Tsunami familiare. Crisi non è solo quando aumentano le tasse, o quando lo spread incombe, o quando le saracinesche dei negozi chiudono. Crisi è anche e soprattutto quando si innesca un cortocircuito sociale che produce disfunzioni nei rapporti e nei nuclei familiari. Quando, nei mesi scorsi, alcuni analisti mettevano in guardia dai risvolti sociali della crisi economica in Grecia, intendevano preparare il terreno a episodi come quello accaduto ad Atene. Dove genitori troppo poveri non sono più in grado di badare al sostentamento dei propri figli. Come la mamma della piccola Anna, di quattro anni, che qualche giorno prima di Natale ha fatto un “passo indietro” nel suo ruolo materno, scrivendo un biglietto dal tono drammatico all’insegnante dell’asilo della sua bambina: «Non voglio venire a prendere mia figlia, perché non posso più permettermi di prendermi cura di lei. Siete pregati di farlo voi. Scusa. Sua madre». Le lacrime, di una mamma e di un’insegnante, non sono sufficienti a spiegare cosa sta accadendo in un Paese che, solo dieci anni fa, ambiva a diventare la Svizzera del Mediterraneo. E che oggi si scopre incerottato e dal destino incerto. Uno shock, come quello capitato a Padre Antonios, giovane prete ortodosso che gestisce un centro giovanile per i poveri della città. Un bel giorno ha trovato quattro bambini alla sua porta, ma si potrebbero fare molti altri esempi, come una coppia i cui gemelli sono in ospedale in trattamento a causa di malnutrizione, dal momento che la stessa madre, malnutrita, è incapace di allattare.
Uno tsunami inaspettato, se solo si riflette sul fatto che i legami familiari sono in Grecia fondamentali (e non da oggi) per l’intero tessuto sociale e tradizionale del Paese. Dove i rapporti umani, e a maggior ragione quelli di sangue, sono intesi come cemento. Dove la famiglia e l’amicizia sono ancora capisaldi nazionali. Storie da terzo mondo nella Grecia di oggi, dilaniata da mancati controlli europei del passato e da governi succedutisi senza lungimiranza. E che fa i conti con le misure già in atto, nella consapevolezza che potrebbero non essere sufficienti per restare nell’Eurozona.
Un altro bambino curato da Padre Antonios ha solo due anni ed è stato portato al centro da sua madre, una donna senza fissa dimora che, ancora prima di essere ricevuta dal personale, è fuggita lasciandosi alle spalle il figlio. «Nell'ultimo anno - rileva il sacerdote - abbiamo registrato centinaia di casi di genitori che ci hanno domandato di lasciare i loro figli da noi, perché ci conoscono e si fidano di noi, e dicono che non hanno soldi o un riparo o cibo. Speriamo di essere in grado di fornire loro ciò di cui hanno bisogno».
È chiaro che anche prima del deflagrare della crisi non mancavano storie simili, ma oggi è innegabile che i parametri “normali” siano saltati (secondo i dati della Confederazione nazionale del commercio ellenico un cittadino greco su quattro vivrebbe sotto la soglia di povertà e ci sarebbero almeno 400.000 famiglie senza reddito) e si corre il rischio di un incremento di vicende drammatiche come quelle ateniesi. Si prenda un nucleo familiare composto da due lavoratori statali, dove uno è stato licenziato e l’altro si trova in cassa integrazione o è stato trasferito con una riduzione sensibile di stipendio e con due figli a carico. Situazioni molto frequenti, visti i numeri della manovra, con 30.000 lavoratori dipendenti che entro quest’anno saranno ricollocati o semplicemente depennati dai precedenti incarichi.
Ma proprio il settore sociale è oggi punto di riferimento nella Grecia orfana del sostegno di Stato. Numerose le realtà di associazioni di volontariato che suppliscono a mancanze che stanno diventando significative e che, nonostante donazioni in calo e anni di crisi generalizzata, tentano comunque di colmare quel disagio. E’ il caso dell’associazione Sos Villaggi dei Bambini, che di fatto si è caricata sulle spalle circa il 50% degli interventi che in tempi diversi sarebbero dovuti essere appannaggio del ministero del Welfare. Una luce di speranza in fondo a un tunnel, mentre si apprende che ci sarà una revisione al rialzo per la nuova previsione sul deficit della Grecia. E nei giorni in cui la cancelliera tedesca Merkel annuncia che il primo obbligo dell'Europa nel 2012 è di risolvere il secondo programma di aiuti per la Grecia e concludere i negoziati con le banche. Nel frattempo, ai genitori greci in difficoltà, l’augurio è di tenere duro e non disfarsi di bimbi indifesi. Che della crisi non sanno nulla, ma che potrebbero portarne i segni per sempre.
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