Il favore pressoché unanime con cui è stato accolto il film di Walter Veltroni Quando c’era Berlinguer è dovuto in gran parte, credo, al bisogno di riscattare, per lo meno con uno sguardo nostalgico ed emotivo rivolto al passato, la nobiltà della politica in un momento in cui essa ha probabilmente raggiunto il livello più basso di gradimento e di legittimazione. Si tratta di un film riuscito? Il suo scopo, dichiarato esplicitamente quasi all’inizio, è comprendere il successo e il consenso ottenuti dal Pci sotto la direzione di Berlinguer e individuare le cause del suo fallimento successivo. Le considerazioni finali di tanti intervistati, che ripetono più o meno il giudizio lapidario e condivisibile della figlia Bianca – che il partito di fatto terminò la sua storia con i funerali del padre – appartengono però, più che all’analisi e alla spiegazione storica, alla constatazione di un fatto, la cui realtà appare oggi certamente più vera di quanto non fosse allora, e la cui verità ci sembra legittimata proprio dall’impatto emotivo (positivo, pur nel dolore della perdita) che quell’episodio rappresentò, l’ultimo della lunga serie di eventi simbolici ed emotivi nella storia del Partito comunista, del movimento operaio, della sinistra.
Veltroni non ha voluto fare né un film storico né un film politico, e ha quindi scelto di non affrontare e sviscerare i problemi più rilevanti dell’epoca di cui parla – gli anni Settanta, più qualcuno prima e qualcuno dopo – ma di raccontare la capacità carismatica della personalità che l’ha accompagnato nell’ingresso e nella crescita del proprio impegno politico, il flusso di attenzione, simpatia, stima e affetto che era stato capace di conquistarsi per il suo modo di fare politica, più che per i contenuti della stessa. E infatti, pur riassumendo rapidamente diversi
momenti ed episodi cruciali di quel decennio tormentato, ce ne trasmette un’idea equilibrata e stabile, pur se incastonata tra l’assassinio di Allende e l’micidio di Moro, in cui la volontà berlingueriana di trasformare il Paese avviene attorno al primato della difesa della democrazia, del coinvolgimento delle grandi masse popolari, del progressivo prendere le distanze dall’Urss pur non rinnegando un’idea «positiva» di comunismo.
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