Tragedie greche. La Grecia sta vivendo una fase difficile, caratterizzata da forti tensioni sociali. Dopo le sommosse del dicembre 2008, originate dalla morte di un 15enne ucciso da un colpo di arma da fuoco sparato da un poliziotto durante gli scontri nel quartiere Exarchia di Atene, la situazione non è migliorata.

Le proteste di piazza continuano, gli scioperi si susseguono e quasi ogni giorno si registrano attentati contro bersagli simbolici (edifici pubblici, sedi di partiti, banche).
I media internazionali esagerano un po' quando parlando di un paese in ginocchio. Nel contesto di una crisi economica internazionale, la Grecia non si trova in condizioni peggiori rispetto al resto del mondo occidentale. Secondo stime dell’Unione Europea, nel 2009 Pil ellenico avrà comunque una crescita dello 0,2%. Dato non eccelso, ma sempre migliore rispetto alla media Ue, dove si dovrebbe registrare una contrazione del Pil nella misura del 2%.
Tuttavia è evidente che la Grecia non se la passi benissimo. Dopo molti anni positivi, con una crescita media del 4%, adesso si prospettano tempi difficili. La popolazione ellenica guarda con sfiducia al futuro e stanno emergendo i problemi che la fase di espansione era riuscita a nascondere. Molto è già stato scritto riguardo alle manifestazioni di violenza che si sono scatenate, ponendo in rilievo il ruolo dominante dei gruppi anarchici, particolarmente forti in Grecia. Altresì si sono avuti commenti sul fatto che i teppisti possano rifugiarsi nelle Università perché una vecchia legge, emanata in ricordo del massacro del Politecnico del novembre 1973, vieta alla polizia non soltanto di fare irruzione ma perfino di entrare negli atenei.
Per capire le tensioni che la Grecia sta vivendo non possiamo, però, limitarci a rilevare la forza dell’anarchismo e la speciale giurisdizione di cui godono le Università. Vi sono ragioni più profonde, legate al mutamento sociale che il Paese ellenico ha conosciuto negli ultimi anni. Pur riconoscendo i progressi compiuti, è innegabile rilevare quello che è il limite principale della società greca contemporanea: la scarsa mobilità sociale. In passato, si era soliti ripetere che i greci sono un popolo di conservatori e perciò tendono a emulare il percorso formativo e professionale dei genitori. Spiegazione accettabile fino a quando era in vigore una gestione del potere di natura “oligarchica”, per cui solo i giovani di famiglie altolocate potevano permettersi di conseguire i massimi titoli di studio e quindi potevano spartirsi i ruoli dirigenziali più ambiti: quelli della politica e della pubblica amministrazione in generale. Negli ultimi anni si sta verificando il fenomeno tipico di ogni società in fase di evoluzione socio-economica: pure i giovani di famiglie meno abbienti riescono a laurearsi e pertanto cresce il numero di coloro che ambiscono a divenire parte della classe dirigente. Ne è nata, di conseguenza, una crescente tensione tra le classi superiori, desiderose di non perdere i propri privilegi, e le classi medie che pretendono legittimamente di giocarsi le proprie chances di ascesa sociale.
In un contesto come quello attuale, sarebbe necessario e urgente realizzare riforme in settori cruciali, quali il sistema pensionistico, l’istruzione e appunto la pubblica amministrazione. Ma l’attuale governo guidato da Costas Karamanlis, leader del partito conservatore Nea Demokratia, si regge su una maggioranza risicatissima (un solo deputato) e non ha la forza né i numeri sufficienti per mettere mano a queste riforme.
Le elezioni europee di giugno saranno un test politico di valore decisivo. Se le urne confermeranno la crisi consensi per Nea Demokratia, il governo di Karamanlis potrebbe dimettersi anticipatamente e sarebbe inevitabile ricorrere a nuove elezioni. Con la possibilità che si apra una fase di profonda instabilità politica. Il Pasok (Movimento Socialista Panellenico) appare in vantaggio nei sondaggi ma, allo stesso tempo, non sembra avere i numeri per governare da solo. Appare molto difficile immaginare anche governi di coalizione, con qualunque formula. Non sembra possibile un accordo fra Nea Demokratia e il partito di estrema destra Laos, dai chiari accenti xenofobi. Poco probabile appare pure un’intesa tra il Pasok e i due partiti di ispirazione comunista presenti in Parlamento (Kke e Syriza). In un periodo in cui un governo forte sarebbe quanto mai necessario, la Grecia corre il rischio di vivere una fase di ingovernabilità. Col risultato che le tensioni sociali rischiano di farsi più aspre. Dopo anni di crescita ammirevole, la Repubblica Ellenica si trova di fronte una serie di sfide difficili da risolvere.