Marcia indietro sul federalismo scolastico? I tedeschi restano molto critici dei risultati del loro sistema educativo. La pubblicazione, sei anni fa, dei primi dati dell’indagine Pisa-Ocse aveva rappresentato anche per loro un brusco risveglio: il rendimento medio dei quindicenni tedeschi ai test di lettura e matematica era, seppure migliore della media italiana, ben al di sotto dei Paesi scandinavi, ma anche della Francia e, soprattutto, delle aspettative diffuse dei cittadini della Bundesrepublik. Sempre in base ai dati Pisa, nel frattempo la situazione sembra essere migliorata, pur essendo ancora insoddisfacente. In una recente indagine condotta per conto della “Bild Zeitung” e della Fondazione Bertelsmann, il 73% degli intervistati si è addirittura dimostrato disposto a pagare più tasse se ciò dovesse servire a migliorare le performance del sistema educativo. (Mentre su altri temi, come la sanità e l’ambiente, la disponibilità a contribuire ai bilanci pubblici con il pagamento di più tasse sembra essere sensibilmente inferiore.)

Sotto accusa è il sistema federale: l’educazione è materia dei 15 Länder che adottano diverse architetture istituzionali, programmi differenziati e producono rendimenti diversi. I tassi di dispersione scolastica, ad esempio, variano da un minimo del 5,6 % della classe d’età corrispondente (nel Baden-Wuerttenberg) al massimo del 16,8% (Meclemburgo-Pomerania anteriore), con una netta spaccatura tra i Länder orientali dell’ex Ddr e i vecchi Länder occidentali. L’indagine dice anche che l’83% dei tedeschi non vede nessun vantaggio nel mantenimento del sistema federale e vorrebbe invece un sistema più unitario, che culminasse addirittura con un esame di maturità “nazionale”, uguale per tutti.

Riflesso negli specchi di casa nostra, il caso tedesco si presta bene per qualche riflessione. Se è probabilmente che sistemi articolati e complessi quali sono quasi tutti i sistemi educativi dei grandi Paesi non possono essere gestiti accentrando tutti i poteri in un unico maxi-ministero, è però tutto da dimostrare che il “federalismo scolastico”, che qualche volta viene suggerito come soluzione ideale anche in casa nostra, sia la scelta giusta.