La lunga via verso l'implementazione. Tra il 10 e il 12 giugno si è svolta a Berlino una conferenza internazionale sui temi della sicurezza alimentare e la lotta globale a fame e malnutrizione. Giunti alla decima edizione, i recenti lavori di “Policies against Hunger” si sono concentrati su uno dei temi centrali di tale dibattito, a livello statale come intergovernativo: le Linee guida volontarie (Lg) per una governance responsabile dei regimi di proprietà applicabili alla terra, alla pesca e alle foreste.
Elaborate nell'ambito delle attività del Comitato per la sicurezza alimentare (Cfs nell'acronimo inglese) della Fao, le Lg sono state adottate nel maggio 2012, a conclusione di tre anni di intensi negoziati che hanno visto partecipare i 191 Stati membri della Fao e, per la prima volta, rappresentanti della società civile e di movimenti sociali attivi nella lotta per il diritto al cibo, alla produzione alimentare e alla terra. Ciò costituisce indubbiamente uno dei maggiori risultati del processo di negoziato e approvazione delle Lg, dalla cui lettera traspare in maniera chiara il contributo di soggetti non governativi latori di istanze di riforma radicale dei rapporti commerciali internazionali e del sistema dominante di produzione, distribuzione e consumo alimentare.
Nel 2012 il rapporto annuale della Fao sullo Stato dell'insicurezza alimentare nel mondo ha registrato circa 870 milioni di persone - un individuo su otto - colpite da malnutrizione cronica, di cui circa 850 milioni concentrati in Paesi in via di sviluppo. Il miglioramento delle condizioni di vita fotografato dai dati Fao si è verificato in maniera ineguale su scala globale. Se il Sud-Est asiatico, l'Asia Orientale e l'America Latina hanno conosciuto riduzioni del tasso di malnutrizione tra l’1% e il 7%, nelle regioni sub-sahariana, nordafricano-mediorientale e sud-asiatica esso è aumentato rispettivamente del 10%, 1,5% e 2,5%.
Numerosi sono gli elementi che meriterebbero di essere considerati a proposito delle Lg. Per citarne alcuni, le Lg richiamano gli Stati a riconoscere e proteggere i legittimi diritti fondiari, siano essi di natura formale o informale – come avviene spesso in contesti in cui la proprietà individuale coesiste con regimi consuetudinari; ribadiscono che ogni diritto proprietario fondiario, inclusa la proprietà privata, è soggetto a vincoli e limiti derivanti dalla necessità di espressione e tutela dei diritti altrui; riconoscono il ruolo della produzione agricola su piccola scala nel garantire la sicurezza alimentare a livello globale e incoraggiano investimenti mirati al suo sviluppo sostenibile.
Un secondo tratto che fa emergere la natura innovativa delle Lg consiste nell'applicazione, per la prima volta in ambito internazionale, di un approccio proprio dei diritti umani alle questioni relative alla governance della terra e delle risorse naturali ad essa connesse, in pieno riconoscimento del suo valore sociale, culturale e non meramente economico. Per tali ragioni, le Lg si distinguono in maniera determinante da altri strumenti internazionali elaborati in sede intergovernativa, come i Principi per Investimenti Agricoli Responsabili, supportati dalla Banca Mondiale, e le Linee Guida per le Imprese Multinazionali dell'OCSE.
Appare necessario precisare che l'aggettivo “volontarie”, come ribadito anche da alcuni soggetti in occasione di “Policies against Hunger”, non fa delle Lg uno strumento opzionale. Trovando fondamento in trattati internazionali dei diritti umani giuridicamente vincolanti, le Lg forniscono piuttosto un’interpretazione autorevole di tali trattati, aprendo alla loro applicazione a questioni relative alla terra e ad altre risorse naturali.
È in questa trama che si inserisce il dibattito relativo all’implementazione e, in misura non meno rilevante, all’interpretazione delle Lg al livello nazionale. Il suggerimento avanzato dal facilitatore di “Policies against Hunger”, Maryam Rahmanian, che siano gli “Stati che possiedono una lunga tradizione di diritti umani e democrazia” a iniziare per primi tale processo ha incontrato non poche perplessità e qualche critica. Eppure, Rahmanian ha saputo concentrare l’attenzione sul cuore del problema, cioè la riluttanza di Unione europea e Stati Uniti a riconoscere l’esistenza di problemi brucianti relativi alla governance della terra, alla concentrazione fondiaria e all'insostenibilità della produzione alimentare corrente, anzitutto sul proprio territorio.
A conclusione della tre giorni di confronto, i rapporteurs dei gruppi di lavoro hanno redatto un documento contenente una serie di raccomandazioni per il Cfs, non particolarmente innovative né tese a sciogliere i nodi relativi all'implementazione delle Lg. Se essa abbia costituito un'occasione perduta, sarà chiaro nel prossimo futuro. Di certo non è stata colta con l'impeto e l’urgenza che il land grabbing e molte altre questioni legate alla terra, in tutto il pianeta, impongono.
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