Il governo Monti era stato salutato con entusiasmo dall’opinione pubblica. Quasi tre quarti dei cittadini vedevano con favore la sua nascita: un record. Dopo quattro settimane la percentuale è scesa a meno della metà. I provvedimenti economici, inevitabilmente, scontentano varie fasce di elettorato, da coloro che assaporavano l’imminente pensione a proprietari di immobili e soprattutto di seconde case, da pensionati con 1500 euro al mese a “scudati” anonimi, e così via. Tassisti e farmacisti invece tirano un bel sospiro di sollievo.
Su quanto sia rigorosa, equa e pro-crescita questa manovra sospendiamo il giudizio, in questa sede. Qui ci interessa soprattutto un altro punto: quanto questo governo si caratterizzi come alternativa a quello che ci ha preceduto e alla maggioranza che ci ha (mal)governato per 8 anni su 10 . Il sospiro generale di sollievo che ha accolto Mario Monti a Palazzo Chigi comprendeva anche la “liberazione” da un periodo di mistificazioni e falsità - “ tutto va bene”, “abbiamo i conti in ordine”, “stiamo meglio degli altri Paesi” - propalate fino all’estate scorsa. E infatti una operazione-verità c’è stata quando è stato ripetuto più volte che stavamo per finire come la Grecia.
Già, ma come mai siamo arrivati a questo punto? Ci sono responsabilità politiche? In Spagna hanno spazzato via il governo Zapatero ritenuto responsabile del collasso economico del Paese. Qui in Italia l’ex presidente del Consiglio e i suoi sodali continuano a discettare di provvedimenti da adottare come se niente fosse, come la catastrofe non fosse, anche, colpa loro. Addirittural'ex ministro Tremonti sbuca in video per raccontarci che così non va, mentre lui... E per finire i leghisti, seguendo una solidissima tradizione italiana, voltano gabbana e diventano degli ultrà da stadio contro il governo “anti-popolare” . Rispetto a questo scenario, il governo Monti, dopo aver fatto operazione di verità, si è fermato sul ciglio: non ha indicato chi sono i maggiori responsabili del disastro, accomunando nelle critiche a volte tutta la classe politica, a volte scelte di un lontano passato, a volte ancora mali endemici del nostro sistema.
Questo atteggiamento un po’ pilatesco ha deluso chi si aspettava un esecutivo di svolta, che, forte della propria autorevolezza e del grande consenso, mettesse in un angolo gli inetti governanti degli ultimi anni. Del resto il governo Monti non ha sostituito un governo di unità nazionale né tanto meno uno di centrosinistra. Ha sostituito il governo di centrodestra PdL-Lega guidato ancora e come sempre da Silvio Berlusconi. Allora una operazione di verità anche sulle responsabilità sarebbe opportuna per non ricadere in un porto delle nebbie in cui i ministri screditati, da Sacconi a Gelmini, da Maroni a Tremonti, riemergono a discettare. La svolta rappresentata dal nuovo esecutivo, oltre che nello stile e nella credibilità, richiede anche un taglio più netto con il passato.
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