Il miracolo economico italiano, in Algeria. L’Italia è il secondo fornitore dell’Algeria (4,3 miliardi di dollari nel 2008) dopo la Francia e il suo primo cliente (11,9 miliardi di dollari nel 2008), seguito dagli Stati Uniti. Le importazioni italiane sono costituite quasi esclusivamente (99%) da idrocarburi, in particolare gas naturale. L’Italia è fisicamente legata all’Algeria dal gasdotto che dal Sahara arriva fino all’Emilia Romagna e un secondo gasdotto, Galsi, che passerà dalla Sardegna, sarà realizzato a partire dal 2010, con il contributo di un consorzio internazionale.
Le esportazioni italiane verso l’Algeria hanno conosciuto un vero e proprio boom fra il 2007 e il 2008, passando da 1,8 a 3 miliardi di euro, una crescita del 62,76%, con una prevalenza di prodotti della metallurgia, di strutture ed attrezzature metalliche e di macchinari industriali, che rappresentano circa l’80% del nostro export. Segnaliamo il boom dell’export di fili e cavi isolanti (+ 522%), di gioielli, l’arrivo sul mercato algerino dei prodotti Piaggio, con grosse forniture alla polizia e alle poste ed il consolidamento della presenza di prodotti tipici del made in Italy come le auto Fiat, il caffè Lavazza, la pasta Barilla, le macchine da gelato Carpigiani. Le imprese italiane partecipano alle più importanti gare d’appalto pubbliche. Nel 2008 si sono aggiudicate 7,5 miliardi di euro di commesse, finanziate dallo Stato algerino, il 75% delle quali nei settori dell’energia e dell’elettrotecnica / elettronica: la parte del leone è andata alla Saipem, che si è aggiudicata due megacontratti da 4,5 miliardi di euro della società petrolifera algerina Sonatrach (realizzazione di un nuovo treno di GNL al complesso petrolchimico di Arzew all’ovest del paese e di un impianto di trattamento del GNL), seguita da Bonatti, ABB, Nuovo Pignone, Pizzarotti, Anas, CMC di Ravenna, Impregilo. Il trend si conferma per il 2009 con importanti aggiudicazioni nel settore energetico e dei lavori pubblici ed è destinato a durare, visto il massiccio programma d’investimenti in infrastrutture (150 miliardi di dollari) previsto per il quinquennio 2009-2014. I dati 2007 sugli IDE (investimenti diretti stranieri) piazzano l’Italia al 10° posto in Algeria, con 63 milioni di euro, che non includono però il settore degli idrocarburi, perché le società investitrici (come Eni) sono domiciliate, per l’Algeria, soprattutto in Olanda e nel Regno Unito.
Vale la pena di spendere qualche parola sull’ENI. Presente in Algeria dall’indipendenza del paese nel 1962, dopo aver sostenuto la guerra per l’indipendenza per volere di Enrico Mattei, il che le vale ancor oggi simpatia e fa di Mattei una sorta di eroe nazionale, Eni è una delle principali compagnie petrolifere straniere del paese, con concessioni nei principali bacini di idrocarburi sahariani. Eni Algeria ha recentemente acquisito la società canadese First Calgary Petroleum e, il 13 dicembre 2008, si è aggiudicata l’esplorazione di un nuovo blocco di gas nella parte sud occidentale dell’Algeria, entrando per la prima volta nelle attività del gas upstream.
Le società a capitale italiano insediate in Algeria 2009 sono 163 (dati del settembre 2009): alle grandi società storiche dei settori energetico e delle costruzioni (ABB, Ansaldo, Astaldi, Bentini, Bonatti, CMC Ravenna, Condotte, Pizzarotti, Saipem, Sarpi, Snam Progetti, Todini, Trevi) si affiancano le società del settore industria ed impiantistica (come Caprari, Petrolvalves, Inprotec, Facco), di rappresentanza (come Bilanciai, Cotramix-Mapei, De Longhi, Ival-Fiat, Iveco, Setif Bandes-Gummilabor), di trasporti aerei e marittimi (come Alitalia, Medistar, Tarros) e di servizi, grandi e piccole o piccolissime (catering e ristorazione, banche con BNL e Monte dei Paschi di Siena, assistenza e consulenza alle imprese, traduzioni, progettazione architettonica ed ingegneristica, evacuazioni sanitarie). L’associazione italiana tecnologie senza trincee (IATT) ha aperto nel 2008 un desk presso l’ufficio ICE di Algeri per promuovere la tecnologia italiana no-dig e, su richiesta del governo algerino e delle associazioni imprenditoriali nazionali, diverse missioni di imprenditori, universitari e consulenti italiani si susseguono in Algeria per animare seminari di formazione, stringere collaborazioni ed avviare attività di partenariato e commerciali in diversi settori: plasturgia, oleicoltura, arredamento, pesca, imballaggi.
L’Italia ha partecipato con le sue ditte al programma di privatizzazione intrapreso dal governo algerino. Segnaliamo, come esperienza di successo, la privatizzazione della società pubblica ECVE di Guelma (porcellana da tavola), nell’est del paese, acquisita da una ditta di Reggio Emilia che ha costituito, nel settembre 2007, la Eter Algeria spa: dopo un investimento di circa 6 milioni di euro, la società produce dal 2009 porcellana bianca di livello europeo ed inerti (unico produttore nel Maghreb di refrattari pressati, che dal mese di marzo 2009 sono esportati anche in Italia) e prevede entro l’anno una terza unità di produzione di sanitari in ceramica fair clay. Le eccellenti relazioni bilaterali fra Italia ed Algeria, sancite dal Trattato di Amicizia, Cooperazione e Buon Vicinato firmato nel 2003, saranno rinsaldate dal prossimo vertice intergovernativo che si terrà ad Algeri alla fine del 2009.
Riproduzione riservata