Un paese che pedala. E’ un paese bello e civile, su questo ci sono pochi dubbi. Quando dal finestrino di un treno si vede una sterminata campagna dell’entroterra olandese, tra Amsterdam e Rotterdam e si scrutano disegnati, come in quadro, leggeri tocchi di bianco, significa che lo sguardo ha incrociato i percorsi delle piste ciclabili. Capisci di trovarti in un paese particolare. Biciclette in quantità industriale ti aspettano all’uscita della Stazione di Utrecht.
Biciclette utilizzate tutti i giorni dalla working class de l’Aja per andare al lavoro. Studenti, persone anziane, bimbi piccoli, salgono tutti in sella. Biciclette che ben rappresentano il forte senso di rispetto dell’ambiente e di affermazione della mobilità sostenibile nell’utilizzo dei mezzi di trasporto made in Netherlands, un vero e proprio marchio di fabbrica. La bicicletta conferisce quel senso di libertà, quella «signora libertà» per usare l’espressione di un poeta, che è ben incarnata in una donna mulatta con il chador sorridente alla fermata del tram all’ora di punta. Anche questa è l’Olanda.
In questo paese vedi il sovrapporsi di mille colori, di tanti costumi, di sguardi, suoni e contraddizioni, anche estreme, che danno vita ad un cosmopolitismo assai sorprendente. Non può non venire in mente la netta affermazione, alle recenti elezioni europee, del Partito xenofobo di Geert Wilders, leader populista che fa dell’ antieuropeismo e della lotta contro gli islamici «invasori» il proprio cavallo di battaglia (il Pvv – Freedom Party ha raggiunto il 17% dei voti). Tuttavia, l’immigrazione qui è un fatto pienamente acquisito. Un esempio su tutti: il primo cittadino di Rotterdam si chiama Ahmed Aboutaleb, è di origini marocchine ed è stato ex segretario di Stato degli Affari sociali. Ora è membro di quel Partito Laburista (PvdA) in forte calo di consensi negli ultimi anni.
Se si analizzano con attenzione i dati elettorali, nella tornata elettorale di giugno certamente ha contato la sfiducia degli olandesi per le istituzioni europee: il 40% degli elettori non si è presentato alle urne per il rinnovo del Parlamento europeo. C’è sfiducia perché si percepisce un senso di profonda distanza dell' Ue dai piccoli, ma non per questo poco rilevanti, problemi quotidiani con cui la cittadinanza di questo paese, tra i fondatori della Comunità europea cinquantatre anni fa, è tenuta ad affrontare. Ad esempio, camminando nel quartiere operaio di Old West ad Amsterdam, il «South Bronx», un vero e proprio «ghetto islamico», si percepisce il malessere di un’integrazione che non sempre ha funzionato. In quello stesso quartiere, cinque anni fa, in pieno giorno, il regista Theo Van Gogh è stato sgozzato dal marocchino-olandese, esponente del gruppo radicale islamista Hofstad, Mohammed Bouyer. Oggi, accanto a ragazzine in maglietta corta per il caldo, passeggiano donne musulmane con il burqa. Dall’altra parte della strada, immancabilmente, un coffee shop propone agli avventori il proprio assortimento di droghe leggere, altro simbolo globalmente celebre della tolleranza di un paese che, nonostante le mille contraddizioni, con le sue biciclette, continua a pedalare.
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