Presidenziali in Algeria: Bouteflika contro l'astensione. Il 9 aprile l’Algeria si recherà al voto per le elezioni presidenziali. L’attuale presidente, Abdelaziz Bouteflika, in carica dall’aprile 1999 (rieletto nel 2004), artefice del ritorno dell’Algeria sulla scena internazionale dopo il decennio "nero" degli anni Novanta, caratterizzato dal terrorismo e dall’isolamento del paese, si presenta come il grande favorito di un'elezione scontata.
Dopo dieci anni alla guida del paese Bouteflika si presenta oggi come il garante della stabilità dello Stato, ruolo riconosciutogli anche dalla diplomazia internazionale. Nel corso degli ultimi anni Bouteflika si è prodigato in ogni modo per rafforzare il ruolo della presidenza all’interno dell’architettura istituzionale algerina. La riforma della Costituzione, adottata a camere riunite il 12 novembre 2008, ha cancellato il limite di due mandati presidenziali che era stato introdotto (per via parlamentare e referendaria) nel 1996, e ha spianato la strada alla rielezione del presidente in carica per un terzo mandato.
I responsabili di partiti storici d’opposizione come l’RCD (Raggruppamento per la cultura e la democrazia, partito "berbero"), l’FFS (Fronte delle forze socialiste), la galassia comunista e personalità progressivamente messe ai margini nell’ultimo decennio hanno denunciato la revisione costituzionale come svolta autoritaria e bollato le elezioni come una semplice formalità burocratica per avallare il terzo mandato consecutivo di Bouteflika, tacciando gli altri cinque candidati (la trotzkista Louisa Hanoune, Moussa Touati del Fronte nazionale algerino, Ali Fawzi Rebaïne del nazionalista Ahd 54, i due candidati di area islamista Djahid Younsi di El Islah e Mohand Oussaïd del Partito per la Libertà e la Giustizia) di essere semplici figuranti di una recita elettorale dal finale già scritto. Sostenuti da una parte della stampa privata, questi leader dell’opposizione invitano al boicottaggio e all’astensione massiccia per screditare il "sistema".
L’astensione, in effetti, è l’unico fattore che sembra preoccupare il presidente uscente, la cui rielezione appare certa, vista l’enorme sproporzione di rapporti di forza rispetto agli altri candidati. Per scongiurare questa prospettiva, nel corso della campagna elettorale, iniziata il 19 marzo, è arrivato ad invitare gli algerini alle urne con uno slogan piuttosto insolito: "votate per chi volete, ma votate". Una riedizione dell’alto tasso di astensione riscontrato nelle ultime elezioni amministrative del novembre 2007 (poco più del 30% di votanti secondo i dati ufficiali) suonerebbe come una sconfessione della stabilizzazione politica di cui è stato protagonista. Si assiste così ad un dispiegamento di mezzi senza precedenti nella storia delle elezioni in Algeria, da parte dei media audiovisivi (tutti pubblici) e dell’amministrazione (comprese scuole e moschee), per incitare i cittadini a recarsi alle urne il 9 aprile.
L’esito scontato delle elezioni presidenziali appare comunque un elemento secondario rispetto alle sfide colossali che l’Algeria deve affrontare: rifondare il sistema produttivo riducendo la dipendenza - oggi assoluta - dagli introiti della vendita di idrocarburi ed assicurare la pace sociale con margini finanziari di manovra che vanno restringendosi parallelamente alla rendita petrolifera, mentre si moltiplicano i segni premonitori di nuove esplosioni sociali: sommosse locali ripetute, conflitti intertribali, disagio giovanile, antagonismo sempre più esacerbato in seno alla popolazione fra una minoranza benestante e una maggioranza povera che risucchia progressivamente le classi medie.
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