a vuoto, che il titolare e la moglie del titolare fanno per svuotare appartamenti, garage e cantine sono viaggi alla ricerca di ciò che ancora si può salvare tra le biblioteche di defunti, cui gli eredi non intendono riconoscere nulla se non il diritto di lasciar loro mano libera su come disporre degli avanzi libreschi di una vita. Un garage pieno di libri non è mai una buona cosa, né per i libri, che spesso si autodistruggono irrimediabilmente a causa dell'umidità, né per l'automobile di chi eredita, costretta a causa dell'inutile fardello di carta a starsene in strada, al sole, a rischio grandine, a prendersi gli escrementi dei piccioni.
Un garage pieno di libri non è mai una buona cosa, né per i libri, che spesso si autodistruggono irrimediabilmente a causa dell'umidità, né per l'automobile di chi eredita, costretta a causa dell'inutile fardello di carta a starsene in strada
Il libraio arriva nella case di chi, al telefono, aveva assicurato di possedere pile di preziosi volumi e si accorge quasi subito che davvero non c'è proprio nulla da salvare. A volte lo dice subito, anche con durezza; a volte tergiversa, quasi dispiaciuto di dover deludere chi si era immaginato di fare due colpi in uno: liberare spazio e guadagnare qualcosa. Nelle casi degli italiani che non ci sono più, costruite spesso con fatica a partire da zero, a volte non resta che qualche volume sparso, raccolto senza criterio, insieme a una o due enciclopedie, collezioni rilegate del Reader's Digest, ristampe per il club degli Editori di besteller degli anni Settanta e Ottanta.
Certo, può capitare di trovare il tesoro, sotto il ciarpame. E allora il libraio, che prova a fare il duro ma in fondo a volte non rinuncia a commuoversi, si accolla lo sgombero completo, e in cambio del tesoro svuota tutto, sapendo che gli toccheranno un giro o due in discarica con il baule pieno.
Capita poi, di rado, di trovarsi di fronte biblioteche messe insieme dal proprietario in una vita di acquisti attenti, per lo più incomprese dagli eredi, dove anche la collocazione non appare certo casuale. Un libro è di fianco all'altro secondo un senso, che c'è anche se non appare evidente a noi. C'è stato, inoltre, chi acquistava libri senza poi poterli leggere; ma ne traeva comunque piacere. Chi amava a tal punto alcuni titoli da prenderne due copie: una da leggere e rileggere senza paura di rovinarla, l'altra da tenere intonsa, a futura memoria, si sa mai che la prima dovesse diventare inservibile.
C'è stato chi amava a tal punto alcuni titoli da prenderne due copie: una da leggere e rileggere senza paura di rovinarla, l'altra da tenere intonsa, a futura memoria, si sa mai che la prima dovesse diventare inservibile
Ecco dunque apparire sulle pagine dei racconti di Spadaccini le manie di cui sopra, insieme alle miserie di chi non capisce né intende provare a capire.
Così, appare evidente, il libro che parla dei libri che furono di altri e che, in piccola parte, torneranno a fare il giro per andare nelle mani di nuovi proprietari (e, forse, di nuovi lettori) ritorna a parlare in fin dei conti di sé, ci piaccia o meno. E delle nostre piccole manie che solo noi possiamo comprendere ma che per fortuna ci accompagnano ogni giorno.
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