Si guarda ad Internet come a un formidabile diffusore di cosmopolitismo, universalismo e ugualitarismo. Ma che cosa sappiamo del suo lato oscuro? Superato il primo impulso a spegnere il computer di fronte ai linciaggi di «negri» proposti dai siti neonazisti americani, alle volgarità antisemite di certe pagine web italiane, alle canzoni di indottrinamento dei bambini palestinesi, ai resoconti delle azioni punitive delle camicie nere, al turpiloquio rabbioso degli ultras, l'autore ha scelto di intraprendere un viaggio conoscitivo nei siti web di gruppi ultras, movimenti nazifascisti e gruppi armati mediorientali. Ecco quello che ne risulta: numerosissimi, questi siti hanno un pubblico fedele e presumibilmente ampio, costituito non di semplici curiosi, ma di persone che sull'odio hanno costruito il proprio rapporto col mondo e usano Internet per ritrovarsi, scambiarsi informazioni, infiammarsi reciprocamente, creare steccati, alzare barriere, scavare fossati. L'antica ostilità tra gruppi, etnie e culture si ripresenta sulla scena della storia, armata della tecnologia più moderna. È difficile allora credere che Internet possa aprire la strada verso un democratico villaggio globale. La Rete, piuttosto, riproduce e amplifica un'incomunicabilità tra galassie sociali in conflitto tra loro che richiederà molto tempo per trasformarsi, come è lecito sperare, nell'interazione tra sistemi di valori diversi.
Antonio Roversi, prematuramente scomparso nel 2007, ha insegnato Sociologia della comunicazione e Strategie della comunicazione multimediale nella Facoltà di Scienze della formazione dell'Università di Bologna. Con il Mulino ha pubblicato Calcio e violenza in Europa (1990), Calcio, tifo e violenza (1992), Chat line. Luoghi ed esperienze della vita in Rete (2001) e Introduzione alla comunicazione mediata dal computer (2004).
Collana Contemporanea, Bologna, il Mulino, pp. 208, euro 12.
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