Un inatteso alleato per la Grecia. In Grecia, Paese ancora nel pieno di una profonda crisi, stampa e opinione pubblica hanno seguito con interesse e sorpresa i risultati delle elezioni politiche italiane, trovando alcune similitudini con quanto sta accadendo qui. L’interpretazione prevalente è stata quella per cui gli italiani hanno respinto la politica di austerità e rimandato al mittente i tentativi di controllo dell’economia da parte dell’Europa e, in particolare, della Germania. La mancanza di una chiara maggioranza uscita dalle urne ha ricordato a molti la situazione creatasi ad Atene lo scorso anno, quando il Paese fu chiamato per due volte al voto nel giro di poche settimane.
Le analogie, però, si fermano qui. L’Italia, è stato ricordato da diversi commentatori, resta la terza economia europea, la seconda industria manifatturiera, ed è Paese fondatore dell’Ue. La Grecia, quando fu colpita dalla crisi, era già un’economia debole e un luogo periferico del continente.
La situazione romana, comunque, interessa molto Atene, ed è facile capirne il motivo. Dopo anni di scioperi e violente proteste di piazza e con una destra razzista dentro il Parlamento, dalle urne italiane è uscito un inatteso possibile alleato. Nikos Xydakis, editorialista dell’importante “I Kathimerini”, ha affermato che il vero sconfitto è stato il presidente del Consiglio uscente, Mario Monti, fatto che ha ridimensionato i tentativi egemonici di Berlino. Ha vinto il comico euroscettico Beppe Grillo, rappresentante del “populismo postmoderno” sostenuto dalle classi più colpite dalla crisi: la piccola borghesia imprenditoriale e i lavoratori a reddito fisso. Si è trattato della “vendetta dei cittadini senza voce contro i mercati” e l’antipolitica può essere definita tale solo se la si contestualizza nell’epoca che stiamo vivendo e che Xydakis chiama “meta democrazia”.
Anche per Kostas Milas, di “To Vima”, il vero sconfitto è Monti, l’uomo della finanza e dei mercati. Suscita interesse la riflessione sulla zona meridionale del continente, per la quale Milas prevede un influsso negativo da parte dell’Italia con aumento generalizzato dello spread, finché a Roma regnerà l’incertezza; si azzererà così il lavoro di Mario Draghi del luglio 2012, quando annunciò l’acquisto di obbligazioni sul mercato secondario. Sempre per il giornale della capitale, ora Bruxelles non può più affermare che la Grecia sia un caso “specifico”. Atene ha detto no all’austerity attraverso anni di scioperi e mobilitazioni: gli italiani con il voto.
Tasos Telloglou di “Protagon.gr” pone due domande interessanti. La prima riguarda gli elettori di Grillo: come possono tornare alla politica dopo essere passati per un voto antipolitico? La seconda riguarda l’Italia nel suo complesso: partendo dal presupposto che si sia trattato di un voto antieuropeista, l’Italia può trovare la forza (un governo) di cambiare la politica europea dopo questi risultati?
Berlusconi compare in tutti i commenti come una delle sorprese più inattese della tornata elettorale. La sua capacità di condurre il centrodestra fuori dalle secche di politiche economiche sbagliate e mancate riforme rimane, purtuttavia, un mistero, altrimenti attribuibile alla facilità con cui gli italiani credono a promesse difficili da mantenere, come la restituzione dell’Imu.
L’influente “Eleftherotipia” denuncia le pressioni dell’Europa e della Germania, anche attraverso il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, affinché in Italia si formi al più presto un governo stabile, possibilmente di larghe intese, per continuare la pur bocciata dalle urne “agenda Monti”.
Il sito di sinistra “Lifo.gr” riporta le parole del premio Nobel Paul Krugman, che sul “New York Times” ha indicato il pericolo di una radicalizzazione della protesta in tutti i Paesi in difficoltà se non cambia la politica della Commissione europea e dell’Fmi. La vittoria di Grillo costituirebbe solo un “passaggio” verso un’ulteriore radicalizzazione della protesta che per ora ha spazzato via Monti, il “proconsole imposto dalla Germania per attuare un’austerità fiscale in un Paese già in difficoltà”.
Nel rievocare le analogie con la situazione politica greca del 2012, gli osservatori ellenici dimenticano il semestre bianco di Giorgio Napolitano, che impedisce al capo dello Stato di sciogliere le Camere, almeno fino al 15 maggio. Ma si tratta di un tecnicismo lontano dagli interessi dei lettori, e non di un vero dato politico, che invece i greci colgono, uniti, nel “NO” detto dagli italiani a ulteriori sacrifici.
Dopo l’esultanza durante gli Europei di calcio dello scorso anno, quando la doppietta di Balotelli che eliminò la Germania fu vissuta in Grecia come una rivincita contro l’odiata “banda-Merkel”, oggi è nuovamente l’Italia a rincuorare la pancia di Atene: Monti ha perso da capo del Governo, Grillo ha vinto da capocomico, Berlusconi ha recuperato, nonostante i disastri precedenti. E Bersani? Di lui, in verità, nessuno qui si preoccupa più di tanto.
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