La televisione è buona, è cattiva? È provvidenziale, indispensabile, catastrofica? È da esaltare, da buttar via? Fa bene, fa male? Accusata di tutto e vista - al tempo stesso - da tutti, la televisione è una sorta di nostra coscienza inquieta. Dopo anni di permanenza davanti al piccolo schermo (e avendo ormai riposto i panni del critico televisivo) Beniamino Placido prova a domandarsi che cosa sia e come funzioni la TV. Lo fa alla sua maniera, che è lieve, indiretta. Con un imprevedibile gioco di rimandi letterari, e con qualche invenzione. Come quella di tirare in ballo nientemeno che Anton Pavlovic Cechov per dar risposte ai propri interrogativi. Perché mai? Ma perché, come insinua Placido, nel racconto «La signora col cagnolino» il grande scrittore russo sembra parlare proprio della televisione e del nostro rapporto - contraddittorio, inquieto - con essa. La televisione così, grazie a Cechov, ci apparirà diversa da come l'avevamo immaginata.
Beniamino Placido (1929-2009) è stato a lungo critico televisivo di «Repubblica». Sullo stesso giornale si è occupato di critica letteraria e di costume. Con il Mulino ha pubblicato anche «Tre Divertimenti. Variazioni sul tema dei Promessi Sposi, di Pinocchio e di Orazio» (1990).
Collana Contrappunti, Bologna, il Mulino, pp. 120, euro 7,75.
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